La disabilità non ha voce
La disabilità ha bisogno di parlare, di farsi comprendere, di sentirsi parte di un progetto politico e sociale. Ma la disabilità spesso non riesce a urlare, non gli esce proprio la voce, utilizza un tono basso per educazione, forse ha imparato a parlare piano o forse non ha mai imparato a urlare.
Piano o forte, poco importa. Le parole che non risuonano sono le più aride, parole secche come un seme alla ricerca di un terreno pubblico che non si fa trovare.
La disabilità ha talenti e capacità nascoste, a volte nascoste talmente bene, schiacciate da un coraggio in disuso che col tempo dimentica di esistere. Non si vede ma c’è.
Il dovere di stendere una mano, di incoraggiare e di ascoltare la disabilità riportando in vita chi della vita talvolta ne ha fatto un recinto di protezione.
E così, alla ricerca di un ponte tra il dire e il fare, alla ricerca di un semplice ideale che si potrebbe trasformare in una comunicazione costruttiva, e non più un ideale.
Un cittadino libero di esprimere le proprie opinioni, di partecipare attivamente alla vita politica e sociale del suo paese, è una risorsa preziosa per la società.
La forza di un popolo risiede nella sua capacità di unirsi, di lottare per i propri diritti e per un futuro dignitoso per tutti.
Quando i cittadini si impegnano per difendere la democrazia e i valori fondamentali della società, il popolo nel suo insieme ne trae beneficio. La forza e la libertà di un cittadino sono fondamentali per la vitalità e la prosperità di una nazione. La forza e la libertà di un cittadino è la forza e la libertà di un popolo.
Non esistono limitazioni, esistono solo potenzialità, ma se nessuno sente, tutto sarà invano.