La leggenda della Zza Lisa
A Catania c’è un quartiere che porta il nome di una donna, non di una donna qualunque ma di una donna bellissima e libera dalle convenzioni sociali del tempo.
E’ il quartiere della Zza Lisa.
Zia Lisa era una donna sicura di sé che non aveva alcun bisogno della protezione di un uomo, lei gli uomini li usava per il proprio piacere e poi li allontanava.
La tradizione popolare racconta che la bella Zia Lisa era la moglie del gestore, un certo “Zzu Cicciu Burritta Pilusa”, di un fondaco, un’antica locanda di basso livello, situata all’inizio della strada che oggi porta al Gelso Bianco.
Un quartiere che un tempo, secondo la leggenda, era famoso per la sua “Fonte dell’Acqua Santa” da cui sgorgava l’acqua che serviva per irrigare i rigogliosi giardini tutto intorno.
Lisa, incurante dei pettegolezzi, e senza alcun riguardo per la presenza del marito, sceglieva, tra i carrettieri che ogni giorno venivano dalle campagne ed entravano nella locanda per rifocillarsi, quello che più le piaceva per trascorrere una notte d’amore con lui.
Così c’era un continuo via vai di uomini a ogni ora del giorno e della notte.
Un andirivieni costante da cui è nato un modo dire che è usato ancora oggi:
“Pari ù fùnnucu d’àzza Lisa”.
Questi uomini erano tutti perdutamente innamorati di Zia Lisa, attratti dalla sua bellezza fuori dal comune, ne erano affascinati e non riuscivano a resisterle.
Zia Lisa se ne approfittava e li seduceva, ma non voleva legarsi a nessuno di loro per cui tutti dovevano rispettare una regola ferrea: potevano giacere con lei solo per una notte, poi non dovevano più pretendere altro da lei.
Ma molti non si rassegnavano e, dopo aver vissuto la passione di una notte, smaniavano per poterla rivedere e poterla stringere di nuovo. Ma Zia Lisa era irremovibile, per cui distrutti dalla loro passione amorosa, alcuni si suicidavano e altri si consacravano alla vita monastica.
La determinazione di Zia Lisa era tale che, si narra, una volta venne rapita da un brigante che si era innamorato e che non voleva accettare il suo rifiuto. Ma Zia Lisa oltre ad essere bella era anche una donna di carattere, infatti non cedette nonostante le minacce, riuscì invece a procurarsi un coltello e gli tagliò la gola senza alcun indugio.
Ma Zia Lisa non era solo una donna amante del piacere, era anche un’abile locandiera che sapeva maneggiare con destrezza un coltello e soprattutto aveva un carattere forte e deciso. Infatti aveva reso la sua locanda una sorta di zona franca, all’interno della quale aveva imposto una sola regola: nella sua locanda si entrava senza coltelli e gli “Sbirri” non erano ammessi.
E per garantire che questa regola fosse rispettata da tutti, era stata capace di formare una piccola squadra di circa una ventina di persone a lei fedeli che si preoccupavano di farla applicare a chiunque entrava, in modo che all’interno della locanda non ci fossero mai disordini e tafferugli.
Nessuno sa se questa bella popolana sia esistita per davvero, o se invece a dare il nome al quartiere sia stata una denominazione antica risalente alla parola greca: Theia Elysia cioè Divini Elisi. Un nome che rappresentava la bellezza del quartiere, ricco di bellissime campagne
Oppure c’è chi ipotizza che questo nome derivi dall’arabo Zisa che significa Palazzo Maestoso di cui Zia Lisa sarebbe solo una sorta di storpiatura popolare quando le campagne iniziarono a sparire e al loro posto comparve la città.
In effetti in un tempo remoto questo quartiere era caratterizzato da campagne molto floride, ma poi, è andato degradandosi con il passare degli anni, popolandosi di abitazioni popolari e capannoni.
Quale sia la verità, Ia fantasia popolare è legata al nome di questa donna bellissima, che però nessuno ha mai conosciuto.
La leggenda nella leggenda racconta che nel 700 venne scolpito un mezzo busto, da un autore ignoto, che riproduceva la splendida donna e che fosse stato posizionato all’ingresso del quartiere catanese.
Ma oggi di questo mezzo busto non vi è alcuna traccia.
Alcuni dicono che un gerarca fascista si sia innamorato della statua di marmo e che l’abbia rubata e portata con sé per posizionarla dentro la sua camera da letto.
Ma c’è che invece afferma che la statua era custodita dentro un edificio che in seguito fu bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nessuno però ha mai visto realmente questo mezzo busto, così come non esistono immagini che ritraggono Zia Lisa per cui la sua bellezza così come la sua vita, ancora oggi, restano avvolte in un alone leggendario.