Spettacoli

Il sogno e la memoria: “Press Card” in ricordo di Maria Grazia Cutuli

E’ anadato in scena alla ‘Sala futura’ del Teatro Stabile di Catania il progetto teatrale sul tema del giornalismo, in memoria di Maria Grazia Cutuli: “Press Card”. Monologo di Valeria Contadino nei panni di Maria Grazia Cutuli. Testo: Gaetano Savatteri e Luana Rondinelli; regia: Luana Rondinelli; scene e costumi: Vincenzo La Mendola; luci e video: Gaetano La Mela; musiche: Fabio Abate; produzione: Teatro Stabile di Catania.
Rincontrare Valeria Contadino dopo oltre un decennio di amicizia spontanea e sincera, anche se a tratti ‘sospesa’, è stata una grande emozione. E non solo per la sua indiscussa bravura di attrice – l’ho sempre seguito a teatro – ma per la donna che è: empatica, calorosamente amicale, attenta e soprattutto professionalmente generosa. Quando la incontrai la prima volta, attraverso amicizie comuni attorno a una tazza di tè, si mostrò immediatamente disponibile ad arricchire con il reading di alcuni brani la presentazione, allora fatta da Giarrizzo ed Aymard, di un mio volume al Palazzo della Cultura.
In quegli anni, nel 2013 riceveva il premio Ninfa Galatea, Donna Siciliana. Nel 2016 – anno della mia presidenza rotariana – ci imbarcammo in un’avventura più complessa. La mia idea era quella di riportare alla memoria il periodo (XIII-XV sec.) in cui Catania fu capitale del Regnum e nel Castello Ursino nacquero, vissero, tramarono, tradirono e morirono i sovrani aragonesi ora seppelliti nel Duomo. Decidemmo con Valeria, insieme alla mia amica/docente Pina Mazza, di scrivere la sceneggiatura di “Il Castello racconta”. Sotto la sua regia nel cortile dell’antico maniero presero così vita Costanza, Maria, Ludovico, Bianca e quanti animarono nel tempo quel luogo. Ancora una volta la generosità di Valeria aveva prontamente risposto. Chiamò attorno a sé un intero cast (Mario e Francesca Incudine, Antonio Vasta, Gaia Lo Vecchio, Luciano Fioretto e Flavia Petralia, con i costumi di Riccardo Cappello)… e fu un successo!

Me la ritrovo in quel teatro di nicchia che è la Sala Futura, più brava che mai, nei panni di Maria Grazia Cutuli (quando si dice ‘entrare’ nel personaggio!): «Per una donna, la sicilianità è un valore aggiunto: un temperamento volitivo. E a Catania si aggiunge l’energia del vulcano, io la sento e credo che la sentisse anche lei», sostiene Valeria. Lo spettacolo è stato composto a quattro mani dallo scrittore e giornalista Gaetano Savatteri e da Luana Rondinelli.
Il primo (classe 1964) cofondatore, nel 1980, del periodico “Malgrado Tutto” (che vanta grandi firme), collaboratore del Tg3 e successivamente del Tg5, ideatore del giornalista/investigatore della serie televisiva “Makari”, ha ricevuto insieme a Camilleri il Premio Recalmare.
Drammaturga e attrice è la Rondinelli (Roma 1979), che firma anche la regia, diplomata alla scuola di teatro di Marsala, specializzata presso la scuola romana di recitazione di Enzo Garinei. L’abbiamo applaudita recentemente in “Taddarite”.
In circa un’ora la vicenda esistenziale della Cutuli viene “vissuta” attraverso Valeria Contadino. Se la press card è un indispensabile punto di partenza per chi coltiva il sogno del giornalismo Maria Grazia Cutuli non si accontenta di ciò che la gavetta le offre: collaborazione a ‘La Sicilia’ e ‘Telecolor’, a Catania; ‘Centocose’, ‘Anna’ ed ‘Epoca’ a Milano. Finalmente si aprono le porte del ‘Corriere della Sera’… ma non le basta!
“I have a dream”, continuava a dirsi: diventare inviata di guerra in un momento storico in cui questo ‘mestiere’ era considerato esclusivamente maschile.
E non solo, ma voleva trovarsi sempre sul posto anche per penetrare nel tessuto sociale, alla ricerca della ‘verità’ specie a favore dei più deboli e con un occhio attento alle donne, alla loro identità nascosta sotto impenetrabili burka.
«Attraverso la sua avventura -continua l’attrice – scopriamo anche la condizione delle donne afgane: la cosa triste è che, dopo oltre vent’anni, da quelle parti non è cambiato niente, le donne purtroppo vivono in un’assoluta restrizione. È il fallimento degli ideali della giornalista, la sua esigenza di testimoniare quanto vi accadeva e che vi accade tuttora».
La Cutuli vuole ad ogni costo combattere con la penna sui ‘luoghi’ in difesa dei diritti umani e della verità.
Reporter di guerra: è questa la missione di Maria Grazia!
E come se l’appuntamento col destino le soffiasse sul collo questo ottiene.
«È un’Antigone siciliana -afferma Valeria Contadino- catapultata negli anni ‘90, un’icona di coraggio, che ha avuto il fegato di provocare il potere, sapendo di rischiare grosso, ma non si è sottratta».
Dopo molte missioni come inviata di guerra, nel 2001 torna in Afghanistan subito dopo la tragedia delle torri gemelle.
19 novembre 2001: la Cutuli viene assassinata, insieme ad altri inviati, sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul durante un attentato a Sarobi.
Nello stesso giorno il ‘Corriere della Sera’ pubblicava il suo ultimo articolo, sulla scoperta di un deposito di gas nervino.
Era stata lei a chiedere al suo direttore, Ferruccio De Bortoli, di restare a Kabul per raccontare quella notizia.
A questo punto si ferma anche lo spettacolo.
Il sogno di diventare giornalista, e giornalista donna, si conclude con l’atrocità della sua morte, ma senza parole.
La commiserazione non si addice alle donne forti…basta la testimonianza!

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