La Biddrina: il mostruoso serpente siciliano
Anche qui in Sicilia si nasconde un gigantesco serpente, grande e orribile come un mostro infernale.
Così come racconta un’antica leggenda, molto diffusa nel nostro entroterra, che narra che, in fondo ai nostri fiumi e nelle paludi circostanti, vivrebbe nascosto un grande serpente che, con la sola forza ammaliatrice dei suoi occhi, riuscirebbe a ipnotizzare, incantandoli, coloro i quali incautamente si avventurano in queste zone.
Una creatura mostruosa con una corazza di squame blu e verde brillante, lucente e indistruttibile, gli occhi rossi e una bocca così grande da poter ingoiare tutto intero un animale di medie dimensioni così come anche i bambini.
Una leggenda così verosimile che molti contadini e cacciatori giurano di averla vista durante le notti e di essere rimasti impressionati dalla sua paurosa mole, così enorme da sembrare addirittura un drago.
Come a Montedoro, in provincia di Caltanissetta, dove si narra che la Biddrina vive proprio all’interno della palude alimentata dalle acque sulfuree della vicina miniera di zolfo.
Ma non solo qui, nel corso degli anni c’è chi dice di averla vista nei pressi di Riesi fuori dall’acqua, rintanata nelle profondità delle grotte.
E a Gela ancora oggi si continua a raccontare che la Biddrina viveva presso la riserva naturale del Lago Biviere e che, in tempi lontani, questa creatura dal corpo interamente ricoperto da squame lucenti, muovendosi sinuosamente, incantava i cacciatori che si addentravano nella palude per condurli in prossimità del lago e poi ucciderli.
Una leggenda particolare che sembra essere legata a una storia realmente accaduta a un cacciatore che, confuso dalle ombre della sera, che deformano la percezione della realtà, scambiò una biscia per un mostro.
Questa inconscia paura verso luoghi, un tempo pericolosi, come fiumi e paludi e l’angoscia per l’ignoto hanno alimentato, per secoli, la fantasia popolare e, ancora oggi, a Butera, alla vigilia della festa di San Rocco, è tradizione portare in giro per le strade “U sirpintazzu” un enorme serpente di carta pesta che, circolando per le stradine del paese, rievoca l’uccisione di una Biddrina che infestava la zona e che aveva ucciso parecchi animali di allevamento e aveva devastato i campi circostanti.
E a Cammuto è stata costruita una fontana per celebrare la morte della Biddrina del posto.
Qualunque sia la versione raccontata nei piccoli centri rurali, essa con molta probabilità nacque per impaurire i bambini e per evitare che andassero a fare il bagno nelle acque paludose e che potessero annegare.
Questa giusta forma di protezione si trasformò di bocca in bocca e alla fine divenne un racconto di paura e una leggenda arcana secondo la quale una biscia che rimaneva nascosta per sette anni, si trasformava, per uno oscuro sortilegio magico, in una Biddrina ammaliatrice che incantava le vittime con il solo sguardo.
Tra leggenda e realtà, quello che è certo è che questo enorme rettile dagli occhi rossi è stato per secoli l’incubo di generazioni di contadini.
Il suo stesso nome ha un’origine incerta.
Biddrina potrebbe derivare da una parola araba che indica proprio un grosso serpente d’acqua oppure potrebbe essere collegato al termine “belluino” per indicare la sua indole selvaggia. In alcune zone è chiamata anche “culofia” altro temine di derivazione sconosciuta.
Ma al di là del suo nome, il solo pronunciarlo ha da, tempo immemore, esercitato un fascino inquietante che si collega al serpente, da sempre animale mitico legato all’immaginario collettivo.
Nell’antica Grecia, così come in Egitto incarnava la vita e la salute ed era associato al tempo (L’Uroboro il serpente che si morde la coda in un cerchio perfetto, simboleggia la ciclicità del tempo) e in molte culture antiche era ritenuto un simbolo di rinascita e di immortalità per la sua capacità di rinnovarsi cambiando pelle.
Nel mondo occidentale con l’avvento del cristianesimo fu identificato con il demonio tentatore per cui acquisì una connotazione prettamente negativa e si trasformò in una entità malefica.
Questa aura nefasta, unita alla paura dei contadini siciliani per il suo morso velenoso e mortale, diede origine a questa misteriosa leggenda della Biddrina.