L'Intervista

“La Pensione Eva” di Tuccio Musumeci e Giuseppe Dipasquale

“La Pensione Eva” un romanzo o una vacanza narrativa, che Camilleri ha regalato a sé stesso e ai propri lettori nell’imminenza dei suoi ottanta anni, andrà in scena al Teatro Vitaliano Brancati di Catania dal 13 al 16 e dal 20 al 23 aprile, grazie alla felice collaborazione ed amicizia che ha legato Camilleri ed il grande regista Giuseppe Dipasquale, si darà seguito così quell’autenticità della provincia siciliana degli anni ’40 ma a raccontarci il tutto è proprio il regista.

Benvenuto Giuseppe, puoi raccontarci un po’ della pensione Eva?

“La pensione Eva” nasce con l’idea insieme a Tuccio Musumeci di costruire uno spettacolo finché fosse oggi anche nella sua memoria e nella memoria di Tuccio, naturalmente Andrea non c’è più e sono sicuro che anche lui mi avrebbe dato il permesso come ovviamente me lo hanno dato le figlie e la moglie alle quali ho chiesto, ed abbiamo costruito un testo che racconta di un mondo perduto, un mondo un po’ particolare, il mondo delle “case chiuse” che non è soltanto il mondo delle prostitute, perché era un mondo dove gli uomini oltre che andare ad esaudire un po’ i piaceri della carne in realtà era andavano anche per stare lì, giocare a carte, mangiare, era una sorta di circolo anche divertente, difatti come lo racconta Andrea nel suo romanzo, non certamente in maniera totalmente autobiografica ma raccontando delle vicende sparse di “signorine” così si chiamavano, che però non nell’interesse di raccontare il mestiere ma di raccontare l’umanità femminile che c’era dietro a queste ragazze, a volte povere ragazze che si trovavano costrette a fare questo mestiere e vengono fuori delle storie molto umane, come la tedesca che ha visto i feriti su una nave, della bolognese che si innamora, o di Lulù che insieme al prode Gegè che inventano contro il volere dei genitori una storia d’amore al cavalier Lardera, che è appunto il personaggio che interpreta Tuccio, che ormai 88enne quasi, va li proprio per il piacere, un uomo di casa, una sorta di nonno di tutte e si diverte fa divertire, gioca, senza che questo determini pruriti o come dire delle sensualità smaccate che non serve evidenziare, naturalmente tutto questo racconta anche un epoca perché il periodo è il 1942/43 siamo quasi alla fine della guerra ma siamo in mezzo ai bombardamenti, quindi siamo in questo doppio livello, c’è una Sicilia massacrata dai nazisti, invasa dagli alleati e in mezzo come un vaso di coccio ne subisce da tutti i lati, in tutto questo il piacere della vita, questa casa chiusa, questo casino, questa pensione Eva rappresenta, il piacere della vita continua malgrado tutto, continua malgrado i bombardamenti, malgrado le guerre, tante’ anche dentro la pensione capitano due partigiani, quindi è una storia dove l’umanità continua, sempre nella visione ottimistica di Camilleri, continua a vivere a testimoniare forza anche quando la morte è alle porte.

Un doppio regalo per chi va a vedere lo spettacolo, sia per il contributo importante di Tuccio Musumeci, sia per dare un grande omaggio all’opera di Camilleri?

Si, che sono come dire… sono un po’ legati, anche perché Andrea adorava Tuccio Musumeci con il quale ha lavorato ed ha anche diretto in alcuni spettacoli nella sua carriera da regista, io per Tuccio oltre che averlo diretto in alcuni spettacoli come nella “La concessione del telefono” nel “Il birraio di Preston” o addirittura nel “Filippo Mancuso e Don Lollo’ che io e Andrea abbiamo scritto appositamente per lui e per Pattavina, sono in qualche modo riconoscente a questo grande attore a questa grande maschera italiana di prestarsi ancora e con grande vitalità a raccontare ed a interpretare una storia scritta dalle parole di Andrea Camilleri.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Città Centro di Produzione Teatrale con l’adattamento teatrale regia e scene fatte da te Giuseppe, l’interprete principale sarà Tuccio Musumeci, a seguire Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo. 

Le musiche sono di Matteo Musumeci, i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi, i costumi di Dora Argento, un cast importante che ha contribuito ad un bel progetto teatrale?

Si, sono collaboratori artistici molto validi, alcuni dei quali miei collaboratori da anni, Dora o Matteo hanno fatto con me altri spettacoli ed anche la compagnia di attori sono alcuni miei allievi, le signorine sono quasi tutte mie allieve, insomma è un cast che qui al teatro Brancati, il teatro della città è di casa e naturalmente tutto questo crea anche il sapore della qualità della spettacolo perché lo spettacolo vive della qualità degli interpreti, devo dire prima, in questi mesi di prove è stato meraviglioso, ci siamo divertiti, ridevamo durante le prove, molte volte dovevamo interrompere perché Tuccio ci portava su strade per noi incontenibili, ci siamo davvero divertiti e mi auguro, anzi ne sono certo che anche il pubblico si divertirà allo stesso modo.

Altri progetti teatrali?

Si, non appena termino questo spettacolo salirò a Roma a preparare la terza parte di una trilogia scritta da Luciano Violante, già presidente della Camera, con Viola Graziosi abbiamo costruito uno spettacolo che presenteremo al Teatro di Roma allo Stabile nel mese di novembre.

Dopo aver intervistato il regista Giuseppe Dipasquale abbiamo l’onore di sentire il protagonista Tuccio Musumeci.

Tuccio raccontaci un po’ di Camilleri e di questo personaggio che interpreti il cavalier Lardera

Si, ho conosciuto Camilleri quando era giovane, aveva circa 42 anni giovanissimo! lui all’epoca faceva il regista ed abbiamo fatto molti lavori a Tindari con Turi Ferro, Massimo Mollica ed anche in altre città, lui oltre a svolgere l’attività di regista era un funzionario importante della Rai, poi abbiamo fatto molti altri lavori insieme come “La concessione del telefono” – “Filippo Mancuso e Don Lollò”… fino ad arrivare a “La pensione Eva”. Molti anni fa c’è stata la fortuna di una bella conoscenza con il giovane Dipasquale ed hanno collaborato insieme portando tanti lavori belli per anni anche in Svizzera. Camilleri ha avuto una grande fiducia all’epoca in Dipasquale creando non solo un’amicizia ma legando anche una grande fiducia.

Parlando della pensione Eva che andrà in scena dal 13 al Brancati, lo spettacolo parla tanto ricordando i cosiddetti “casini” o “case di tolleranza” o ancora “case chiuse” finché chiuse lo divennero davvero dopo la legge Merlin del febbraio 1958, probabilmente la senatrice Merlin le chiuse non potendo avere un uomo e quindi pensò bene di chiuderle!

Devo precisare che lo Stato ci guadagnava tanto ma oltre ad essere controllate a livello medico per noi era proprio un’istituzione perché i nostri padri con l’ira delle nostre madri ci consigliavano ad andare per “svezzarci”… e si pagava circa 550lire, queste ragazze cosiddette “signorine” le trovavamo con i libri di medicina, legge, ogni venerdì c’erano le visite mediche con medici nominati dal tribunale, quindi un controllo continuo anche dalla polizia perché si doveva avere la maggiore età.

La cosiddetta “maitresse” faceva molta attenzione perché i controlli erano continui, avevano una tessera, le ragazze avevano ogni lunedì libero, mentre il sabato e la domenica dalla provincia si riversavano tutti gli studenti universitari in città …infatti come la battuta in scena, le ragazze lavoravano tutto il sabato e la domenica lavorando a letto!!

Quindi Tuccio con La pensione Eva c’è anche un amarcord dell’Italia che fu?

Assolutamente sì, il personaggio soprattutto che interpreto va come se andasse ad un circolo, un mondo molto distinto. Ma lei lo sa quanti padri con i figli si sono incontrati lì dentro? Ci andavano tutti anche nella realtà, dopo aver studiato eravamo tutti lì quando si diventava un cliente assiduo, ti invitavano anche il giorno seguente del capodanno per offrirti una cena, io personalmente una volta sono stato invitato insieme ad un altro mio carissimo amico. Era un mondo stupendo, particolare, ed ogni 15 giorni le “signorine” venivano cambiate, da una città le trasferivano ad un’altra. Speriamo che vengano tanti 90enni allo spettacolo così si ricordano anche loro i tempi che furono. Invitiamo tutti ed anche i giovani chiaramente così capiscono meglio ridendo quello che accadeva!

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