Il fantasma della sposa defunta nelle Torre San Filippo
Gli spiriti aleggiano in quasi tutte le case siciliane, presenze che creano un legame tra la nostra realtà fisica e la dimensione ultraterrena che plasma da sempre il bagaglio culturale della nostra isola.
I Fantasmi si aggirano silenziosi in case disabitate, se ne appropriano, ne divengono gli unici possessori e le riempiono delle sofferenze e dei dolori che hanno vissuto in vita trasformandoli in flussi energetici negativi che non permettono a nessun vivente di abitarle.
Così accade che rimangono vuote per anni, senza che qualcuno abbia il coraggio di entrarvi e, nel corso del tempo, si cristallizzano nella cultura popolare come case maledette, stregate da spiriti inquieti che sono rimasti intrappolati tra le mura spoglie per la drammaticità della loro morte.
La Torre San Filippo si trova a 8 chilometri da Ragusa Ibla, è parte di un feudo nobiliare molto grande sulla vallata “Cava Volpe, circondato da un bellissimo parco di ulivi e carrubbi secolari. La Torre è una fortezza in pietra molto particolare edificata nel 1800. Un tempo serviva come torre di avvistamento per controllare i lavori dei campi e la conduzione delle masserie intorno.
Ma nonostante la sua bellezza naturale e storica, questa proprietà non è stata venduta a nessun compratore da oltre un anno della sua messa in vendita.
Essa nasconde un segreto inconfessabile che riecheggia nelle stanze vuote il giorno 7 di ogni mese, quando, tra le ombre della notte, appare all’improvviso lo spettro di una donna che, con il volto contratto dal dolore e dalla paura, corre veloce.
Con i capelli disordinati e con il vestito di stoffa leggera che ondeggia scomposto in sintonia con il suo incedere brusco, attraversa le stanze e si volta indietro preoccupata. Dietro di lei 7 cani, dal manto lucido e nero come la pece, la seguono in una corsa selvaggia. I loro denti aguzzi e bianchi rilucono nel buio delle loro fauci spalancate, mentre una bava spumosa cola di lato come se stessero già pregustando il sapore delle sue carni rosee. Li digrignano ferocemente in un ringhio cupo e pauroso. Esseri maligni, risaliti dalle profondità infernali per tormentarla in eterno, fino alla fine dei tempi, per la sua imperdonabile colpa.
La leggenda narra che, un tempo lontano, il figlio del proprietario dell’antico feudo, si innamorò perdutamente di una giovane bellissima ragazza dai capelli biondi come l’oro. Non potendo vivere senza di lei, la corteggiò assiduamente fino a quando non riuscì a sposarla. All’inizio sembrava che il matrimonio fosse felice, però quando un giorno la giovane donna conobbe un guardacaccia si innamorò di lui. Ricambiata nel suo sentimento, i due divennero amanti. Per potersi incontrare, attendevano che il marito si allontanasse e poi si amavano di nascosto. Ma un giorno, il marito sospettando il tradimento, finse di uscire e invece si nascose per aspettare l’arrivo del rivale.
Quando i due si abbracciarono, si precipitò nella stanza e li sorprese in flagrante. Offeso nell’onore trafisse l’amante e lo uccise. La moglie fuggì ma lui le aizzò contro i suoi cani per sbranarla. Allora lei, terrorizzata, salì sulla torre, ma giunta in cima capì che per lei non c’era alcuna via di scampo, così spalancò una finestra e si gettò nel vuoto.
Il tormento di questa donna si ripete puntualmente ogni mese, quando i 7 cani del marito, appaiono all’improvviso e si lanciano contro di lei, sempre più brutali, nella loro efferata corsa. E lei, povera dama indifesa, corre disperata fino a quando per sfuggire si ritrova davanti alla maledetta finestra e non le resta altra scelta che lanciarsi dall’alto della Torre e lasciarsi cadere, in modo da porre fine alla sua eterna pena.
Questa è la sua punizione per aver amato, per essersi concessa dei momenti di libertà che le hanno permesso di sentirsi una donna amata e viva e non un oggetto da barattare.
La sua triste esistenza è stata trasformata nei secoli dalla tradizione popolare in una inquietante storia di apparizioni misteriose in cui sono stati inseriti elementi tratti dal nostro ricco substrato culturale come la ricorrenza del numero 7. La scelta del giorno e del numero dei cani, molto probabilmente non è casuale in quanto il numero 7 da sempre ha avuto un significato magico sin dai pitagorici, tradizione molto viva nella nostra isola, per i quali era simbolo della totalità di spazio e tempo.
Il numero 7 è il numero più spirituale degli altri in quanto unisce il ternario divino, il 3, con il quaternario terrestre il 4, unendo in un legame indissolubile natura umana a essenza divina. Il 7 rappresenta il punto di incontro tra fisico e spirituale pertanto non poteva non essere un numero simbolico come questo a caratterizzare questa storia popolare in cui il lato umano si fonde con quello spirituale.