La musica mistica e esoterica di Aleksandr Skrjabin
1.
Molti musicisti sono stati influenzati dal misticismo e dall’esoterismo. In ogni occasione, si ricorda sempre che Mozart fu iniziato in una loggia massonica. Lo si presenta come uno dei più importanti massoni di tutti. Tuttavia, solo una piccola parte della musica mozartiana è riconducibile alla massoneria (Il flauto magico e la musica massonica scritta per la loggia). In ragione di ciò nella storia della musica non è Mozart ad incarnare l’archetipo del musicista esoterista, ma Aleksandr Skrjabin (1871-1915), Infatti, la quasi totalità della produzione di questo compositore russo è profondamente influenzata dall’idealismo filosofico, dal misticismo, dalle scienze occulte e dalla teosofia di Helena Blavatsky. Tuttavia, va precisato che il compositore russo non fu mai affiliato alla massoneria. Invece è documentata la sua appartenenza alla Società teosofica.
- L’infanzia e gli studi.
Aleksandr Skrjabin nacque a Mosca il 25 dicembre 1871 secondo il calendario giuliano vigente nell’impero zarista. La sua famiglia faceva parte dell’aristocrazia russa e quasi tutti i suoi antenati erano militari di carriera. Suo padre non aveva seguito la tradizione di famiglia perché aveva optato per gli studi giuridici. Sua madre, Liubov’ Petrovna Scetinina era una pianista concertista che si era diplomata al conservatorio di San Pietroburgo. Tra i due scoppiò un folle amore e si sposarono. Aleksandr fu il loro primo figlio. Purtroppo, la madre del futuro compositore si ammalò di tubercolosi e morì alcuni mesi dopo il parto. Il padre riprese gli studi universitari e si laureò, frequentò la Scuola di lingue orientali di San Pietroburgo dove si diplomò. Ottenne un posto di interprete presso l’ambasciata russa a Constantinopoli e lasciò la Russia. I due si incontreranno raramente e non riusciranno mai ad instaurare alcun vero rapporto tra padre e figlio.
Aleksandr fu affidato alla nonna e alle zie. Sin da bambino mostrò grandi doti musicali come la madre. Le zie gli fecero studiare il pianoforte con Nikolaj Zverev. Tra i suoi studenti c’era anche un giovanissimo Sergej Rachmaninov. Nel 1888 Aleksandr fu ammesso al Conservatorio di San Pietroburgo nella classe di Vasilij Safonov. In questo periodo ci furono due episodi di tendinite alla mano destra che gli impedì di suonare per un certo periodo e un primo amore verso un’altra pianista: Natal’ja Valerianovna Sekerina. Risale a questo periodo il Preludio e notturno per la mano sinistra (op. 9) - Superato il bruttissimo momento dovuto alla tendinite, Skrjabin decise di dedicarsi soprattutto alla composizione.
Grazie ad un editore musicale partì in tournée per l’Europa. In Liguria compose gran parte della sonata fantasia op. 19. Nel 1897 convolò a nozze con Vera Ivanovna Isakovic pentendosene immediatamente. Alcune settimane dopo il matrimonio, il compositore eseguì ad Odessa il Concerto per pianoforte e orchestra.
Poi si stabilì con la moglie a Parigi dove compose la Terza sonata per pianoforte (op. 23) in quattro movimenti a cui successivamente fu dato il titolo di Stati d’anima.
Lasciata la capitale francese il compositore tornò in Russia dove assunse un incarico presso il Conservatorio come insegnante di pianoforte. Questo impegno lavorativo portò ad una drastica riduzione della produzione artistica e ad un costante disagio per la vita di docente. Con molta fatica completò la sua Prima Sinfonia. È un brano molto complesso che ha un movimento finale corale: un inno al Genio e all’Arte.
“Il tuo Spirito Onnipotente
regna gioioso e inebriante sulla terra,
e l’uomo, da Te purificato,
adempie gloriosamente le più imprese.
Popoli dell’universo, assembliamoci,
Cantiamo le lodi dell’Arte!”
Intraprese un secondo viaggio in Europa e fu nuovamente a Parigi e poi a Zurigo. Fece ritorno in Russia dove un incarico di ispettore musicale.
In questo periodo avvenne l’incontro con il principe Sergej Trubeckoj, professore di filosofia presso l’Università di Mosca e presidente della Società filosofica. Nelle sue opere cercava di conciliare l’idealismo di Hegel con il misticismo di Vladimir Solovev. Skrjabin si lanciò con entusiasmo verso la riflessione filosofica. Progettò di scrivere un dramma musicale di cui sono rimasti alcuni frammenti. Il protagonista è un filosofo, musicista e poeta che agisce in un mondo incantato e giunge all’assoluta liberazione da ogni condizionamento: “Io sono l’apoteosi della creazione del mondo/ Io sono lo scopo degli scopi/ la fine dei fini”. L’opera non fu mai scritta, ma l’elaborazione del progetto contribuì moltissimo a chiarire alcuni temi mistici, filosofici e fantastici che saranno presenti nelle composizioni successive. In particolare, Skrjabin rielaborò in modo molto personale il Superuomo di Friedrich Wilhelm Nietzsche.
Il Poema divino e un nuovo amore.
Si allontanò definitivamente dalla moglie che non comprendeva la sua evoluzione spirituale, lasciò l’insegnamento. Completò la Terza Sinfonia: il Poema divino “rappresenta l’evoluzione dello spirito umano che, liberato dai miti e misteri del passato, ormai sorpassati e abbattuti, raggiunge attraverso il panteismo una gaia ed esilarante affermazione della sua libertà e della sua unione con l’universo. Luttes (Primo movimento) Il conflitto fra l’uomo, schiavo di un Dio personale, e l’uomo libero che è Dio Egli stesso: quest’ultimo trionfa, ma la sua volontà è troppo debole per proclamare la propria divinità e di nuovo naufraga nel panteismo. Voluptés (secondo movimento). L’uomo permette a sé stesso di rimanere prigioniero delle voluttà del mondo sensuale. È avvelenato e lusingato dai piaceri voluttuosi in cui è immerso: e la sua individualità si smarrisce. Il senso del sublime sorge dalla profondità del suo essere e lo aiuta a conquistare le passività del suo ego. Jeu divin (terzo movimento). Lo spirito, liberato dalla sua sottomissione a un superiore potere e conscio della sua unione con l’universo, si abbandona alla gioia di una libera esistenza: il gioco divino.”
Improvvisamente nel 1903, il suo editore morì di ulcera e la casa editrice gli negò lo stipendio mensile che riceveva in precedenza. La nuova direzione affermò di non essere a conoscenza di tale accordo tra l’editore e il compositore. Skrjabin si trovò in gravissime difficoltà economiche perché non aveva più l’introito regolare come docente né allievi che desiderassero avere lezioni private. Giunse provvidenzialmente in soccorso del compositore una rendita mensile di 2.400 rubli da parte della sua ricchissima ex allieva Margarita Morozova. Con questa sicurezza economica, il compositore si trasferì in Svizzera con la famiglia in uno chalet in montagna. Questo trasferimento fu realizzato sia per ragioni musicali sia, soprattutto, per ragioni amorose. Una nuova fiamma aveva sconvolto il cuore di Skrjabin: la pianista Tatjana de Schloezer. Con lei il compositore intrecciò una profonda relazione da cui nacquero un figlio e due figlie.
Risale a questo periodo la composizione della Quarta sonata per pianoforte op. 30, un brano particolarissimo in un solo movimento che inaugura una nuova fase compositiva. Alla sonata è collegato un pometto che ha per tema “la corsa dell’uomo verso la stella, simbolo di felicità”.
“Portami a te, stella remota!
Inondami di raggi frementi
Dolce Luce!”
La teosofia e l’inizio della “follia mistica”.
In Svizzera, Skrjabin frequentò corsi di filosofia che gli permisero di definire meglio il proprio pensiero estetico. Elaborò la visione di un’arte totale come sintesi di filosofia e religione.
Nel 1904, alcuni amici cominciano a notare una trasformazione nel compositore che arrivò a proclamare ad un amico: “Occorre preparare l’umanità al Mistero finale per il quale essa non è ancora pronta.”. E a Tatjana scrisse: “Io mi inchino davanti alla grande sensibilità che tu offri al Lui che dimora in me. Egli è grande, anche nello stesso tempo io sono povero, piccolo, debole e stanco. Ma tu mi perdoni tutto questo, perché Egli vive in me. Io non sono ancora lui, ma presto lo diventerò! Pazienza e credi, credi! Egli si identificherà in me.”. Sono anni in cui era preso sia da una febbrile attività compositiva sia da una sorta di megalomania mistica espressa in una delle opere più belle di tutta la musica europea: il Poema dell’estasi op. 54. Finalmente riuscì a far eseguire in pubblico il Poema divino, che considerò come la manifestazione di una nuova dottrina.
Da una lettera del 1905 a Tat’jana risulta che in questo periodo abbia cominciato a studiare La clef de la théosophie di Helena Blavatskij, rimanendone profondamente impressionato: “Il fine ultimo dello spirito – l’Essere Assoluto – è la restaurazione dell’armonia del mondo, l’estasi.”. Preso da un furore mistico scriveva: “La sintesi suprema è quella sintesi divina che ingloberà tutto l’universo nell’istante ultimo dell’essere, facendogli vivere le altezze assolute dell’espansione armoniosa, l’estasi, e riconducendolo in seguito allo stato di riposo: il Non-Essere. Una tale sintesi può essere realizzata da una coscienza nuova, una individualità di ordine superiore che, divenendo il centro della coscienza universale, libererà lo spirito dai legami del passato e, nel suo divino volo creatore, trascriverà tutto in sé.”.
Conobbe anche il socialista Georgj Plechanov con cui strinse una grande amicizia e si interessò al socialismo pur rimanendo profondamente convinto del suo misticismo e della missione salvifica della propria musica.
L’anno successivo, ad imprimere un nuovo furore mistico alla personalità di Skrjabin fu l’incontro con Rodo, pseudonimo di August Niderhausern (1863-1913) uno scultore dedito allo studio delle scienze occulte e seguace della teosofia.
In dicembre, partì per gli Stati Uniti per una tournee presto raggiunto da Tat’jana che lo costrinse a rientrare in Europa.
La coppia si stabilì a Parigi e tramite Aleksandr Taneev, zio del compositore Sergej Taneev, entrò in contatto con l’impresario Sergej Diaghilev. Partecipava attivamente alla vita culturale parigina, ottenendo anche un buon successo tra il pubblico a cui non seguì un corrispondente ritorno economico. Accettò persino di registrare alcuni suoi brani sui primi apparecchi della Phonola. Ma la sua vera salvezza economica venne dall’accordo con Serge Koussevitzky, futuro direttore della Boston Symphomy Orchestra, con il quale cominciò a collaborare.
Arte totale ed esorcismi artistici.
Si trasferì a Bruxelles dove frequentò più assiduamente i circoli teosofici. Nell’autunno 1908 lasciò il Belgio per la Russia. Il ritorno in patria coincise con la sua consacrazione definitiva come compositore. Sull’onda dell’entusiasmo concepì il poema sinfonico Prometeo per pianoforte e orchestra e progettò Mysterium, una sorta di azione rituale da realizzare in India presso la sede della società teosofica.
Il Prometeo, il Poema del fuoco op. 60 è l’ultima opera sinfonica di Skrjabin, uno strano incrocio tra poema sinfonico, concerto, cantata e spettacolo teatrale. È fondato su un unico “accordo mistico”. È l’opera in cui il compositore ha realizzato il suo concetto di arte totale perché in essa è previsto l’uso di una tastiera a colori (clavier à lumière).
La Morozova lo presentò ai poeti simbolisti russi a cui predicò il suo verbo. Intanto leggeva testi sulle religioni dell’India e sul buddhismo. A livello artistico manifestò grande interesse per le nuove sperimentazioni artistiche che si susseguivano nella capitale moscovita.
Con la sesta sonata per pianoforte op. 62, Skrjabin apre l’ultima fase della sua produzione musicale caratterizzata dal definitivo abbandono del sistema tonale tradizionale. Tutti i pezzi sono caratterizzati da carattere particolare quasi liturgico. Per Skrjabin l’opera d’arte è un Microcosmo attraverso la quale si può influenzare il Macrocosmo. L’artista è l’unico iniziato in grado di compiere quest’opera magica.
Stilisticamente molto vicina alla sesta è anche la Settima sonata per pianoforte op. 64, intitolata Messa bianca. Il compositore la scrisse come esorcismo contro le forze demoniache che volevano ostacolare la missione salvifica della sua arte. È un brano estremamente difficile da suonare che alcuni pianisti evitano di suonare per questioni etiche o religiose. Nell’intenzione dell’autore non era una sonata, ma un rituale magico contro le forze del Male.
Intraprese una nuova tournee e compose l’Ottava (op. 66) e la Nona sonata per pianoforte denominata Messa nera (op. 68).
Infine la decima sonata (op. 70) fu “ispirata dalla natura come la percepisce il mistico. Essa sprigiona un colorito misterioso e ultraterreno…”. Scriveva su questa sonata: “Tutte le piante e piccoli animali sono espressione della nostra psiche- il loro aspetto corrisponde ai movimenti del nostro animo. Sono simboli, bellissimi simboli.”.
In quest’ultima fase compose anche numerosi Poemi (Il poema notturno op. 61, op. 69, op. 71 e Vers la flamme op. 72) e preludi (op. 67) egli studi (op. 65) per pianoforte. Sono tutte opere caratterizzate anche da una complessa ricerca formale che ha attirato l’attenzione degli studiosi di composizione di tutto il mondo.
Negli ultimi anni il compositore alternò la composizione a numerosi recital pianistici sino a quando la salute peggiorò e morì probabilmente per l’infezione provocata dalla puntura di un insetto.
Secondo Cyril Scott la morte del compositore non dipende da fattori fisici, ma è da ricollegare con il suo sforzo nella conoscenza della teosofia e del misticismo. Questo compositore e teosofo ritiene che Skrjabin abbia intrapreso lo studio dell’esoterismo e dell’occultismo senza l’ausilio di un maestro, rimanendone totalmente folgorato.
Con la morte rimase incompiuto Mysterium di cui sono rimasto alcuni schizzi e appunti. Il compositore Aleksandr Nemtin ha dedicato ventisei anni allo studio di questi appunti e delle opere di Skrjabin ed è riuscito a ricostruire l’intero progetto del compositore.
La musica di Skrjabin rappresenta un’esperienza unica molto originale ed estrema. Richiede una perfezione tecnica ultraterrena e una disposizione da iniziati verso certe tematiche metafisiche ed esoteriche delle sue opere.