Il lago di Nicito: lo specchio d’acqua perduto di Catania
Nel cuore della Catania seicentesca, ai piedi del vulcano che da sempre domina la città, si estendeva un ampio specchio d’acqua oggi quasi dimenticato: il Lago di Nicito. Un tempo luogo di svago per la nobiltà locale, il lago scomparve improvvisamente sotto una colata lavica nel 1669, lasciando dietro di sé solo il ricordo di un passato ricco di storia, miti e tradizioni.
L’origine del Lago di Nicito è avvolta in un’aura di mistero. Le fonti antiche suggeriscono che esso si fosse formato in seguito a un’antica eruzione dell’Etna, probabilmente nel 406 a.C., che sbarrò il corso del fiume Amenano, creando così una vasta conca riempita dalle acque. Il lago si estendeva per circa 6 chilometri di circonferenza e raggiungeva una profondità massima di quindici metri, tanto da apparire come un vero e proprio bacino lacustre appena fuori dalle mura cittadine. Ma non era soltanto un elemento geografico: per secoli, Nicito fu un punto nevralgico per la vita sociale e culturale di Catania. Le sue rive erano impreziosite da sontuose dimore patrizie e giardini rigogliosi, mentre le sue acque ospitavano competizioni nautiche e giochi d’acqua, tra cui regate e celebrazioni religiose. In particolare, si ricorda una gara svoltasi l’8 settembre del 1652 in onore della Madonna, a cui parteciparono imbarcazioni finemente decorate.
Il destino del Lago di Nicito fu tragicamente segnato da uno degli eventi più catastrofici della storia etnea. Nel marzo del 1669, l’Etna diede inizio a una delle sue eruzioni più violente. La lava, avanzando con una forza inarrestabile, travolse interi villaggi e devastò il paesaggio circostante. Il 15 aprile dello stesso anno, il fronte lavico raggiunse il lago. Le cronache dell’epoca descrivono la scena come un evento apocalittico: il magma incandescente, riversandosi nell’acqua, generò un’esplosione di vapore che fece ribollire il lago, innalzando colonne di fumo visibili a chilometri di distanza. Nel giro di poche ore, quello che era stato un simbolo di vita e prosperità si trasformò in un campo di lava solidificata, senza lasciare traccia della sua esistenza.
Nonostante la sua scomparsa fisica, il Lago di Nicito non fu mai del tutto dimenticato. Nei secoli successivi, il suo nome continuò a essere tramandato nella toponomastica della città: ancora oggi, una delle strade principali di Catania porta il nome di “Via Lago di Nicito”, a memoria di quel bacino d’acqua che un tempo rispecchiava il cielo della periferia di Catania. Inoltre, studi geologici hanno confermato che nel sottosuolo della città etnea esistono ancora tracce del vecchio bacino lacustre, sepolto sotto metri di lava. Si ritiene che il terreno della zona conservi alcune cavità naturali che un tempo appartenevano al lago, e che alcune falde sotterranee siano ciò che resta di quell’antico specchio d’acqua.
La vicenda del Lago di Nicito è una testimonianza eloquente di quanto il paesaggio possa essere modellato, e talvolta cancellato, dall’imprevedibile potenza della natura. La storia di Catania è costellata di episodi in cui la città ha dovuto adattarsi, reinventarsi e ricostruirsi, sempre sotto lo sguardo vigile e minaccioso dell’Etna. Oggi, passeggiando per via Lago di Nicito o piazza Santa Maria di Gesù, è difficile immaginare che un tempo lì sorgeva il nostro lago. Eppure, se si ascolta con attenzione il respiro antico della città, è possibile percepire l’eco di un passato ormai sommerso, ma mai del tutto scomparso.
Immagine del Lago di Nicito realizzata con l’Intelligenza Artificiale