La politica non mi interessa!
I seggi si sono chiusi e, davanti alle porte delle scuole, sono rimasti a terra decine e decine di santini con i loro volti fissi in un eterno sorriso, come se continuassero a rassicurarci sulla veridicità delle loro promesse pre-elettorali.
Camminare tra di essi, lascia un ironico senso di vuoto, dopo mesi di baldanzosi comizi e di strepitose proposte di rinnovamento, così mirabolanti da risultare false e irreali. E alla fine dei giochi, a noi cittadini, impavidi eroi dei tempi moderni che siamo andati a votare e che abbiamo stretto tra le dita quella matita indelebile con ferma determinazione, non resta che sperare di aver compiuto la scelta migliore. Però, comunque andrà, almeno di una cosa non potremo pentirci: l’avere deciso di recarci alle urne, consapevoli del nostro dovere civico nei confronti della comunità a cui apparteniamo. Un dovere che, però, l’altra metà degli elettori ha superficialmente ignorato.
Secondo i dati rilevati, ancora una volta si è registrato un calo generale di affluenza di votanti non solo a Catania ma in tutta la provincia.
La politica non mi interessa!
Si sente dire troppo spesso, una frase che riecheggia nell’aria come un mantra e che da sola basta a giustificare questo nostro inutile astensionismo, senza capire che esso penalizza tutti e non permette un reale e concreto miglioramento della condizione collettiva.
Ogni cittadino che decide di non votare dovrebbe ricordare la storiella dei due amici emigranti che attraversavano l’oceano su un piroscafo malmesso, raccontata da uno dei nostri padri costituenti, Pietro Calamandrei, in una delle sei conferenze tenute nel 1955, presso il Salone degli Affreschi della Società Umanitaria.
Uno dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte. Questi accorgendosi che il mare era in burrasca e che con le sue alte onde rendeva pericolosamente instabile il piroscafo, si rese conto che presto sarebbe affondato. Preoccupato corse ad avvisare l’altro amico chiuso nella stiva, ma questo con molta naturalezza gli rispose che non gli importava perché il piroscafo non era suo!
Ognuno di noi, tutte le volte che non esercita il proprio diritto di voto, si ritrova nella stessa situazione del migrante della stiva che, pur annaspando nel mare burrascoso agitato da anni di politiche inadeguate e supponenti, ostenta un comportamento banale e irresponsabile, dimenticandosi che se vive in una società libera lo deve a tutti gli altri che invece partecipano in modo consapevole.
Perché la politica, ovviamente quella vera e non quella che presunti leader ci propinano quotidianamente, non è un nemico da combattere ma una realtà che ci coinvolge tutti a qualunque livello.
Per chi non lo ricorda più, la prima definizione del termine risale ad Aristotele secondo il quale significava: amministrazione della “polis” per il bene di tutti e determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.
Un termine antico, strettamente legato a quello di città proprio per evidenziare l’interconnessione che sussiste tra l’uno e l’altro, tra politica e cittadino.
Un legame che dall’antica Grecia ha attraversato i secoli e che ancora oggi sta alla base del nostro essere cittadini responsabili e consapevoli, in quanto, per avviare e mantenere un progressivo avanzamento di tutta la collettività, è necessario ed essenziale mettere in pratica il diritto di voto sancito dall’articolo 48 della nostra Costituzione.
Un concetto che, in queste ultime elezioni è stato fatto proprio da tutti quei cittadini che non si sono lasciati sopraffare dal quotidiano teatrino politico fatto di assurde contraddittorietà e di gravi inadempienze. Consci che purtroppo stiamo navigando in acque sempre più turbolente, non hanno scelto di rimanere a guardare, ma invece hanno imposto la propria presenza, afferrando la matita indelebile. E lo hanno fatto dimostrando coraggio perché oggi ce ne vuole tanto di fronte a una realtà politica caratterizzata da partiti in crisi, dilaniati da lotte interne e incapaci di proporre soluzioni di progresso collettivo. Partiti che oramai non riescono più a coinvolgere e a entusiasmare i propri elettori, partiti ballerini segnati dall’incoerenza che non rappresentano più le vere esigenze della comunità e che, pian piano, ma in modo inesorabile, hanno scavato voragini sempre più profonde, sempre più difficili da risanare.
Ma a una imperante mancanza di responsabilità dei nostri governanti non può e non deve corrispondere una altrettanta irresponsabilità da parte di noi cittadini. Nonostante l’evidente conflittualità tra individuo e istituzioni, è necessario l’impegno di tutti per ridurre questa distanza.
Un divario profondo che rimarrà incolmabile, fino a quando non ci sarà un cambiamento di rotta nelle linee programmatiche dei partiti che, piuttosto che continuare nelle loro politiche del nulla, dovrebbero mettere in atto strategie di crescita effettiva e di sviluppo concreto per ogni singolo cittadino e per la nostra società nella sua interezza.
Ma, considerate le capacità e le qualità “non” dimostrate finora, saranno in grado di conseguirle?
Questa è la domanda che tormenta tutti noi, elettori e non.