L'Opinione

La politica internazionale ha fallito il suo compito nella guerra tra Israele e Palestina

Il generale prussiano Carl von Clausewitz affermava nel suo trattato “Della Guerra” che essa è la prosecuzione della politica con altri mezzi, ma oggi di fronte all’eccidio quotidiano dei civili palestinesi si assiste alla ferocia di una guerra autonoma, il cui unico scopo è la propria autoglorificazione come manifestazione estrema di violenza illimitata e irrazionale.

La guerra prevarica la politica, relegandola in un angolo, riducendola a un accessorio senza alcuna influenza, privandola della possibilità di poter intervenire.

La guerra si è trasformata in un mostro famelico che inghiotte tutti i contendenti in un unico buco nero in cui tutto si mescola e si perdono di vista i limiti, i confini oltre i quali non si riescono più a distinguere attaccanti e assaliti.

L’uso illimitato della prevaricazione con la forza delle armi, assimila le vittime ai carnefici, in uno scontro continuo, si confondono tra di loro, le parti si invertono e generano reciproche reazioni violente che si protraggono all’infinito poiché sia le vittime che gli assalitori sono egualmente mossi dal desiderio di prevaricare, di annientare l’altro senza alcuna remora.

In questo modo si rischia di perdere il senso non solo dell’attacco ma anche della difesa stessa. Entrambe le azioni sono caratterizzate dall’uso indiscriminato della forza bellica.

Nella assurda brutalità del conflitto tra Israele e la Palestina, la politica internazionale ancora una volta non è riuscita a svolgere il proprio compito di prevenzione e soprattutto di mediazione tra le parti in conflitto e adesso assiste impotente a una guerra in cui assaliti e assalitori si macchiano delle stesse atrocità.

Le colpe di Hamas hanno perso la loro efferatezza nella violenza bruta della reazione di Israele.

Un paese ferito da un terribile attacco terroristico che, però, di rimando, nel suo obiettivo di difendersi, ha trasformato la sua azione militare in un vero e proprio atto di vendetta che sta provocando migliaia di morti fra i civili innocenti.

 Lo stato di Israele trincerato dietro alla comoda scusa del suo legittimo diritto di difesa, ha messo in moto una brutale macchina di repressione che non distingue tra obiettivi militari e civili.

Un modus operandi che ha reso le sue azioni deprecabili quanto quelle dei terroristi di Hamas, nonostante si sia cercato di mascherarle con una propaganda di pace che, nella realtà dei fatti, si è rivelata un’ipocrita giustificazione per le continue stragi di civili.

I due contendenti, Hamas e Israele sono diventati due termini equivalenti di una stessa equazione. 

Mentre la politica internazionale, imprigionata in una fitta rete di interessi e di equilibri, risulta marginale. Intossicata dai fumi densi delle propagande belliche dei governi, non è più in grado di considerare in modo oggettivo la realtà e di conseguenza di frenare gli impulsi bellici e l’aggressività sempre più incalzante.

Soprattutto, si rivela incapace di educare al limite per non incorrere a barbarie disumane e non è più garante di un effettivo diritto internazionale che tuteli e assicuri regole universali ugualmente valide per ogni popolo.

In mancanza di una vera azione della politica internazionale, si assiste a una pericolosa tendenza verso l’estremizzazione della violenza senza il deterrente di una conseguente punizione.

Per questo, inevitabilmente, essa non è riuscita a fermare Israele che, pur nella legittimità della sua reazione, ha travalicato ogni limite consapevole della propria impunità e ha innescato una guerra degenerata in un vergognoso massacro.

Sangue per sangue.

Questa la pulsione animalesca che ha spinto a una guerra del terrore nella Striscia di Gaza che ha devastato il territorio e i suoi abitanti.

Bambini sporchi e denutriti con gli occhi spalancati in una perenne espressione di terrore mista a sbigottimento incapaci di capire l’orrore in cui sono stati fagocitati. Uomini e donne in fuga, costretti ad abbandonare le proprie case, le proprie esistenze privati della loro stessa umanità.

Israele, dalla sua legittimità di Stato attaccato, si è abbassato a un livello di violenza ingiustificata, nel momento in cui ha iniziato la sua opera di annientamento del nemico a ogni costo.

Ogni giorno che passa senza che la politica riesca a imporsi è un altro giorno che segna impietoso la debolezza dei nostri tanto decantati valori di democrazia e di uguaglianza.

E’ un altro giorno in cui la politica si lascia prevaricare dalla falsa convinzione che la guerra sia l’unica via per assicurare progresso e libertà, quando invece essa dovrebbe riscoprire la via della diplomazia, l’unica che permette di assicurare una pace comune senza lasciarsi sedurre dallo schiamazzo delle false quanto perverse propagande delle armi.

Una rinnovata e decisa azione della politica internazionale porterebbe a una generale e condivisa responsabilità collettiva in modo da garantire uno stato di concordia.

Premessa e obiettivo di una politica accorta e consapevole per evitare che l’intero pianeta sprofondi in un vortice di distruzione.

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