Spettacoli

Il teatro come “officina” di inclusione sociale

Una vera e propria “officina” di inclusione sociale per studenti-attori con disabilità e non, tra incontro e integrazione, conoscenza e scoperta delle diverse abilità comunicative, motorie e emotive. Un connubio di linguaggi, verbali e non, ma anche musica e continui stimoli tra i partecipanti che ieri sera, al Centro Universitario Teatrale, hanno messo in scena la performance finale della terza edizione del progetto “Il teatro che fa il suo dovere! Fuori legge”.
Ancora una volta il laboratorio teatrale d’inclusione sociale – ideato e diretto dall’attore Francesco Paolo Ferrara e promosso dal Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata dell’Università di Catania – ha riscosso un grande successo tra il pubblico presente in sala che alla fine ha applaudito a lungo gli attori-studenti Grazialinda Barberis, Samuela Capozzi, Samuela Coco, Simona Costantino, Veronica Fogliano, Claudio Grillo, Sonia Lo Bartolo, Cristina Lo Giudice, Martina Mazzaglia, Anna Maria Mio, Aurelio Pappalardo, Giuseppe Pappalardo e Davide Projetto.
«Il copione della performance è stato creato online dagli stessi attori che hanno presentato le proprie critiche, pensieri e interessi favorendone lo scambio tra loro e anche con il pubblico – spiega Francesco Paolo Ferrara, teatro-terapeuta e specialista nella Lingua italiana dei segni -. “Il teatro che fa il suo dovere! Fuori legge” è un percorso per affermare il dovere sociale del teatro al di là di uno specifico riferimento legislativo. Oggi siamo già alla terza tappa: nel primo abbiamo affrontato i diritti civili e i doveri inderogabili dell’uomo previsti dalla nostra Costituzione, mentre nella seconda abbiamo affrontato il tema di tutto ciò che la legge non ci garantisce, di quei principi che ci governano come la morale e l’etica. In questa terza edizione ragioniamo su tutti quei casi in cui la legge era ingiusta, rappresentando diversi esempi di oggi e di ieri».
Un laboratorio che ha «permesso di far partecipare gli studenti in modalità mista con un continuo dialogo tra attori in presenza e altri “a distanza” alla ricerca continua di un linguaggio comune grazie anche alla Lis – spiega Ferrara -. I ragazzi del laboratorio, infatti, conoscono la Lis e hanno creato un proprio vocabolario con movimenti espressivi che fanno parte del loro vissuto e desideri».
«Dopo due anni siamo ritornati finalmente in presenza, è stata una prova difficile per i ragazzi, in un periodo particolare, soprattutto per chi ha situazioni di difficoltà – ha spiegato il prof. Massimo Oliveri, presidente del Cinap dell’ateneo catanese -. Adesso stiamo assistendo ad un conflitto in Ucraina che sta creando ansia in tutti noi e nel corso dello spettacolo gli allievi del teatro hanno voluto lanciare un messaggio di pace. Grazie all’ideatore e regista Francesco Paolo Ferrara si è riusciti a creare una forte coesione tra i diversi attori tra i quali figurano studenti, unità di personale docente e tecnico amministrativo dell’ateneo e allievi dell’Accademia delle Belle Arti proprio per rafforzare il concetto di inclusione e integrazione. Le attività laboratoriali di teatro-terapia del Cinap ovviamente proseguiranno con la quarta edizione e a breve avvieremo un laboratorio musicale ideato e diretto da Salvo Farruggio del gruppo musicale Lautari».

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