Intelligenza artificiale: entusiasmo e ispirazione ma anche paure e dubbi
Si è svolto a Rovereto il festival sull’Intelligenza Artificiale voluto e organizzato da “Informatici senza frontiere”. Ogni conferenza, discussione e incontro con esperti ha riempito di entusiasmo e ispirazione tutti i presenti, ma allo stesso tempo ha generato paure e dubbi non indifferenti.
Non si vogliono sollevare i soliti problemi etici, è alquanto chiaro che quelli facciano parte dei potenziali rischi in questione. Questa riflessione, però, segue una direzione un po’ diversa. Si parte da un fatto semplicissimo: la storia ci insegna che l’innovazione tecnologica, e non solo quella, tende sempre a spingere in avanti il progresso e pertanto raramente si verifica un vero e proprio “ritorno al passato”, proprio perché solitamente l’innovazione porta con sé miglioramenti significativi nella qualità della vita, nell’efficienza e nell’accesso a nuove opportunità. In altre parole, l’essere umano è destinato a fare sempre di più, sempre meglio (o peggio?). Questo nostro modus operandi ci prepara ad accogliere quella famosa crescita “iper esponenziale”, come qualche esperto l’ha chiamata, della tecnologia e più propriamente dell’IA. Ed è questo che fa paura. Esiste un punto in cui l’innovazione, più che portare benefici, solleva rischi di cui probabilmente neppure l’uomo è capace di farsene carico. Ed è paradossale. È paradossale che siamo qui a preoccuparci di qualcosa che abbiamo creato noi stessi. Fa’ specie l’idea che noi parliamo dell’intelligenza artificiale come se fossimo costretti a subirla, come se fosse una calamità naturale che dobbiamo fronteggiare e verso la quale dobbiamo essere tolleranti, come se si fosse creata da sola. A questo punto sembra chiaro che la paura non è nei confronti dell’IA, ma nei confronti dell’uomo, dell’altro uomo che è altro da noi. E allora bisogna chiedersi: ma l’uomo è amico dell’uomo? E ancora, l’uomo è amico di se stesso? Creare qualcosa, e da creatori avere paura del creato, non vuol dire forse essere nemici di se stessi? E questo è il primo interrogativo aperto, probabilmente destinato a rimanerci. In punto di fatto c’è una seconda perplessità. Si sente tantissimo parlare di etica, di moralità, di principi e valori che dovrebbero guidare lo sviluppo, l’uso e l’impatto dell’IA sulla società e sull’umanità. Benissimo. Appurato che l’IA l’abbiamo creata noi in qualità di umanità, ne segue logicamente che a regolamentarne l’uso e lo sviluppo, o più propriamente l’etica, dobbiamo essere noi medesimi. E allora, a questo punto: parliamo tanto di etica, ma l’uomo è etico? Certo, bisognerebbe definire l’etica, e qualcuno l’ha già fatto, oltre che tenere pure conto che questa è influenzata da fattori come l’educazione, la cultura, l’ambiente e i valori personali. La maggior parte delle società ha sviluppato norme etiche e codici morali per guidare il comportamento umano, ma ognuna di loro l’ha fatto nel rispetto della propria idea di etica, motivo per cui l’etica di una società potrebbe corrispondere alla non-etica di un’altra società. Ma al di là di questo, al di là dei precetti che guidano il comportamento umano, l’uomo, nella sua più infima natura, è davvero etico? O etico ci diviene per paura delle conseguenze? L’anarchia sarebbe funzionale all’umanità? Con ogni probabilità, no. E qui si potrebbe aprire un altro capitolo su chi siamo e da dove veniamo…ma lo risparmiamo.
Insomma, basta un solo comportamento non-etico per fare crollare l’etica di un’intera popolazione mondiale. Forse l’uomo ha creato tutto questo (è solo l’inizio!) per superare la propria intelligenza, o forse l’ha fatto per pura incoscienza. E dunque: intelligenza artificiale o incoscienza artificiale?
Rimane il fatto che dovremmo apprendere il grande vantaggio dell’IA in sterminati ambiti, e se in qualche modo questa può giovare all’umanità bisogna essere grati e riconoscenti a chi ha avuto questa lungimiranza. Per il resto bisogna stare attenti. Qualcuno, sempre durante il festival, ha detto che un giorno le macchine si guarderanno alle spalle e diranno: “ve li ricordate gli esseri umani? Quelli che ci hanno creato? ahahah addio”. Forse stiamo giocando a fare Dio e da buoni dei ci sacrificheremo per le nostre creature?
Sempre quel qualcuno, e sempre allo stesso festival, ha mostrato un’immagine del pianeta Marte, tra indefiniti anni, popolato da robottini creati dall’uomo. È curioso come l’essere umano che ha creato una sorta di “materia attiva” che si traduce in tecnologia abbia la presunzione di pensare che un pianeta come Marte possa essere popolato da oggettini che ha creato lui. Da dove viene fuori questo antropocentrismo? E così ancora, si potrebbe continuare all’infinito…