L'Intervista

Intervista in esclusiva a Ambrogio Crespi, regista antimafia

Ambrogio Crespi, il regista antimafia, ha recentemente ottenuto il differimento di pena. Crespi era detenuto presso il carcere Opera di Milano, ove si era costituito lo scorso 11 Marzo, con l’accusa di associazione esterna di stampo mafioso per  voto di scambio nell’ambiente della ‘ndrangheta in Lombardia a favore di Domenico Zambetti. Crespi è stato dichiarato totalmente ignaro ai fatti e personaggi della criminalità organizzata indagati dalla Dna, Dda e Divisione Anticrimine della Questura di Milano.

Adesso è in attesa della clemenza di grazia del Presidente Mattarella;  resterà libero fino al 9 Settembre.

A gentile concessione il regista Ambrogio Crespi rilascia a Sikelian questa intervista esclusiva.

Come ha ottenuto differimento pena?

«Non è una conquista, non è una cosa che ho ottenuto ma è un processo di rilevanza storica.

La richiesta di grazia è stata presentata in tempo record! Questo grazie alla collaborazione, alla consapevolezza di tutte le parti in causa e di questo sono profondamente grato, soprattutto, al presidente del “Comitato Ambrogio Crespi di Nessuno Tocchi Caino” Avv. Andrea Nicolosi e all’Avvocato Simona Giannetti e Marcello Elia; ma anche a tutti i membri del comitato, amici e sostenitori che ho conosciuto in questi anni di battaglia contro tutte le organizzazioni criminali, tutti i soprusi e tutte le prevaricazioni.

Abbiamo ottenuto un risultato attinente a quella che viene chiamata giustizia riparativa. Sono consapevole che quanto mi è accaduto ha un significato politico più ampio, sociale, un impatto su tutto il sistema giudiziario. Questo mi ha aiutato a sopportare quello che io reputo un’ingiustizia forte ma incapace di trasformarmi in un mostro dolorante.

Non ho mai smesso di sperare in quella che definisco da sempre una giustizia giusta. Io l’ho trovata nel giudice di sorveglianza, in quelle donne che hanno avuto il coraggio di guardare la mia vita per quello che è e non per quello che qualcuno ha raccontato. Sono loro le vere eroine di questa storia».

Come ha vissuto i mesi dentro al carcere?

«È stata un’esperienza durissima; la più dura della mia vita.

Il giorno che entrai in carcere scoprii di essere positivo al covid e nel giro di qualche giorno finì in ospedale, al Niguarda; ove molti anni addietro persi mia madre.

Seppi anche, nel frattempo, che tutti a casa mia, inclusi i miei figli, erano positivi.

 L’angoscia e la solitudine di quelle ore hanno sfiorato, nel mio cuore, davvero la disperazione ma non sono mai diventato un vero detenuto. Non mi sono mai abituato ai riti ed alle consuetudini difatti mi sono sempre sentito un pesce fuor d’acqua.

Per chi come me sa di essere innocente quella condizione carceraria diventò quindi insopportabile. Ero detenuto in alta sicurezza, insieme ai rappresentanti di una cultura che ho sempre combattuto; tra loro molti esprimevano la volontà di cambiamento, di discontinuità, ma non forte come me lo sarei aspettato e come l’avevo idealizzato.

Credo che il senso della sofferenza, per me insopportabile, è stato quello di mia moglie, che si è mostrata una roccia e dei miei figli, che credevano io fossi in missione segreta; non certo in carcere.

Capii che qualcosa stesse cambiando, iniziai a reagire, quando venne a colloquio mio fratello; compresi che la prova che un uomo deve superare è portare alla sua comunità un’idea di emancipazione e resilienza, una forte volontà di cambiamento».

Come sta vivendo fuori dal carcere in attesa della grazia?

«Sono consapevole di essere protagonista di un miracolo, fuori dal carcere, libero, è stata la riscoperta della vita. Mi sto dedicando soprattutto alla famiglia; a mia moglie, che ha subìto da casa questo incubo ed ai miei figli, i quali pensavano io fossi in missione passando da un bunker ad un altro.

Mi sto, anche, dedicando anche agli amici, ai compagni, agli avvocati ed a tutti quelli che mi hanno sostenuto ed aiutato in questi giorni terribili. Ho ripreso a lavorare; con la mia troupe abbiamo ricominciato a girare “Spes Contra Spem 2” con Sergio d D’Elia ed  Elisabetta Zamparutti e tanti altri amici.

Oggi non vivo alcuna attesa, sono sereno e pronto a tutto».

Dopo il libro “Il caso Crespi” pensa  ci sarà anche un film autobiografico sulla sua vita?

«Il libro non l’ho fatto scrivere io, è un opera di Marco Del Freo, un giornalista italo americano. Per il film onestamente non saprei, attendo prima di scoprire le sorti del mio futuro».

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