L'Opinione

La parzialità dell’informazione: la verità è solo un miraggio?

Leggere le notizie giornalistiche è diventato un lavoro complicato, o meglio sarebbe più puntuale dire un accurato lavoro di discernimento che presuppone da parte del lettore un’attenzione sempre vigile.
Sembra assurdo doverlo affermare, ma se non si rimane costantemente all’erta si rischia di essere sommersi da una quantità esorbitante di informazioni quasi sempre in contrasto tra di loro.
La verità è ancora il fondamento a cui dovrebbe aspirare l’informazione moderna?
Ci si chiede sempre più insistentemente e più ce lo chiediamo e più restiamo intrappolati in una nebulosa, all’interno della quale ci dimeniamo con ostinazione senza però mai riuscire a venirne fuori.
Foto e video sommergono prepotenti le parole scritte e finiscono con l’imprimersi nelle nostre coscienze come l’unica verità rivelata, l’unica faccia della realtà.
Esempio lampante ne è la narrazione occidentale della guerra tra Israele e la Palestina.
L’orrore della guerra viene enfatizzato nelle immagini cruente sul dolore di Israele, come se le migliaia di vittime palestinesi non avessero la stessa dignità.
Per non citare la gran solerzia di notizie che raccontano la guerra in Ucraina ma che tacciono ad arte le informazioni sui nostri massicci invii di armi, per non sottolineare gli oramai evidenti interessi economici delle lobby.
La “libera” informazione occidentale è veramente così libera?
Ci si continua a chiedere di fronte a così tanta sfacciata parzialità.
La libertà d’informazione è stata imprigionata nelle fitte maglie del potere, è stata piegata al suo volere per farne un vergognoso megafono.
E’ questa l’ipocrisia della narrazione odierna, presentarsi come fonte di notizie attendibili che invece altro non sono che verità parziali, versioni faziose che mirano a una mistificazione costante della realtà.
Una manipolazione programmata che induce sempre più frequentemente, a orientare il convincimento generale nella direzione imposta e a sotterrare il giudizio critico sotto le luccicanti impalcature di superficialità che reggono la nostra fragile società.
Ma la libertà d’informazione è una questione seria, non è un giochetto tra testate giornalistiche e relativi partiti di riferimento, è il fondamento su cui si basa la libera circolazione di idee e di opinioni. Essenziali nel formare una coscienza collettiva, indipendente da ogni forma di costrizione, chiara od occulta che sia.
Invece si assiste a una costante alterazione di notizie, a una arbitraria esposizione dei fatti che nulla a che vedere con la loro effettiva sostanza.
Ed è ipocrita far finta di stracciarsi le vesti scandalizzati da cotanta spudoratezza.
Se non si ha la memoria corta, non si può non ricordare che purtroppo, in Italia, questo non è un atteggiamento del momento, la cui colpa è da far ricadere solo ed esclusivamente sul governo di oggi, come si sventola a gran voce da più parti, ma che è, una condizione di asservimento che affligge l’informazione oramai da decenni. L’invisibile ma concreta regia di palazzo ha da sempre orientato gran parte della nostra narrazione giornalistica.
La sua influenza ha da sempre strisciato viscida tra le pagine dei nostri giornali e indisturbata ha raggiunto le coscienze.
Non si può gridare allo scandalo per una Rai filo governativa e far finta di non sapere che questa subordinazione esiste praticamente da sempre.
Una prepotenza e una protervia attraverso le quali un gruppetto di “finti buoni” pretende di dominare non solo la narrazione giornalistica ma anche i pensieri di tutti gli italiani.
L’unica certezza che emerge da una realtà simile è che oggi essere un giornalista è diventato un compito assai arduo.
Perseguire la verità, qualunque essa sia, si è trasformato in un ardimentoso percorso a ostacoli, in cui ci si può far male seriamente. Il pericolo di cadere e di non rialzarsi più è sempre dietro l’angolo.
Però, in mezzo a questo oceano di “giornalai” e di “giornaloni” che non esistano a divulgare notizie parziali pur di accondiscendere il volere politico di turno, a volte emergono, anche se a fatica, giornalisti seri.
Professionisti che non si lasciano manipolare, che perseguono un solo e dignitoso scopo: portare alla luce la realtà anche se scomoda.
E allora noi, poveri lettori, non disperiamo, nulla è perduto!
L’indipendenza dell’informazione è garantita da questi sparuti uomini che, impavidi eroi di questa nostra sgangherata società, lottano per la verità in senso assoluto, spurgata da influenze politiche, affinché essa prevalga sulle collusioni e sulla voluta superficialità.
Ogni giornalista che si definisce tale, sa quanto le parole siano importanti e quale impatto concreto esse possano avere nella realtà.
Un compito che, soprattutto oggi richiede coraggio e determinazione, ma è di questo che l’informazione ha urgente bisogno affinché ogni singolo lettore smetta di brancolare nel buio dell’arbitrarietà delle notizie e di inseguire quella verità che, oggi solo un’informazione libera e indipendente più assicurare e che invece sembra essere diventata solo un miraggio.

Indro Montanelli e la sua Lettera 22. Foto di pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=703108

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