Cronaca

Intervento unico al mondo su Sindrome di Bouveret al Garibaldi

Tra risorse insufficienti, carenze strutturali e di personale, problemi organizzativi, e criticità di ogni genere, le unità di pronto soccorso di tutto il territorio nazionale sono sempre più al centro delle  polemiche mediatiche.

Responsabilità, errori, diagnosi sbagliate, così potrebbero essere riassunte le notizie che bombardano il lettore e che minano l’opinione pubblica nei confronti della classe medica. 

Ma oggi è arrivata una notizia shock, una storia incredibile, quasi miracolosa, anche se il concetto di miracolo è quasi del tutto estraneo in medicina.

Il dolente ventaglio delle malattie rare in ambito gastroenterologico, a carico del tratto intestinale, riporto  patologie con elevati tassi di morbilità ed una ben definita mortalità. La rarità di queste patologie in parte determina la difficoltà dei pazienti a ottenere una diagnosi appropriata e tempestiva.

Tra queste la Sindrome di Bouveret, complicanza molto rara della litiasi biliare, presenta un alto tasso di mortalità se non diagnosticata in tempi brevi. 

Un intervento su un caso di Sindrome di Bouvert, come quello che è stato condotto al Presidio Ospedaliero Garibaldi di Catania, non si trova nella narrativa ufficiale.

Giunta al Pronto Soccorso dell’ospedale Garibaldi-Centro, a seguito di un calcolo che ostruisce il duodeno individuato attraverso una gastroscopia eseguita privatamente, una paziente di 64 anni si vede diagnosticata la Sindrome di Bouveret con una fistola colecisto-duodenale, una rara patologia che si caratterizza per l’alto rischio di mortalità.

Sono infatti circa duecento i casi riscontrati negli ultimi cinquanta anni, con un tasso altissimo di mortalità in quelli in cui non si è giunti ad una diagnosi tempestiva.

Dopo un accurato confronto tra i medici del Pronto Soccorso, nella fattispecie il dott. Enrico Piazzese, con il Responsabile dell’UO di Gastroenterologia dell’Arnas Garibaldi, dott. Domenico Catarella, si è deciso di intervenire con una delicata procedura endoscopica, realizzabile soltanto grazie all’attrezzatura tecnologica avanzata, fornita di laser e sonde, in dotazione presso le sale operatorie all’ospedale di Nesima.

Non trovandosi in narrativa ufficiale alcun intervento di questo genere su un caso di Sindrome di Bouveret, la tecnica a cui si è fatto ricorso, comunque lunga e complessa, ha una casistica limitata ma si distingue per la modesta invasività, che salva il paziente da un intervento chirurgico traumatico e rischioso.

“Per poter intervenire – dice il dott. Catarella – ho dovuto chiedere specifiche rassicurazioni dall’anestesista, la dott.ssa Luana Raciti, la quale mi ha messo subito nelle condizioni di lavorare in tranquillità e sicurezza. Non avendo riscontri in narrativa, abbiamo dovuto operare con cautela, ma grazie all’aiuto di tutti abbiamo centrato l’obiettivo”.

Dopo qualche iniziale difficoltà, il complesso intervento viene concluso con successo e il calcolo viene frammentato e rimosso, restituendo alla paziente la condizione di asintomaticità auspicata. Infine, all’esame di una ulteriore TC di controllo, eseguita a distanza di 48 ore, la donna viene fatta rialimentare e, successivamente, accompagnata alle dimissioni ospedaliere.

Diagnosi precoce, competenza e tempestività sono stati gli elementi determinanti per sconfiggere una patologia così complessa, che nella fattispecie ha richiesto l’azione contemporanea di ben due dipartimenti: quello dell’emergenza, diretto dal dott. Giovanni Ciampi e quello delle chirurgie, diretto dal dott. Luigi Piazza.

“Si tratta – ha detto Giuseppe Giammanco, direttore generale dell’Arnas Garibaldi – dell’ennesimo successo della multidisciplinarietà e della professionalità dei nostri operatori. Siamo felici che la paziente sia tornata a vivere normalmente e faccio i complimenti all’equipe medica e infermieristica che ha permesso di ottenere questo successo”. 

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