Il Libero Mercato fa aumentare le bollette del 20 per cento
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Il recente decreto del governo che ha stanziato 3 miliardi di euro per contrastare il caro bollette, ha risollevato la questione del passaggio al “mercato libero” per l’energia elettrica e ha evidenziato i suoi effetti negativi sui bilanci economici di famiglie e imprese italiane.
Nel Mercato tutelato l’energia viene acquistata da un Acquirente Unico, una società statale, che poi la rivende tramite gli operatori a prezzi stabiliti dall’Autorità di Regolazione Energia Reti e Ambiente, l’Arera. Ma questa tutela, da luglio scorso, è stata eliminata, tranne che per le categorie vulnerabili, ( malati, over 75, percettori del bonus elettrico, alluvionati e terremotati) e sono stati istituiti 3 anni di “tutele graduali” che però non stanno sortendo l’effetto dovuto, spesso gli utenti non ne hanno una adeguata conoscenza e, in balia di se stessi, divengono facili prede della scaltrezza dei fornitori del mercato libero.
Chi è passato al mercato libero, da luglio si ritrova con delle bollette in forte rialzo. Arera, nel suo monitoraggio di gennaio scorso, ha confermato che in media nel 2024 un utente con un contratto a prezzo variabile ha pagato un 20% in più rispetto al prezzo pagato in maggior tutela. Per di più, secondo Arera, la maggioranza dei clienti ha scelto un’offerta non conveniente nel libero mercato per mancanza delle giuste e adeguate informazioni.
In sostanza questo passaggio al mercato libero per le utenze per l’energia elettrica ha determinato preoccupanti dinamiche speculative a danno dei consumatori italiani. L’effetto di questa liberalizzazione avrebbe dovuto essere un beneficio per gli utenti con una diminuzione dei costi di vendita e di commercializzazione invece è avvenuto esattamente il contrario e gli utenti sono stati letteralmente gettati in pasto a operatori senza scrupoli.
In Italia si pagano le bollette più care di tutti gli altri Paesi d’Europa a vantaggio dei colossi dell’energia che hanno registrato un sensibile incremento dei propri bilanci.
Ma soprattutto chi sta pagando a così caro prezzo le spese energetiche sono le famiglie in difficoltà economiche e le piccole imprese che costituiscono il 95% del totale delle attività economiche presenti in Italia. Secondo i recenti dati, denunciati dall’Ufficio studi della CGIA, le micro imprese nel primo semestre del 2024 hanno pagato l’energia elettrica oltre due volte e mezzo in più delle grandi imprese con una cifra che registra un +164, 7 per cento.
Il costo dell’energia per le piccole imprese in Italia è nettamente superiore a quello delle rispettive imprese in altri paesi, ad esempio è risultato superiore del 38% rispetto alle imprese francesi e del 43,2% in confronto alle imprese spagnole.
A partire dagli ultimi mesi del 2024 sino ad oggi i prezzi dell’energia sono saliti in modo costante fino a toccare i 152 euro per Mwh a gennaio 2025
Costi che, se paragonati a quelli dello stesso mese dell’anno precedente, confermano che il prezzo dell’energia è cresciuto di un +73 per cento.
Il risultato è che non solo le micro imprese sono in sofferenza ma che oltre 2 milioni di famiglie italiane vivono in povertà energetica in quanto non hanno più la capacità economica di poter riscaldare o rinfrescare le proprie case così come non riescono più a utilizzare i propri elettrodomestici con frequenza, tra cui lavatrici, asciugatrici e forni.
Grazie al decreto bollette, approvato dal Consiglio dei Ministri, per le famiglie in difficoltà, la quota di percettori del bonus in sostegno per i costi dell’energia elettrica, è stata aumentata in modo che più italiani possano ricevere un aiuto economico, nel dettaglio è stato stabilito un contributo straordinario di 200 euro per tutti coloro che che hanno in Isee fino a 25mila euro.
Uno stanziamento complessivo di 3 miliardi di euro diviso all’incirca tra 1,6 miliardi di euro per le famiglie e 1,4 miliardi per le imprese, che probabilmente si rivelerà solo un palliativo che non riuscirà a dare respiro né ai nuclei familiari in disagio né alle imprese in serie difficoltà economiche.
Questa situazione di povertà energetica è molto più critica al Sud.
Molte regioni sono in sofferenza, Calabria in testa, seguita da Basilicata, Molise, Puglia e la Sicilia che registra un 14, 2 per cento di famiglie in condizioni di disagio economico.
Alla povertà energetica si va ad aggiungere, molto spesso, la povertà alimentare e questi fattori aumentano in modo sensibile la vulnerabilità di molti nuclei familiari siciliani.
Una situazione grave che investe più il Sud ma che interessa tutte le regioni d’Italia per questo urge un intervento più incisivo da parte del governo che preveda non solo un aiuto una tantum, ma un sostegno concreto fatto di politiche economiche e sociali che migliorino la qualità di vita e le opportunità lavorative dei cittadini in difficoltà, in modo da ridurre i divari economici e sociali che ancora persistono e che rischiano di diventare voragini di ingiustizie e di disuguaglianze.