Inaugurata “Poesie d’amore al primo che passa” di Markrain
Non appena si spalancano le porte di Palazzo Scammacca – in piazza Scammacca n°1, a Catania – ci si ritrova davanti l’inizio di un lungo filo rosso e un cartello con un’indicazione ben precisa: “segui il filo logico”. Quel fil rouge conduce alla scoperta della mostra di Marco Raineri, accompagnando lo spettatore, stanza dopo stanza, ad addentrarsi nel mondo del giovane artista. Poeta, autore di canzoni, studente di Medicina che a soli 26 anni ha conquistato con le sue parole, la sua timidezza, la sua umiltà, l’interesse e il cuore di tutti.
Arte, poesia, istallazioni. In sottofondo le note del pianoforte suonato da Manuela Cristaldi e un buon calice di vino offerto da Cantine Murgo. Sono stati gli ingredienti che hanno reso speciale il vernissage della mostra “Poesie d’amore al primo che passa”, che resterà aperta al pubblico tutti i sabati dalle 16 alle 20 e tutte le domeniche dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Da buon “padrone di casa” Pietro Scammacca ha introdotto l’artista, lasciandogli poi spazio per ringraziare i visitatori e introdurre l’esposizione. In totale libertà gli ospiti hanno poi girato tra le varie sale leggendo le poesie che galleggiavano nell’aria, sospese, ad altezza uomo. Parole ed emozioni a cui non ci si può sottrarre.
«La mostra rappresenta il mio percorso di vita, il filo rosso guida dall’esterno del Palazzo all’interno delle stanze, attraversando le mie esperienze e fasi di vita. Ho sentito il bisogno di dare all’arte quello che l’arte ha dato a me», ha chiarito Raineri, visibilmente commosso. Non a caso, una delle opere esposte è proprio una confezione di Kleenex che invita gli spettatori a piangere liberamente, se ne sentono il bisogno.
Perché comprendere e lasciare andare le proprie emozioni è fondamentale. E lo sa bene Marco, che da dieci anni segue un percorso di psicoterapia e che studia con l’obiettivo di diventare psicoterapeuta. In parte, si può dire, lo è già. Perché condividere le sue poesie con la comunità è un tassello imprescindibile della sua arte. «La sensazione di sentirmi solo, col tempo, si è ribaltata – ha spiegato – perché condividere le mie emozioni e vedere che gli altri ci si rispecchiavano mi ha fatto capire che non ero l’unico a provarle. È stato quasi paradossale, sentirmi solo insieme agli altri».
Paradossale, ma non troppo. Tra le poesie che hanno riscontrato più successo, infatti, ci sono quelle che parlano di dolore, di solitudine. Prima fra tutte Isolano (“forse è naturale per chi abita dentro un’isola sentirsi isolato”), seguita da Condivisione dei mali, Lutto, Guerra e pace, Violenza domestica, Delirio d’onnipotenza. «Le persone hanno scelto di acquistare, per averle sempre a casa, le poesie dove si condivide o dove ci si identifica in qualcosa di doloroso. Insomma, quelle sensazioni che necessitano di arrivare alle persone. E questo dimostra la tesi che sostengo fin dall’inizio, quella della condivisione. In particolare il successo di Isolano mi fa rendere conto che sono riuscito a intercettare un sentimento comune ai nostri conterranei. È un po’ come se alla mancanza fisica di infrastrutture venga associato un isolamento metafisico, inteso come sentimento».