La farmacia come filtro per non andare al pronto soccorso
Più della metà degli accessi al pronto soccorso potrebbero essere evitati. I pazienti in codice bianco sono costretti a fare ore d’attesa per casi, anche di banale febbre, che potrebbero essere invece trattati meglio e rapidamente da una medicina territoriale pienamente funzionante e integrata da medici di medicina generale, guardie mediche h24 e le 19mila farmacie presenti capillarmente in tutte le aree del Paese. Questo è lo spirito della legge che istituì la “farmacia dei servizi” e questo è l’obiettivo della riforma della medicina territoriale contenuta nel decreto ministeriale numero 77 del 2022, che riconosce il ruolo fondamentale della farmacia quale presidio di prossimità integrato nel Servizio sanitario nazionale. Il fondamentale apporto fornito dalle farmacie durante l’emergenza Covid dimostra che adesso è il momento di tradurre queste norme in servizi concreti ai pazienti, come hanno chiesto oggi i farmacisti europei del Pgeu riuniti a Palermo su iniziativa dei giovani farmacisti dell’Agifar, con il patrocinio di Federfarma e dell’Ordine dei farmacisti di Palermo.
“In quasi tutti i Paesi europei – ha detto Roberto Tobia, presidente del Pgeu – le farmacie svolgono già numerosi servizi sanitari, molti più vaccini e test rapidi di noi. Eppure la farmacia italiana non ha nulla da invidiare a quella europea, anzi in alcuni casi è stata modello ed eccellenza in Ue. Ad esempio, siamo stati i secondi a vaccinare contro il Covid pochi giorni dopo i colleghi francesi, i due terzi dei tamponi sono stati fatti nelle nostre farmacie e ora anche il vaccino antinfluenzale è una realtà acquisita. Quindi, siamo professionalmente in grado di svolgere molti altri servizi purché ne sia garantita la sostenibilità. L’Italia è pronta ad introdurre i servizi svolti in Europa. Continueremo ad essere al fianco dei cittadini e delle istituzioni. Inoltre, a breve avremo un incontro con l’assessorato alla Salute della Regione siciliana per fare sì che anche le farmacie possano somministrare i nuovi vaccini bivalenti”.
“Lo stesso medico di medicina generale – ha spiegato Paolo Levantino, presidente dell’Agifar Palermo – spesso per fare una diagnosi deve attendere giorni per i risultati delle analisi di laboratorio, così si allungano i tempi dell’intervento terapeutico e della guarigione. Nell’ambito della fornitura di cure, c’è una spinta continua a fornire i risultati dei test diagnostici in modo rapido e conveniente ai pazienti nelle farmacie. L’assistenza più vicina a casa può essere migliorata fornendo servizi diagnostici utilizzando i test ‘Poc’ (Point of care) nella comunità, come già realizzato nelle farmacie europee. I pazienti possono beneficiare di un processo decisionale clinico più immediato, in quanto tali servizi riducono i ritardi causati dall’invio di campioni ad un laboratorio centrale e la necessità di ripetere visite o rinvii una volta che i risultati sono disponibili. Inoltre, i sistemi sanitari potrebbero beneficiare dei potenziali risparmi sui costi ottenuti grazie alla valutazione e al trattamento di un numero maggiore di pazienti in ambito comunitario. Basti pensare ai test per lo streptococco, realizzati in Francia, che permettono di evitare l’uso inappropriato di antibiotici e di fare una sorta di triage tra faringiti virali e batteriche”.
“Guardiamo oggi a ciò che fanno i nostri colleghi europei per introdurre nuovi servizi in farmacia – ha osservato Luigi D’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Federazione nazionale degli ordini dei farmacisti – . La norma di partenza per farlo c’è già ed è il decreto di riforma della medicina territoriale. Il Covid ha fatto comprendere a tutti che al pronto soccorso devono andare solo le urgenze, per il resto il paziente deve trovare risposte di prima istanza nel territorio, anche presso le farmacie sotto casa che sono destinate a trasformarsi da punti di dispensazione di farmaci in centri polifunzionali di erogazione di servizi di concerto con il medico. Il principio è quello di garantire la continuità territoriale attraverso i vaccini, i test, i tamponi, il controllo dell’aderenza alla terapia e l’indicazione di corretti stili di vita”.
“Per introdurre nuovi servizi in farmacia – ha concluso Eugenio Leopardi, presidente dell’Utifar – occorre una formazione adeguata. Noi già ad agosto 2020 avevamo con lungimiranza formato 9mila farmacisti vaccinatori quando ancora questo ruolo non era riconosciuto dalla legge. E quando in piena emergenza il governo ha avuto necessità, ha trovato questa platea pronta da utilizzare. L’ottima risposta e il gradimento manifestato dai cittadini confermano che la farmacia italiana è pronta a gestire altri servizi, e Utifar è in grado di fornire conoscenze, preparazione e formazione adeguate”.