La contraddittorietà del corpo femminile
Il corpo femminile, questo meravigliosa dimensione che suscita da secoli desiderio e ossessione, è ritornato protagonista sul palco dell’Ariston grazie ai provocatori vestiti indossati dalla co-conduttrice Chiara Ferragni.
E subito è nata la polemica sui social, perché, come di consuetudine, il nostro quotidiano è segnato dalle critiche.
Noi non esistiamo senza di esse, per cui, fieri delle nostre opinioni, le scaraventiamo sotto ai post, con la nostra tanto amata violenza verbale, come verità assolute.
Ma se spegniamo il fuoco della nostra saccenza, e volgiamo lo sguardo indietro, agli albori della nostra umanità, ci imbattiamo in una realtà che sicuramente genererebbe sorpresa e sgomento di fronte all’ottusa ignoranza in cui abbiamo imprigionato i nostri pensieri cognitivi.
Il corpo è stato oggetto di cura sin dalla preistoria, come dimostrano le numerose pitture rupestri e i manufatti che lo rappresentano, ma una particolare attenzione è stata dedicata proprio al corpo femminile. La statuarietà paleolitica ne è la conferma, e la famosa Venere di Willendorf, una statuetta di 11 centimetri scolpita in pietra calcarea, raffigura proprio una donna nuda con grandi seni e fianchi larghi. E senza andare lontano anche nella nostra terra, nei pressi di San Cono, sono state ritrovate due piccole statuette di donne nude, risalenti al periodo Eneolitico, denominate le Veneri di Busardò.
Tutti corpi che, attraverso la loro nudità, hanno espresso fecondità e che hanno evocato la grande e straordinaria potenza femminile.
Corpi senza veli della donna custode del mistero della vita e della morte.
E scorrendo lungo i secoli, nell’antichità classica la nudità del corpo femminile è stata esaltata da Prassitele con la stupenda statua di Afrodite Cnidia che noi purtroppo conosciamo attraverso copie di epoca romana.
Essa è un nudo di donna, anzi per gli storici è il primo prototipo di rappresentazione artistica di un corpo femminile senza vestiti, e come tale, al pari di un nudo maschile, esprime, tramite la bellezza del suo corpo, la bellezza interiore secondo il concetto di armonia e di perfezione del mondo classico greco.
Quindi se si vuole fare una critica al corpo nudo dipinto sui vestiti della Ferragni si può benissimo dire che non è una novità e che è da secoli che il nudo femminile viene considerato uno strumento di comunicazione e di relazione sociale, anche se ha subito una regressione durante il medioevo, poiché la filosofia cristiana, facendo proprie le concezioni platoniche secondo cui il corpo era la tomba dell’anima, impose una connotazione negativa al corpo, soprattutto a quello della donna.
Ma al di là di queste mere speculazioni filosofiche, il corpo femminile ha espresso nella storia dell’umanità la sacralità della donna stessa e la sua libera identità.
Ma quando questa nudità viene esibita, mostrata sfacciatamente, essa ha la stessa forza dirompente che ha avuto nel passato?
In una società come la nostra, in cui la plasticità delle immagini padroneggia, inesorabile, sulle nostre esistenze, prevaricando l’essenza stessa, è giusto puntare ancora una volta, la nostra attenzione sulla fisicità manifesta del corpo?
Perché se oggi, una donna per affermare la sua identità e la sua dignità deve sbattere in faccia la propria corporeità, questo significa continuare a rimanere intrappolati nella fitta ragnatela di materialità che ci spinge a considerare reale e degno di considerazione solo ciò che appare. Realtà che ha compreso pienamente la Ferragni, lei che ha costruito la sua carriera esibendo se stessa, ha parlato attraverso il suo corpo, ha veicolato un messaggio passando per ciò che è tangibile e concreto.
Resta da chiedersi però, se il suo gesto, vogliamo credere di sincera rivalsa femminile, non spinga invece a porre per l’ennesima volta l’attenzione solamente al corpo nudo della donna e induca a considerarla solo come un oggetto.
La donna di ogni giorno, esprime se stessa manifestando le proprie idee, svolgendo compiti che fino a qualche anno fa erano prerogativa esclusiva degli uomini, dando vita a progetti per il bene della comunità, tutte attività queste che costringono anche i più recidivi a rivalutare i propri preconcetti maschilisti.
Questa donna sicura di se stessa e delle proprie capacità non sente affatto il bisogno di imporsi attraverso la sua nudità.
Certo anche il voler mostrarsi come meglio si crede è una scelta legittima, a patto però che sia frutto della libera volontà della donna stessa e non un condizionamento imposto dalle mode del momento che rendono sempre più ragazze, spesso minorenni, schiave di questo concetto dell’utilizzo del corpo come strumento di liberazione e di emancipazione. Ed esse, inconsapevoli delle loro azioni, vendono immagini di se stesse sulle piattaforme digitali.
Il denaro in cambio della propria libertà corporea non è vera libertà ma mercificazione della propria dignità.
La bellezza di ogni donna sta nella totalità delle sue espressioni, sia mentali che corporee, espressioni che devono rimanere in equilibrio tra di loro altrimenti si rischia di dare un valore eccessivo alle seconde, privando di ogni importanza le prime.
Ma noi donne di oggi, determinate e intraprendenti, non dimentichiamoci mai che la bellezza dei nostri corpi è potente e indiscutibile, però profondamente contraddittoria, esattamente come le contraddittorietà che caratterizzano la nostra epoca.