Arte

L’arte di Giorgio Rizzo incontra Dante

La mostra più spirituale e simbolica di Giorgio Rizzo finalmente a Catania!
“Il Paradiso svelato” di Giorgio Rizzo si ispira alla terza cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri ed è in mostra al Santuario Santa Maria in Ognina fino al 24 novembre 2024, la curatrice è la Prof.ssa Giada Trebeschi. Giada Trebeschi è autrice di romanzi, racconti brevi, saggi, sceneggiature e pièces teatrali. Due lauree, un dottorato in Storia, ha lavorato all’università come storico di professione per quasi dieci anni poi ha deciso di dedicarsi principalmente alla scrittura e alla ricerca. Ha magistralmente narrato e descritto le opere esposte con dovizia di particolari accompagnando gli spettatori in una visione nuova del Paradiso facendone apprezzare, rileggendole a posteriori, le terzine e gli endecasillabi.
L’inaugurazione è stata introdotta dal Padre Angelo Mangano Parroco del Santuario Santa Maria in Ognina commentando il poema “La speranza, Il portico del mistero della seconda virtù “ testimonianza del cammino spirituale di Charles Péguy:
“La fede che più amo, dice Dio, è la speranza (…)
Questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla.
Questa speranza bambina.
Immortale.
Le tre virtù mie creature.
Mie figlie mie fanciulle.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre. (…)
La Speranza è una bambina insignificante. (…)
Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi. (…)
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi. (…)
La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. (…)
Ama quel che non è ancora e che sarà.
Nel futuro del tempo e dell’eternità (…)”

Charles Péguy

Giorgio Rizzo, catanese, classe 1971 è figlio di una madre pittrice e insegnante di Storia dell’Arte. Frequenta l’Istituto d’Arte di Catania dove Rizzo si specializza in grafica pubblicitaria e fotografia di moda. A quasi vent’anni si trasferisce a Milano dove lavora per la Publimedia diventando il più giovane Art Director d’Italia. Lavorando qualche anno nella moda affina la capacità di rappresentazione del corpo, delle sue linee, dei panneggi degli abiti cosa che rende ogni sua foto un quadro. Questa passione per l’equilibrio e il ritmo della composizione lo fa avvicinare alla musica, alle percussioni in particolare. Collabora, fra gli altri, con Franco Califano, Gabriella Ferri, Nino D’Angelo, Moni Ovadia, suona al Billionaire di Flavio Briatore e partecipa a diverse compilation per Buddha Bar, Nirvana Lounge, Arabica, e Chakra Lounge. Poi, grazie alla musica, torna alla bellezza delle linee e del movimento collaborando con Pina Bausch, Momix, Emma Scialfa e lavorando con moltissimi danzatori. Da abile fotografo, tenderà a fissare l’istante, l’equilibrio della posizione perfetta che dura solo l’istante, sulla carta o sulla tela prima di sparire un istante dopo nel fluire del tempo. Giorgio Rizzo suona per molti anni, diventa un famoso musicista farà molti viaggi durante i concerti che gli permetteranno di osservare i colori, le linee, le atmosfere, i disegni, tipici di ogni luogo, per farli propri e poi rielaborarli in magnifici equilibri d’arte. Scrive e dirige la regia di Storie degli altri di Carmelo Abbate poi, l’incontro con la scrittrice Giada Trebeschi lo spinge a cercare nuove vie in cui confluiscono: musica, immagine, arte e scrittura. Il sodalizio artistico vede nascere anche i progetti di narrazione visiva come Amor DiVino e Storie di caffè portati in scena in Italia e all’estero. Disegna e pittura sperimentando varie superfici spesso con colori e materiali non tradizionali, come i mozziconi di sigaretta lasciati macerare nell’acqua, il caffè, il succo di rape rosse, i frutti di bosco, le bacche, la cenere dell’Etna e, soprattutto, il vino. Con il vino Rizzo crea disegni che hanno il sapore d’antiche sanguigne, inventa acquerelli inaspettati in esecuzioni spesso riprese dal vivo e dunque senza alcun margine d’errore. Disegna più di quaranta illustrazioni per il thriller erotico di Nana Duplessis, Solo per i tuoi occhi, crea l’istallazione I ritratti del silenzio, e illustra il libro tedesco Plötzlich Advent.
La locandina di presentazione della mostra, che è un viaggio mistico tra arte e fede, è il quadro che si ispira all’VIII cielo del Paradiso, nel quale è rappresentata una cascata di lettere d’oro dei vari idiomi dell’umanità, sullo sfondo di colore azzurro che nei quadri di Giorgio Rizzo ha il suo significato.
Non a caso, il Vangelo secondo Giovanni parla del “Verbo” è un titolo cristologico, corrispondente al greco antico Logos, traducibile con Parola, potentemente creativa. Essa esprime la potenza attiva di Dio, la sua autorivelazione nel mondo creato e la realizzazione degli esseri umani. Il prologo del Vangelo secondo Giovanni inizia proprio (1:1) con i versetti:
«In principio era il Verbo [Lògos], il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio».
Il «Verbo è Lògos» traducibile con “parola”, “discorso”, “ragione”, le parole sono la sua estensione, ma anche distinte da Colui che le pronuncia. Parola generatrice di conoscenza, attraverso le parole produciamo pensiero e acquisiamo sapienza, più parole più pensiero e conoscenza. Il termine logos deriva anche dalla radice legein perché le parole hanno una storia, che è fatta di memorie, indica il cogliere e il riunire, tenere assieme, legare, e-leggendo, cioè scegliendo cosa mettere in relazione secondo la loro affinità.
I quadri sono dipinti con solo quattro colori ottenuti da processi non tradizionali. Sono colori scelti da Giorgio Rizzo per raccontare l’incontro, il legame la relazione tra cielo e terra, tra divino e umano: Blu e Rosso, Oro e Argento. L’oro è la regalità di Cristo, l’argento è la parte umana, l’azzurro del cielo e del manto della Madonna che, nella iconografia tradizionale indossa un abito rosso, il rosso è il sangue di Cristo che l’autore ottiene dal vino simbolo di umanità e sangue.
I quadri di Giorgio Rizzo sono nove più uno, così come sono 9 i cieli più l’empireo, nella proporzione dei colori e della luce sono ricchi di riferimenti e simboli che l’autore ha sapientemente gestito, anche la mutevole linea dell’orizzonte, che demarca la differenza di colore, scende di quattro centimetri per ogni quadro, quattro come le stagioni della vita. I numeri della misura di ogni tela (50 x 70 cm) hanno un riferimento biblico.
Il primo quadro è il cielo della Luna, quello più vicino alla Terra nel quale l’azzurro, nella parte inferiore è più ampio. Il secondo quadro rappresenta il cielo dei sapienti Mercurio. Il terzo quadro è il Cielo di Venere, in risalto la figura femminile e il giglio di Firenze che sotto la linea dell’orizzonte appare marcio e sopra l’orizzonte risorge, è chiaro il riferimento teologico e politico. Il quarto quadro è il cielo del Sole, descrive l’incontro di Dante con San Tommaso, la figura di Beatrice quasi sparisce poiché si esalta il valore della conoscenza, della ragione, dell’illuminazione divina, della virtù del saper agire. Il quinto quadro è il cielo di Marte e dei martiri, dei combattenti per la fede. Il sesto quadro rappresenta il cielo di Giove, il cielo degli spiriti giusti, volando come uno stormo di uccelli che abbia appena spiccato il volo, si dispongono cantando in forma di lettera, fino a formare il primo versetto del Libro della Sapienza: “Diligite iustitiam qui iudicatis terram”. Terminato il versetto biblico, le anime rimangono un attimo sospese in forma di M ultima lettera composta che, con l’aggiungersi di altri spiriti si trasforma nell’aquila imperiale che inizia a parlare con il poeta. Nel quadro l’aquila si staglia dalla parte rossa spirituale sul colore azzurro della parte umana, richiamando le figure mitologiche che avevano lo scopo di accompagnare l’anima nell’aldilà. Il VII quadro è il cielo di Saturno, la scala sul viso che ha una particolare brillantezza, sale verso la mente, la luce nel quadro è dorata e abbagliante perché rappresenta la spiritualità e la conoscenza ove risiedono gli “spiriti contemplativi”. Il IX quadro è primo mobile, il cielo che muove tutte le cose, il Motore luminosissimo, il “Principio” l’arché. L’ultimo è il quadro della luce assoluta è l’empireo nel quale i colori del bianco su bianco esprimono la luminosità, lì risiedono le gerarchie angeliche giranti attorno a un punto luminosissimo, Dio.

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