Il messaggio di “cambiamento” di Dacia Maraini per favorire la parità di genere
Ha spaziato tra tanti temi, dal linguaggio alle quote rosa, dal femminismo alla politica, in un viaggio tra storia e cultura, ma con al centro sempre la donna e il suo ruolo nella famiglia e nella società di oggi in continua evoluzione. E rispondendo alle tante domande degli allievi della Scuola Superiore di Catania, e anche di studenti universitari e liceali, la scrittrice Dacia Maraini ha affascinato i numerosi “presenti” che virtualmente hanno partecipato all’incontro organizzato dalla scuola d’eccellenza etnea nell’ambito dei colloquia.
«Le differenze tra uomini e donne sono principalmente storiche, culturali, ma non biologiche» ha spiegato la scrittrice in apertura dell’incontro dal titolo Dialogando con Dacia Maraini su “Il Coraggio delle donne” dopo i saluti del rettore Francesco Priolo e delle docenti Maria Rosaria Maugeri, presidente della Scuola Superiore di Catania, e Adriana Di Stefano, coordinatrice della classe di Scienze umanistiche e sociali della scuola d’eccellenza dell’Università di Catania.
«Basti pensare agli effetti del ’68 e al femminismo che hanno portato alle numerose leggi sulle parità, ma occorre principalmente una consapevolezza comune per favorire un cambiamento reale – ha detto la saggista -. L’intervento legislativo può essere utile, ma non risolutore, occorre cambiare il linguaggio, anche se non è facile, perché ancora oggi è molto misogino, tutto si coniuga al maschile, considerato l’universale, mentre il femminile è il particolare. Occorreranno forse secoli per modificarlo, ma è importante avere consapevolezza del cambiamento. Purtroppo ancora oggi assistiamo a casi di femminicidio a causa di fattori storici e culturali e alle concezioni errate della donna ancora “oggetto” dell’uomo che impedisce alla propria compagna di conquistare la propria autonomia e indipendenza».
Ma la Maraini ha invitato le donne a promuovere il «cambiamento della lingua» visto che «ancora oggi, contrariamente a quella inglese, è legata al genere, tutto si declina al maschile, basti pensare alle parole “maestro” correlato ad un ruolo prestigioso e “maestra” visto come una degradazione». «Un linguaggio che discrimina influisce sul pensiero di tutti noi eppure la lingua è in continua evoluzione» ha aggiunto la poetessa che si è soffermata anche sul tema dell’accoglienza e del rispetto delle abitudini e culture di altri popoli. «Ricordiamoci che nel Novecento oltre 20 milioni di italiani hanno lasciato il Paese portando con se le proprie culture e tradizioni – ha spiegato -. Io sono per l’accoglienza e per il rispetto delle culture, anche se differenti, i diritti delle persone sono universali e tutti noi li dobbiamo rispettare e impedire la violazione di questi diritti».
E rispondendo alle numerose domande Dacia Maraini ha evidenziato come «le differenze tra i generi siano frutto anche della storia, scritta sempre dagli uomini, basti pensare al Medioevo, un periodo storico particolarmente misogino in cui ci siamo allontanati dalla parola di Cristo, il più rivoluzionario della storia, che invitava ad amare il prossimo come se stesso». «La storia è stata scritta in favore dell’uomo ed è stata influenza anche dalla Chiesa con diversi messaggi come quello di Eva responsabile dalla cacciata dal Paradiso perchè aveva mangiato la mela della conoscenza o le donne bruciate vive perché non si adeguavano alle regole» ha evidenziato l’autrice de “Il coraggio delle donne” scritto con la giornalista e saggista Chiara Valentini.
«Occorre riscrivere la storia senza demonizzare il mondo maschile, ma rivalutare il ruolo della donna e i personaggi femminili importanti in diversi campi – ha spiegato -. È importante coinvolgere gli uomini sul ruolo e sulla libertà delle donne, sulla divisione dei compiti in famiglia, sulla loro partecipazione alla vita sociale e pubblica. Il femminismo ha influito su questo cambiamento, su una società basata ancora sul ruolo della donna che si deve occupare della famiglia e della casa, senza alcuna retribuzione, con conseguenze nel campo professionale e la pandemia ha aggravato questa ingiustizia visti i numerosi licenziamenti che hanno colpito principalmente le donne».
«La politica deve realizzare una società equa dal punto di vista del genere, ma ancora oggi assistiamo a Paesi, anche quelli guidati da presidentesse, in cui il potere decisionale è nelle mani degli uomini – ha aggiunto -. Le quote rose sono solo una richiesta di meritocrazia. Le donne devono avere le stesse possibilità di essere scelte perché ancora oggi tra un uomo e una donna con le stesse qualità viene scelto l’uomo».
In apertura il rettore Francesco Priolo aveva evidenziato «l’impegno dell’Università di Catania nel favorire la parità di genere così come testimoniato anche dalla Scuola Superiore di Catania che vede un’importante presenza femminile nei ruoli chiave come la presidenza con la prof.ssa Maria Rosaria Maugeri e il coordinamento della classe di Scienze umanistiche e sociali con la prof.ssa Adriana Di Stefano, delegata alle Pari opportunità».
Proprio la prof.ssa Maria Rosaria Maugeri, nel suo intervento, ha evidenziato che «da una ricerca del 2019 del Word Economic forum, come si legge nel libro della scrittrice, è emerso che nessun paese nei prossimi 10 anni avrebbe raggiunto la parità di genere, una risposta scoraggiante che richiede risposte e soluzioni». «Il tema della parità di genere va affrontato e proprio il presidente del governo ha affermato che occorre garantire condizioni competitive tra generi anche perché l’Italia presenta uno dei peggiori gap salariali tra uomini e donne in Europa e una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo» ha aggiunto.
«Una situazione aggravata dalla pandemia che ha ridotto o annullato la mobilità evidenziando un enorme disagio nella nostra comunità studentesca – ha spiegato la prof.ssa Adriana Di Stefano -. Il tema della parità di genere è al centro del nostro ateneo».