L'Intervista

Intervista a Salvatore Musumeci, preside e scrittore

Intervistiamo Salvatore Musumeci, preside dell’Istituto Comprensivo Federico De Roberto di Zafferana Etnea, musicista, pubblicista e, soprattutto, storico d’eccellenza che ha pubblicato di recente un’opera monumentale sulla Sicilia edita da Algra Editore dal titolo “Storia e Storie di Sicilia…Conoscere per Riconoscersi”.

I suoi saggi storici e sociologici sono apparsi su diverse testate giornalistiche regionali e nazionali. Tra questi ricordiamo “Il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia” (2003), “Tra Separatismo e Autonomia” (2005), “Voglia d’Indipendenza” (2012), “Conoscere Santa Venerina”, con Salvatore Raciti (2016), “Conoscere Nicolosi” (2020). Salvatore Musumeci oggi è anche membro del Comitato Scientifico di Rai Storia.

Sembrerà strano dirlo al lettore che si accinge a leggere quest’intervista, ma Salvatore Musumeci non è uno di quegli studiosi che si fossilizza sui propri argomenti o si muove nel proprio cantuccio ma è, anzi, una personalità curiosa e poliedrica che non ha timore ad affacciarsi a temi lontani dalla sua formazione, dai suoi studi e dall’unilateralità delle discipline.

Salvatore, da cosa è nata l’esigenza di scrivere l’opera “Storia dei Siciliani…Conoscersi per Riconoscersi”?

La richiesta di scrivere un’opera di tale respiro mi è pervenuta dalla comunità siciliana che si trova a Bruxelles. Si tratta di una raccolta di saggi in cui ho voluto mettere in risalto l’insieme dello spaccato storico vissuto dall’alternarsi delle civiltà straniere in Sicilia che qui sono rimaste e messo profonde radici. La raccolta nasce dall’esigenza di dare spazio a delle inchieste storiche all’interno di settimanali o riviste specializzate. Mi riferisco al Gazzettino di Giarre, quando usciva in cartaceo e alle Effemeridi, rivista di settore. L’input per queste inchieste storiche mi è stato dato dalla lettura dell’opera omnia di Leonardo Sciascia. La curiosità sciasciana mi ha contagiato e ho iniziato a dare una controlettura tra il 2010 e il 2011 della storia della Sicilia nel contesto celebrativo dell’Unità d’Italia nel 160esimo. Sono tutta una serie di ricerche che poi sono state di supporto per la realizzazione di questi saggi che oggi sono confluiti in questi 4 volumi.

Desideravi fare lo scrittore fin da ragazzo?

Ho frequentato il Liceo Classico Pennisi di Acireale, legato al mondo della scrittura, della storia, del latino, del greco alla forma mentis logica che scaturisce dall’analisi delle lingue che hanno dato un contributo non indifferente alla cura del mio italiano letterario. Ho frequentato il Conservatorio, sono musicista ma vi era in me una passione particolare per la storia e questo lo devo ad un mio professore di liceo, prof. Antonio Fallico, un sacerdote che è stato un parroco di frontiera, ma che ha iniziato la sua carriera come docente di storia e filosofia alla Sorbonne di Parigi. Ad un certo punto della sua vita decise di rientrare alla Diocesi di Catania per il suo contributo alle zone disagiate: ha trasformato il quartiere di Ognina creando l’Associazione Chiesa Mondo. Mi ha dato tanto perché è stato lui a stimolare la mia curiosità storica quando la Storia la studiavo poco o niente. Desidero rivolgere in particolar modo un caloroso ringraziamento al mio Maestro, il Prof. Mauro Canali tra i maggiori storici contemporanei, che mi ha insegnato come approcciarmi alle ricerche di archivio.

Secondo te cosa differenzia un autore da uno scrittore?

L’autore dal mio punto di vista è quello che crea, che dà spazio alla fantasia e lo scrittore in senso storico è colui che deve analizzare le fonti e riportare i fatti come essi realmente sono per non inficiarli. È chiaro comunque che in questo tipo di scrittura vi sono anche degli spazi dedicati all’osservazioni o “giudizi” che poi vengono dati da colui che ha analizzato le fonti.

Qual è la tua esperienza col blocco dello scrittore?

Mi fermo spesso, poi riprendo, faccio auto editing perché a volte non sono contento di come ho esposto un dato fatto, riscrivo. Quest’opera con il lockdown che ci ha fatto temporeggiare per l’uscita per i motivi che tutti conosciamo, ci ha dato la possibilità di limare, rivedere, ricorreggere, cambiare, aggiungere, togliere. La correzione dell’opera è stata affidata a dieci persone diverse, amici, addetti ai lavori o persone sconoscenti della questione storica. Sono grato a tutti coloro che si sono prestati con le letture a fare le loro correzioni, punti di vista e considerazioni.

Cosa ti ha sorpreso maggiormente mentre scrivevi e pubblicavi i tuoi libri?

Conoscere e apprendere di fatti di cui non avevo idea. Ho letto parecchio e scoperto che c’è un filone storico che in una maniera mistificatoria viene censurato come neo borbonismo, ma che è invece un filone di letteratura storica che si è sviluppato dagli anni sessanta in poi in Campania e nel meridione in genere, che veramente scrive delle pagine interessantissime. Si tratta di migliaia di volumi e di diversi e tantissimi storici che in una maniera non allineata accademicamente hanno dato un enorme contributo per riportare alla luce determinate pagine. La lettura di questi testi, man mano mi ha coinvolto intensamente nel voler ricercare ancora altre fonti e quindi Giungere ad una lettura serena di quella che è stata l’evoluzione storico-sociale dei nostri territori.

Quale parte della tua opera ti ha dato il momento più impegnativo?

È stato tutto impegnativo: la ricerca delle fonti è stata molto faticosa, le fonti riguardanti gli scrittori greci e la vicenda della Strage di Portella della Ginestra di Salvatore Giuliano, a cui io ho dedicato già una monografia intitolata “Voglia di Indipendenza”. In questa mia lettura dei fatti si indaga attorno alla figura di Gaspare Pisciotta che di solito viene considerato un attore secondario, invece è stato un attore comprimario di quelli che poi furono i risultati di tutta la vicenda. Un’altra ricerca onerosa è stata descrivere le festività, i culti che sono maggiormente sentiti qui in Sicilia.

Qual è il tuo luogo preferito in cui hai condotto ricerche?

Eh beh, gli archivi, l’Archivio di Stato a Roma, e poi gli archivi storici di Catania, Acireale, Palermo e di tutta la Sicilia. L’Università Federico II di Napoli, gli archivi dell’Università di Camerino per quanto riguarda il periodo medievale di Federico II. Il lavoro della stesura dell’opera è durato ben tre lustri. Ci vuole tantissima pazienza, ma alla fine la soddisfazione di trovare un documento ufficiale importante che porta a comporre il puzzle di un fatto storico mi ripaga di tutta la fatica e le energie profuse durante la ricerca.

Se avrai l’opportunità di scrivere un genere diverso di libro, quale potrebbe essere?

Un’altra opera è già in cantiere e si intitolerà “Novecento Siciliano, tra cronache e storia”, ma il genere è sempre storico in cui racconteremo la storia di come eravamo agli inizi negli Anni Trenta, Quaranta e il retaggio della Belle Epoque e tanto altro. Anch’esso è, e sarà, un altro lavoro impegnativo e al contempo affascinante, ma al momento non aggiungo altro.

Si può tranquillamente affermare che Salvatore Musumeci è un po’ il Jacques Le Goff siciliano di oggi perché come il famoso medievalista, egli racconta le cronache di vita quotidiana sia seguendo le vicende storiche che gli aspetti sociologici di uomini e donne i cui destini si sono intrecciati in uno scenario territoriale affascinante e al contempo suggestivo come quello siciliano.

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