La leggenda dell’elefante di Catania e il mago Eliodoro
L’elefante di pietra lavica, simbolo di Catania, che adorna la monumentale fontana di piazza Duomo, fatta innalzare dal Vaccarini nel 1735-37, è protagonista di una simpatica leggenda tramandataci dai nostri avi.
La maestosa statua chiamata abitualmente Liotru è, secondo un’ipotesi formulata da alcuni studiosi locali, una divinità di una arcaica religione dell’oriente, della quale non si conosce la provenienza né la storia. Eppure sono tanti i catanesi che hanno per essa molto affetto e persino venerazione.
L’insigne archeologo siciliano Biagio Pace afferma, invece, spiegando così il motivo del grande affetto dei catanesi, che si tratta di una statua magica, cioè di un vero e proprio talismano costruito in età bizantina e sistemato fuori le mura della città per difenderla dai pericoli portati dall’Etna o da qualsiasi altra cosa.
Il Pitrè a tal proposito narra nella sua raccolta di tradizioni popolari, che quando Catania fu abitata per la prima volta, animali feroci assalirono la città che fu salvata da un maestoso elefante che li fece fuggire. I catanesi in segno di gratitudine verso il pachiderma, gli eressero una statua che poi è divenuta il simbolo della città.
Tralasciamo adesso, queste ipotesi sull’origine storica dell’elefante e veniamo alla leggenda vera e propria.
Nella seconda metà dell’VIII secolo, un mago di nome Eliodoro, che si diceva con le sue magie tramutava gli uomini in bestie e faceva apparire presenti le cose lontane, legò la sua immagine a quella del Liotru. La leggenda narra che ,da Costantinopoli, l’Imperatore Costantino decretò che Eliodoro venisse imprigionato e giustiziato come stregone; pertanto inviò a Catania il suo fido ministro e un drappello di soldati per arrestare il mago. Questi si consegnò ai soldati con finta rassegnazione ma, prima di salire sulla nave che doveva portarlo a Costantinopoli, propose ai soldati di fare un bagno in mare. I soldati ,ingenuamente, accettarono ma non appena immersi in acqua si ritrovarono, per una stregoneria di Eliodoro, tutti a Costantinopoli, addirittura dentro la vasca da bagno dell’imperatore. Indignato Costantino, ordinò che il mago venisse subito ucciso. Eliodoro fu catturato, portato a Costantinopoli e salito sul patibolo chiese, come ultimo desiderio, un catino d’acqua che gli venne portato, egli così vi immerse la testa e vi scomparve completamente dentro, dopo aver sussurrato ironicamente al carnefice: “Se volete prendermi venite a Catania”.
La spedizione punitiva dell’imperatore si mise ancora in azione, tornando in Sicilia e catturando per l’ennesima volta il mago che fu nuovamente condotto a Costantinopoli con una nave costruita proprio da lui. La nave, infatti, navigò senza bisogno né di remi né di vele. Eliodoro, grazie ai suoi poteri diabolici, riuscì di nuovo a sfuggire alle mani del boia trasformandosi in gnomo e scomparendo indisturbato tra la folla. La tradizione popolare racconta che egli, aiutato dagli spiriti infernali, costruì un elefante magico di pietra (il nostro Liotru), il quale gli serviva, cavalcandolo, per volare da un posto ad un altro.
Dalla “Cronaca siciliana del secolo XVI” si apprende, infatti, che il maestoso elefante per il popolo era uno strumento magico al servizio di Eliodoro.
Ma per il mago arrivò la fine quando scese in campo contro di lui Leone II, il vescovo diventato poi Santo. Quest’ultimo, mentre celebrava la messa vicino alle antiche Terme di Achille (il luogo su cui sorge oggi la Cattedrale di Sant’Agata), fu sfidato da Eliodoro, il quale faceva apparire nella mente dei fedeli delle immagini oscene. Terminata la funzione, il vescovo si porto verso il mago e lo esorcizzò con la propria stola che gli legò al collo per trascinarlo in giro per la città fino ad una fornace, dove Leone ed Eliodoro entrarono entrambi. Il Santo uscì vivo e incolume dalla fornace, invece, il mago bruciò atrocemente e di lui restò soltanto un mucchio di cenere. La morte del mago Eliodoro è rappresentata in due quadri conservati a Catania, uno nella sacrestia della Cattedrale e l’altro nel Museo Civico.
Il nome popolare, Liotru, dato alla statua è probabilmente la corruzione dialettale di Eliodoro; quest’ultimo, tra l’altro, secondo uno storico siciliano, è veramente esistito ed era inizialmente un nobile, candidato alla sede vescovile, poi diventato improvvisamente negromante, fabbro di idoli magici e nemico acerrimo del vescovo Leone.
Ritornando alla storia, quella vera, furono i padri benedettini del monastero di Sant’Agata a riportare in città l’elefante sistemandolo come ornamento nell’antico arco, o porta, detto di Liodoro. Nel 1508,l’elefante fu posto sull’alto del prospetto del vecchio Palazzo di Città. Dopo il terremoto del 1693, esso giacque di nuovo in abbandono, finché grazie alle sollecitazioni dell’olandese Filippo d’Orville, fu rinnalzato in piazza Duomo insieme all’obelisco egizio che adesso lo sormonta.