Spettacoli

La mala politica messa alla gogna da Nicola Costa con il suo “Sfracelli d’Italia”

“Sfracelli d’Italia” è il titolo dello spettacolo scritto e diretto da Nicola Costa, autore e regista catanese che con la sua drammaturgia contemporanea non risparmia mai pugni allo stomaco ed emozioni forti con cui è solito coinvolgere integralmente anche lo spettatore più distaccato. Il suo teatro è da sempre orientato alla ricerca ed alla denuncia, format da cui non si sottrae neanche questo suo ultimo allestimento che, per i contenuti trattati e la regia proposta, abbatte letteralmente e radicalmente la quarta parete avvalendosi di pochi ma significativi oggetti di scena. Lo spettacolo è organizzato dal Centro Culture Contemporanee Zo di Catania ed è il frutto di un percorso progettuale sostenuto da un gruppo di interpreti affiatato e ampiamente consolidato in altre convincenti rappresentazioni del Laboratorio Accademico di Drammatizzazione Permanente nell’ambito del progetto artistico-culturale denominato Centro Studi Teatro e Legalità di Catania, artisticamente diretto dallo stesso Costa.
A tal proposito ci piace ricordare le critiche entusiaste ed unanimi da parte di stampa e pubblico ed i sold out registrati nei precedenti allestimenti di “Ritratto di un’Isola” o de “Il viaggio – Storie di migranti di ieri e di oggi” anche se, come afferma lo stesso autore, “stavolta non è soltanto un semplice spettacolo, ma una denuncia, una cosa che serve”. Ed è proprio con questo incipit che Nicola Costa presenta la sua nuova pièce il cui titolo è già un manifesto enigmatico di un proprio punto di vista -non solo artistico, ma socialmente attuale e dunque antropologico e financo politico- rivolto all’Italia intera. Perché il suo modo di far teatro è, in un certo senso, anche un modo per fare politica, sebbene apartitico -come lo stesso artista ha più volte sottolineato- e pertanto libero da condizionamenti strumentali.
Non a caso in “Sfracelli d’Italia” troviamo la descrizione di un nitido fotogramma di sistema la cui condizione attuale innesca la conseguente necessità di rivendicare una dignità civile stordita e spesso umiliata. Il sotto titolo “L’Italia s’è desta?” enfatizza infatti il senso di responsabilità che spesso manca agli italiani e che un po’ tutti dovremmo riacquisire. “Il mio teatro non è mai il fine, ma il mezzo attraverso cui denunciare, emozionare e condividere. Il teatro è da sempre polis, ma dovrebbe esserlo in modo apartitico e dunque neutrale, oggettivo. Il mio teatro è un’esigenza” -aggiunge l’attore, drammaturgo e regista catanese, artista molto amato dal pubblico siciliano che vanta una quindicina di testi scritti per il teatro e rappresentati in giro per l’Italia in teatri, anfiteatri, scuole, istituti penitenziari- “Penso ad un teatro vero, orientato, contributivo ; un teatro che sappia dare senza nulla pretendere. L’unico progetto che seguo e di cui mi interessa discutere è quello del lavoro personale e di squadra, all’insegna del sacrificio, della collaborazione, della disciplina, del risultato. Da tutto il resto mi dissocio senza troppo dispiacere. Ai miei ragazzi chiedo sempre di non recitare, ma di essere. Recitare non serve. Questa cosa lasciamola fare ai politicanti, ai meschini e agli infami. Gli artisti devono saper far altro: devono essere autentici, nudi, credibili. Questo paese, in questo tempo sbandato, ha bisogno di credibilità”.
Parole chiare, forti e mai retoriche, esattamente come il suo modo di intendere e vivere il palcoscenico, da sempre all’insegna di un’energia che non lascia mai nulla al caso e che, anche in quest’occasione, giustifica l’attesa più che motivata per il debutto.
In scena si parla di democrazia, di informazione manipolata, di subordinazione, di errate o mancate iniziative che rischiano di far sprofondare il nostro paese nelle sabbie mobili della rassegnazione. Nella speranza, ovviamente, che i versi dello spettacolo, integrati da alcune citazioni a firma di Morante, Prezzolini, Gramsci, Pertini, Calamandrei, Dostoevskij, etc. fungano da stimolo per accendere una nuova e più virtuosa speranza di cambiamento.

In scena: Orazio Calì Daniele Caruso, Tiziana Cosentino, Tiziana D’agosta, Daniele Di Martino, Filippo Giurbino, Alfio Mazzaglia, Leonardo Nicolosi, Marco Sambasile e Lavinia Scalzo con l’assistenza alla regia di Irene Galvagno.

Foto e video di Lorenzo Davide Sgroi

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