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Il giallo della morte di Gene Hackman e della moglie

Il 26 febbraio, verso le 13:45, gli agenti dello sceriffo della contea di Santa Fe sono stati inviati a un indirizzo su Old Sunset Trail a Hyde Park, dove è stato ritrovato il cadavere del famoso attore Gene Hackman. Il corpo era già in stato di decomposizione. Nel bagno dell’abitazione è stato poi ritrovato il cadavere della moglie, la pianista Betsy Arakawa, anche questo in avanzato stato di decomposizione e di uno dei loro cani. Il medico legale ha poi stabilito che la pianista Arakawa, 65 anni, era probabilmente morta l’11 febbraio per la sindrome polmonare da hantavirus, una malattia rara e potenzialmente fatale trasmessa dai roditori. Hackman sarebbe deceduto una settimana dopo, il 18 febbraio, per complicazioni cardiovascolari, con l’Alzheimer come fattore determinante. Il medico non ha trovato cibo nel suo stomaco, il che fa pensare che l’attore non si sia reso conto della morte della moglie e che sia morto in assoluta solitudine anche a causa della fame e della disidratazione.
Eugene Allen Hackman, detto Gene, è stato un famosissimo attore statunitense vincitore di due Oscar, su cinque candidature, di quattro Golden Globe, due BAFTA e un Orso d’Argento. Nel 1956 si era sposato con Fay Maltese con la quale aveva avuto tre figli; aveva poi divorziato nel 1986, dopo trent’anni di matrimonio, risposandosi con la giovane musicista Betsy Arakawa.
Nel 2008 aveva annunciato il suo ritiro dalle scene. In merito all’argomento l’attore aveva affermato: “Non ho organizzato una conferenza stampa per annunciare il mio ritiro, ma no, non reciterò più. Mi è stato consigliato di non dirlo, negli ultimi anni, nel caso in cui si presentasse un ruolo irrinunciabile, ma davvero non voglio più farlo”. Forse erano sopraggiunti alcuni problemi di salute o forse la disillusione aveva preso il sopravvento: negli anni, Hackman aveva più volte criticato l’aumento degli effetti speciali e la perdita della profondità narrativa nei film, Poi, negli ultimi 20 anni, Hackman è come se fosse ‘sparito’. Una macabra curiosità: nel 2015 iniziò a circolare una voce secondo cui l’attore fosse morto. In poco tempo la notizia, evidentemente falsa, era diventata virale sui social.
Da molti anni Gene e Betsy avevano comprato a Santa Fe un grande ranch appena fuori dalla capitale del New Mexico, su una collina con vista sulle Montagne Rocciose, dove vivevano appartati senza grandi contatti con l’esterno.
La cosa che ha subito colpito, quando le notizie sulla causa delle due morti sono trapelate (anzi tre, se si tiene anche in considerazione quella del loro cane, rinchiuso in una gabbia dopo aver subito un’operazione chirurgica) è stato l’incredibile isolamento in cui la coppia viveva. Hackman era gravemente malato di Alzheimer, una malattia difficile da gestire, che di solito richiede l’aiuto di specialisti e in certi casi il ricovero presso specifiche strutture. Ma nel caso dell’attore l’unica caregiver è risultata essere la moglie Betsy. Inoltre l’attore aveva tre figli; tutti e tre, una volta appresa la notizia del decesso, hanno affermato di essere in buoni rapporti con il padre ma di non sentirlo da circa due mesi! Leslie Hackman, una delle figlie, vive in California da qualche tempo e ha rivelato che la causa della loro scarsa frequentazione era dovuta alla grande distanza geografica che li separava. Ma è possibile, che in epoca social, in cui in un attimo possiamo raggiugere una persona che vive dall’altra parte del mondo, che a nessuno dei tre figli fosse venuta voglia per mesi di sapere come stava il padre gravemente malato? Betsy telefonava regolarmente alla madre, la 91enne Yoshie Feaster che soffre di demenza, “ma da ottobre non si faceva viva”, ha detto la badante dell’anziana signora al Daily Mail: “Eravamo preoccupati, che cosa poteva essere successo”. Ma la preoccupazione non è bastata ad indagare più a fondo sui motivi di quel silenzio. Gli amici più cari hanno affermato che l’attore viveva da tempo isolato per paura del covid e per questo non lo vedevano.
Alcune domande a questo punto sorgono spontanee: perché uno degli attori più famosi e amati di Hollywood si era allontanato da tutti (l’emergenza covid si è allentata da due anni e non può spiegare questa sorta di segregazione volontaria)? Perché nessuno delle rispettive famiglie e degli amici più cari si era preoccupato del suo silenzio durato mesi? Perché malgrado la ricchezza nessuno aiutava Betsy nel suo ruolo di caregiver di un malato grave; non c’erano domestici o giardinieri che curavano la lussuosa residenza di Santa Fe?
Il mistero si fa ancora più fitto quando viene aperto il testamento. Si apprende infatti che Hackman non ha lasciato niente del suo cospicuo patrimonio di circa 80 milioni ai tre figli e che, invece, l’attore aveva nominato la moglie unica beneficiaria dei suoi beni già nel 1995. Il testamento sarebbe poi stato riaggiornato nel 2005. Un aspetto non secondario, dal momento che non si conosce precisamente quando è stato diagnosticato l’Alzheimer all’attore; quando Hackman ha firmato quel testamento per l’ultima volta nel 2005 era pienamente in grado di intendere e di volere o, in qualche modo, quella decisione è stata influenzata dalla giovane moglie? Hackman si era allontanato dai figli perché deluso dai loro rapporti o la sua decisione non è stata presa in piena lucidità?
Ma ancor più di questo triste aspetto la vicenda fa riflettere anche per altri motivi. Oggi con i social siamo tutti interconnessi. Possiamo scambiare migliaia di messaggi e comunicare in tempo reale con chiunque. Ma ciò malgrado, quando abbiamo davvero bisogno spesso ci ritroviamo soli. E’ come se questa enorme fame di comunicazione fosse solo apparenza: nel momento in cui non ci mostriamo sui social l’algoritmo oscura il nostro profilo. Viviamo di likes, ma ogni comunicazione profonda e reale si è spenta o ridotta. Fama e ricchezza inoltre sembrano essere i valori imperanti. Il mondo sta diventando sempre più aggressivo e feroce, odio e sopraffazione imperversano, sia nei rapporti interpersonali, sia in politica che nei rapporti tra gli stati. Si parla di guerre, riarmo, territori da conquistare e razzismo, senza comprendere che soldi e potere, senza una rete di importanti e significativi rapporti sociali e affettivi, non ci salveranno dalla malattia o, come in questo caso, dalla possibilità di una morte atroce e solitaria.

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