Politica

Il secondo mandato von der Leyen. Le nuove sfide della Commissione europea

Il Parlamento europeo ha approvato la nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen, ma stavolta con una maggioranza assai stretta: 370 voti favorevoli, 282 contrari e 36 astensioni. Il secondo mandato di Ursula, che ha cominciato i suoi lavori il 1 dicembre, parte debole; il voto di Strasburgo ha evidenziato quanto sfilacciata sia la maggioranza liberal-socialista e popolare: i 24 voti di Fratelli d’Italia sono stati infatti decisivi per l’approvazione della Commissione ed è il meloniano Raffaele Fitto che è entrato con la carica di vicepresidente esecutivo con delega alle Riforme e alla Coesione. Una vittoria per Giorgia Meloni.

Il nuovo Parlamento europeo ha ancora una maggioranza europeista, ma con una presenza sempre più grande delle forze nazionaliste, in gran parte di destra, includendo figure come ad esempio Orbán, certamente contrarie ad un ulteriore rafforzamento della Commissione e a una qualsiasi idea federalista. D’altronde in buona parte dell’Unione europea c’è stato un avanzamento delle forze nazionaliste ed euroscettiche e in Italia, Fratelli d’Italia, del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), è risultato il primo partito alle elezioni europee.

Von der Leyen, appena rieletta, ha annunciato di voler dar seguito alle promesse fatte in campagna elettorale; ha comunicato che la prima iniziativa della Commissione sarà la realizzazione di una strategia per la competitività, volta a colmare il divario dell’Europa in materia di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, ad aumentare la sicurezza e l’indipendenza e a realizzare la decarbonizzazione. In campagna elettorale, inoltre, Ursula aveva ribadito il proprio impegno a portare avanti quanto stabilito dal Green Deal europeo.  Ma malgrado le promesse e le dichiarazioni d’intenti, gli ambientalisti paventano che la Commissione risulti nei fatti poco incisiva nella lotta contro il cambiamento climatico; lo stesso lessico utilizzato (che ha trasformato il Green Deal in Green Industrial Deal), fa pensare che al centro di questo secondo mandato ci sia più l’economia che l’ecologia.

D’altronde le destre europee sono sempre state piuttosto scettiche nei confronti delle tecnologie green e del cambiamento climatico. Se in pubblico nessun governo si dice favorevole all’abolizione del Patto verde, in pratica molti stanno cercando di annullare o ritardare diverse delle sue sezioni più importanti.

Un passo indietro potrebbe arrivare anche su altre questioni. Il Patto di stabilità riformato è pienamente operativo.  I governi devono presentare percorsi di consolidamento fiscale con aggiustamenti, dopo che la Commissione ha annunciato una procedura nei loro confronti lo scorso giugno. Cosa fare però con paesi come la Francia, che è a un passo dalla crisi di governo e ha un debito pubblico che procede a briglia sciolta, e la Spagna che si appresta a chiudere il 2024 con un deficit più ridotto ma che ancora non ha raggiunto gli standard richiesti? Se la Commissione dovesse consentire a Francia e Spagna di aggirare le regole, perderà l’autorità morale per poter chiedere adeguamenti anche agli altri Stati membri, soprattutto all’Italia, la cui situazione di bilancio non è molto più sana.

È  ancora da valutare, quindi, se questa rielezione possa essere considerata come una prova della stabilità delle istituzioni europee o piuttosto la dimostrazione che il cordone sanitario europeista ha prevalso sulla credibilità personale della presidente uscente “che pochi amano, ma molti hanno rieletto per evitare una crisi istituzionale devastante” (come ha affermato Cerretelli, editorialista del “Sole 24 ore”).

Per quanto riguarda le guerre in corso in Ucraina, in Medio Oriente, von der Leyen ha affermato che “l’Europa deve svolgere un ruolo più incisivo in tutti questi settori”, sottolineando che è “necessaria più che mai”. Poiché rafforzare la sicurezza dei nostri paesi è una priorità per la Commissione europea, le spese per le armi verranno aumentate.

Nessun riferimento chiaro però al modo il cui nel bilancio Ue, assai misero a dire il vero, rientreranno  tutti i progetti così abilmente sciorinati.

E mentre questa traballante Commissione europea si insedia, il quadro della politica internazionale è sempre più instabile e incerto.

Il conflitto in Medioriente si sta allargando. In Siria continua l’avanzata dei ribelli jihadisti, che dopo Aleppo hanno preso il controllo di tutta la provincia di Idlib. Il ministero della Difesa siriano ha annunciato che l’esercito lancerà presto un contrattacco. Secondo le Ong ci sarebbero già centinaia di vittime, decine sono civili, tra cui anche bambini. Un nuovo esodo di curdi, che i jihadisti hanno cacciato dai territori conquistati, riporta tristemente alla memoria altri espatri risalenti gli inizi del XX secolo che si sperava di non dover rivedere ancora.

Il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha affermato che si terrà un nuovo incontro con gli omologhi di Turchia e Russia riguardo alla crisi siriana. “Sarebbe un errore ignorare il ruolo di Israele negli scontri in questi giorni sono tornati a infiammare la Siria”, ha detto il diplomatico iraniano: “In Siria gli Stati Uniti e Israele sostengono gruppi terroristici che minano la sicurezza del Paese – ha detto Araghchi – Chiudere gli occhi sul ruolo del regime sionista negli scontri degli ultimi giorni sarebbe un grave errore. Lancio un appello ai Paesi vicini ad agire per stemperare la tensione e ribadisco il sostegno dell’Iran al popolo siriano e al governo ed esercito di Damasco”.

In relazione alla guerra in Ucraina in Donbass, la città di Kurakhove sta cadendo in mano russa. Malgrado l’evidente avanzata dell’esercito russo, che conquista ogni giorno nuovi territori, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, a Kiev in conferenza stampa con Volodymyr Zelensky, sostiene che “Putin non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi di guerra”, e che, “l’Ucraina non è stata piegata”. Kiev, assicura ancora Scholz, “continuerà coerentemente il suo cammino verso l’Unione europea”.

Queste sono le grandi dichiarazioni di solidarietà nei confronti del popolo ucraino, ma rimane in sospeso la spinosa questione della fornitura all’Ucraina dei missili tedeschi a lungo raggio Taurus, che secondo Zelensky sarebbero necessari per dare una svolta decisiva alla guerra; come riportato da Ukrinform, infatti, il Cancelliere tedesco ha ribadito il suo rifiuto di fornire all’Ucraina i missili Taurus.

Il mondo intero, inoltre, aspetta con il fiato sospeso di sapere quali saranno nei fatti le decisioni del presidente neo-eletto Donald Trump; in campagna elettorale il Tycoon ha parlato molto poco di politica estera, se non per alcune generiche affermazioni con le quali assicurava un rapido ritorno alla pace. Il sospetto però è che il futuro presidente americano punterà soprattutto a fare gli interessi immediati degli Stati Uniti. Non appena c’è stata la conferma della rielezione di Trump, ad esempio, il suo team di campagna elettorale ha svelato un piano che ridurrebbe il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti non solo nel conflitto ucraino, ma anche nell’ambito della sicurezza europea in generale. Gli Stati Uniti fornirebbero così armi all’Ucraina per scoraggiare ulteriori incursioni russe, ma non invierebbero truppe né finanzierebbero alcuna presenza militare occidentale nel Paese. Un piano apertamente criticato sia perché riconoscerebbe di fatto le rivendicazioni territoriali della Russia, sia perché andrebbe a minare l’unità della NATO sulla questione della sovranità territoriale dell’Ucraina. 

Di fronte ad un quadro internazionale così complesso e preoccupante, cosa dobbiamo aspettarci quindi da questo secondo mandato von der Leyen?

Al momento questa Commissione europea, pressata dalle forti spinte nazionaliste e antieuropeiste, divisa al suo interno e priva di quella forza economica necessaria per risultare realmente incisiva nella politica internazionale, non sembra promettere nulla di buono. Il quadro che si profila sembrerebbe quello di un’Europa sempre più scissa, in preda ai particolarismi nazionali e al traino delle grandi potenze mondiali.

È anche vero però che i commissari europei si sono appena insediati; non ci resta che attendere e stare a guardare!

Articoli correlati

Back to top button