Spettacoli

“Il filo rosso dei messaggeri caduti” al Castello Ursino: il mito ci salverà?

Nella splendida corte del nostro Castello federiciano si è tenuta la richiestissima replica della pièce di Paolo Toti: “Il filo rosso dei messaggeri caduti”. Interpreti: Paolo Toti, Chiaraluce Fiorito, Maria Rita Sgarlato. Produzione: Rebetiko produzioni.
Portatori di verità i miti rimangono sospesi tra passato e presente in una dimensione senza tempo dove gli stessi personaggi diventano simboli atemporali. Anche se inascoltati, non creduti rimangono tuttavia eterni e pur sempre attuali e condivisibili: “È uno spettacolo – sostiene Paolo Toti – che analizzando le diverse personalità dei miti greci di Icaro, Pandora e Cassandra e il vissuto storico dell’eroina Giovanna D’Arco delinea il comportamento e la reazione della società, ieri come oggi, davanti a qualcosa che spesso non riesce a comprendere o ad affrontare”. Sono quattro messaggeri -continua l’autore – riletti come “viaggiatori di mondi, in bilico tra uno spazio-tempo arcaico e una modernità artefatta, (…) portatori di messaggi consegnati ad una umanità in pericolo, moniti per una causa di salvezza:
ICARO, personificazione di un’umanità che tutto vuole raggiungere e, distaccandosi dalla dimensione spirituale e umana, finirà col perdere il senno, le proprie origini, perfino la propria vita.
CASSANDRA, vox clamantis in deserto, colei che vede profilarsi il pericolo della distopia (realtà immaginaria di un futuro negativo ma prevedibile) e della guerra, derisa da una moltitudine che non vuole incrinare le proprie certezze: la umilia, la esclude e la condanna.
PANDORA, divulgatrice delle cronache dei mali di un mondo ferito dalle piaghe contemporanee, le quali si sostanziano nella loro condizione di essere dei mali, ma che prendono forma diversa da epoca a epoca.
GIOVANNA D’ARCO, eroina, mossa dalla Mano Celeste, che riesce a compiere con la sua fede azioni prodigiose e che si rivolge arditamente ad un mondo che adesso non crede più a nulla: sarà l’ultimo messaggio che l’umanità dovrà cogliere.”

Nel racconto, con il linguaggio colto e raffinato di Toti ma al tempo stesso crudo, graffiante, filologicamente ricercato e semanticamente contemporaneo, ogni personaggio, scendendo dall’elegante scalinata aragonese narra, tra parole, coro, musica, danza, gestualità e mimica, sapientemente miscelati a effetti speciali, la propria vicenda umana e mitica, insieme arcaica e incredibilmente attuale se non addirittura proiettata nel futuro.
Così prende vita, e al contempo la perde, il disobbediente giovane Icaro (interpretato dal medesimo autore) perché il fuoco di conoscenza che c’è in lui non sa riconoscere i limiti.
Cassandra non riesce, con la sua vana preveggenza, a fermare le guerre di tutti i tempi.
L’acme si raggiunge con le frenetiche citazioni di Pandora (splendidamente interpretata, con grande enfasi, da Maria Rita Sgarlato) con il crescendo impetuoso, il climax della lunga elencazione dei mali che avrebbero funestato l’umanità.
A lei (la curiosità è donna…), secondo Esiodo (“Le opere e i giorni”) Zeus aveva dato ogni regalo e un vaso (‘mai accettare un dono da Zeus Olimpio!’) con l’ordine però di non aprirlo: “Ma la donna di sua mano sollevò il grande coperchio dell’orcio e tutto disperse, procurando agli uomini sciagure luttuose. Sola lì rimase Speranza …ché Pandora prima ricoprì la giara, per volere dell’egioco Zeus, adunatore dei nembi. E altri mali, infiniti, vanno errando fra gli uomini.”: ieri come oggi.
Infine la Giovanna D’Arco di Chiaraluce Fiorito, che raccontando la sua vicenda umana (dalla gloria al tradimento e al rogo!), sembra incarnare gli inganni, i contrasti, gli oscuri interessi della politica internazionale di tutti i tempi.

Uno spettacolo magico, questo, che vuole dimostrare come la cultura classica, per chi sa comprendere, sia ancora piena di significati.
Toti risponde al dilemma con un testo ‘sapiente’, con una costruzione narrativa che si avvale di valide voci, begli effetti di luce e inserti musicali e ci dimostra che sì, il mito ci parla ancora e si fa sentire da chi abbia intelligenza per comprendere e non voglia chiudere occhi e orecchie.
La denuncia dei mali, sospesa in uno spazio atemporale, di una società atrofizzata, appiattita sul presente e priva di afflato costruttivo può ancora oggi fungere da sprone, scuotere le coscienze, superare le apparenze, spingere all’azione e alla speranza.
La tensione emotiva che dalla scena si trasmette al pubblico può ancora consentire il recupero del mito come strumento di salvezza.
“Il filo rosso che lega questi messaggeri – spiega infine Paolo Toti – è collegato ai destinatari del loro messaggio, i quali possono sottrarsi all’ascolto o scegliere di seguire la luce della speranza”.
Il quesito rimane sospeso nell’aria ma legato alle nostre radici: i miti ci salveranno?

Lo spettacolo in scena è dedicato ai miti classici, quelli che tramandati dalla cultura umanistica sono rimasti nell’immaginario collettivo di chi ha avuto la fortuna di conoscerli e di apprezzarne l’eterna valenza.

Alcune note sugli artisti in scena.

Paolo Toti, catanese (classe 1984), autore dello spettacolo e interprete, allievo di Guglielmo Ferro, formatosi all’Accademia Internazionale del musical dopo alcune esperienze in Svizzera e Spagna è tornato in Sicilia creando nel 2023 la Rebetiko produzioni, un’associazione vocata alla valorizzazione e diffusione dell’arte drammatica, dello spettacolo e della cultura attraverso i linguaggi della rappresentazione ad ampio spettro.
Ha dato il meglio di sé Maria Rita Sgarlato, ottima interprete, diplomata nel 1993 presso la Scuola d’Arte Drammatica del Teatro Stabile di Catania e perfezionatasi in pedagogia teatrale con Nicolaj Karpov, in mimo ed espressione corporea con Gaetano Battezzato, in verso classico e moderno con Giorgio Albertazzi. Docente di dizione e fonetica ha lavorato con i migliori registi in campo nazionale e internazionale.
Valida formazione anche quella di Chiaraluce Fiorito che ha studiato presso l’I.N.D.A. di Siracusa, attrice, danzatrice, specializzata nel teatro di narrazione per bambini e in direzione di cortometraggio sperimentale.

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