L'Opinione

Il conte Coudenhove-Kalergi e il sogno degli Stati Uniti d’Europa

1.

La guerra tra la Russia e l’Ucraina ha fatto divampare il dibattito sul futuro e sulla struttura dell’Unione Europea. In molti ambienti si parla nuovamente di fondare gli Stati Uniti d’Europa, un unico stato federale che inglobi in sé tutti – o quasi tutti – gli stati europei. È un dibattito molto antico che è cominciato nel XVIII secolo e continua ancora oggi.

Il conte Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972) è sicuramente uno dei maggiori teorici del federalismo europeo. È nota la sua appartenenza alla massoneria. Nel 1922 il conte fondò il Mouvement pour leÉtats-Unis d’Europe o Mouvement Paneuropéen di cui divenne il principale leader in tutta Europa. Nel volgere di pochi anni, raccolse nelle sue file importanti figure dell’Europa da banchieri come Max Warburg ad intellettuali come Thomas Mann, Josè Ortega y Gasset ed Albert Einstein a politici come Aristide Briand e Karl Renner (cancelliere austriaco).

Nel 1929 Aristide Brian presentò le idee del movimento del conte alla Società delle Nazioni: “Entre des peuples qui sont géographiquement groupés comme les peuples d’Europe, il doit exister une sorte de lien fédéral”. In questa occasione viene proposto come inno della futura federazione europea l’ “Inno alla gioia” tratto dalla Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven.

Il movimento Paneuropa fu perseguitato prima dal governo nazista in Germania e dopo l’annessione anche in Austria. La Gestapo perquisì il segretariato generale dell’Union Paneuropéenne e sequestrò tutti gli archivi che, poi, furono attentamente studiati e catalogati. Oggi questi documenti sono stati recuperati e si trovano in parte a Mosca e in parte nel fondo privato PP 1000 degli Archivi Cantonali Vaudoises (Svizzera). Il conte Richard riuscì a fuggire grazie all’aiuto dell’ambasciatore della Svizzera M. Jaeger. Successivamente abbandonò la Svizzera, ottenne la cittadinanza francese e partì da Lisbona per gli Stati Uniti d’America (15 agosto 1939) dove riorganizzò il movimento paneuropeo in esilio. Poco prima della partenza nel maggio del 1939 ci fu una grande manifestazione pan-europea a Parigi.

A New York ottenne una cattedra all’Università e organizzò il seminario “L’Europa federale del dopo-guerra” all’interno del quale fu predisposto un abbozzo di Costituzione europea  e fondò il Comitato per un’Europa libera e unita.

Il conte ritornò in Europa nel 1946. L’anno successivo fondò a Gstaad l’Unione parlamentare européenne o Union Paneuropéenne. Questo organismo influenzò moltissimo la formazione del Consiglio d’Europa, della Comunità economica del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e successivamente della Comunità economica per l’energia atomica (CEEA) e della Comunità Economica europea (CEE). Visse in prima persona le difficoltà dell’integrazione europea e il rifiuto da parte degli stati europei democratici di procedere ad un’unione di tipo federalista. Sempre nello stesso periodo si consumò anche il fallimento della creazione di una politica di difesa comune europea (CED).

In questi anni divenne presidente onorario del Movimento europeo insieme a Winston Churchill, K. Adenauer, Robert Schumann, De Gasperi e Spaak.  Nel 1965 lasciò la guida del Movimento europeo. Morì nel 1972 Schurns ed è sepolto in Svizzera ad Oberland.

2.

Per comprendere il suo pensiero bisogna entrare nel clima intellettuale di Vienna dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e della Conferenza di Parigi. Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Woodrow Wilson era in Europa e tutti guardavano a lui come un vero e proprio Messia. Grazie alla sua instancabile azione, fu costituita la Società delle Nazioni con l’intento di mantenere la pace in Europa. Questo evento fu salutato come l’avvento di una nuova era e la realizzazione dei progetti per la pace perpetua dell’Abate Saint-Pierre e Kant. Si levarono tuttavia delle voci critiche. Possiamo solo accennare ad alcuni articoli di Luigi Einaudi (1874-1961) pubblicati nel 1918 su Il Corriere della Sera, poi riuniti nel saggio La guerra e l’unità europea dopo la Seconda Guerra mondiale insieme ad altri articoli e discorsi[1]. La principale critica di Einaudi era rivolta alla struttura confederale della Società delle nazioni e al dogma della sovranità assoluta degli Stati. Proponeva la creazione di uno stato federale sul modello americano.

Lo stesso argomento è stato affrontato da Coudenhove-Kalergi nell’articolo intitolato La questione europea e pubblicato nel luglio 1922 contemporaneamente sulla Vossische Zeitung di Berlino e sulla Neue Freie Presse di Vienna. Tale articolo non ebbe la risonanza sperata, ma certamente è il punto di partenza dell’azione del conte per l’unificazione europea.

La tesi principale è che “l’Europa diventerà, ineluttabilmente, sempre meno potente nella politica mondiale, meno importante nell’economia mondiale se continuerà a frantumarsi in divisioni interne mentre il mondo extraeuropei si concentra in imperi sempre più grandi…[2]. Già negli anni Venti emergevano prepotentemente grandi stati federali (USA, Canada, Messico nell’America del Nord, il Brasile nell’America del Sud, l’URSS in Asia) e grandi imperi (Inghilterra e la Cina). Sosteneva che “il solo modo di scongiurare questo pericolo è la confederazione dell’Europa continentale che vada dal Portogallo fino alla Polonia[3].

La seconda tesi dell’articolo è che “La Società delle Nazioni non ha creato la Paneuropa né l’ha superata. Poiché la lega ginevrina è attualmente un conglomerato inorganico di nazioni non è né una federazione europea né una società mondiale[4].

Il conte proponeva di trasformare la Società delle Nazioni in un organismo più complesso che cominci a realizzare un’integrazione economica a livello europeo e di realizzare un organismo veramente universale a cui delegare il mantenimento della pace e la risoluzione delle controversie tra gli stati[5].

Inoltre possiamo individuare nei testi del conte una terza tesi importante. Ne Il Manifesto europeo sostiene che tramite la tecnica e le comunicazioni le economiche degli stati europei sono interdipendenti tra loro[6] e che una nuova guerra mondiale sarebbe letale e porterebbe un numero enorme di morti.

Questi sono gli scopi della Paneuropa:

  1. alleanza difensiva politico-militare contro l’URSS;
  2. alleanza difensiva economica con l’America.

In conclusione “la Paneuropa non impone nessun freno allo sviluppo nazionale nel senso culturale. Lo scopo non è quello di de-nazionalizzare i popoli europei, ma di integrare le loro individualità nazionali in una vantaggiosa comunità politica ed economica[7].

Il Conte inoltre indica i possibili sostenitori della federazione europea nei partiti borghesi liberali e nei partiti socialisti. Esclude i nazionalisti dell’estrema destra (sciovinisti) e i comunisti. I primi sono esclusi perché vogliono solo l’egemonia del loro stato, i secondi perché vogliono sottomettere l’Europa all’URSS[8].

L’alternativa all’unificazione europea è la disintegrazione dell’Europa in seguito a una triplice catastrofe: una guerra di annientamento interna, la sottomissione alla Russia e la rovina economica.

Nel corso degli anni, il conte modificò sensibilmente le sue idee. Già nell’opera in tre volumi Kampf um Paneuropa (Lotta per l’Europa) prospettava un’unificazione a fasi:

  1. la messa in comune della produzione e dell’acciaio;
  2. formazione di un’unione doganale;
  3. unione monetaria e bancaria;
  4. unione difensiva;
  5. unione politica di natura federale.

Il titolo è inequivocabile: Kampf um Paneuropa (Lotta per l’Europa) si voleva porre come un testo contrapposto al Mein Kampf di Hitler. Soprattutto negli anni Quaranta, durante il soggiorno negli USA, le sue elaborazione richiamano molto il federalismo cantonale della Svizzera (es. Progetto per una costituzione europea).

3.

I principali teorici dell’integrazione europea sono Jean Monnet, Altiero Spinelli, Luigi Einaudi e il Conte Coudenhove-Kalergi.

Jean Monnet è uno dei principali esponenti del funzionalismo. È un modello minimalista, che lascia ampio spazio agli stati di decidere in base al realismo politico quali e quanti settori integrare a livello europeo e lascia tendenzialmente aperto il dibattito sulla struttura definitiva dell’Unione Europea.

I modelli tracciati da Spinelli ed Einaudi mirano a realizzare in Europa sul modello degli Stati Uniti d’America. Spinelli elabora un federalismo colorato di venature progressiste e socialdemocratiche. Einaudi sviluppa minutamente nei suoi testi la struttura economica degli Stati Uniti d’Europa. La creazione di un grande libero mercato è vista come antidoto all’oligopolismo delle piccole patrie.

Il modello del conte Coudhenove-Kalergi è per certi versi intermedio.

Tale modello traccia delle fasi ben precise per il passaggio dalla confederazione allo stato federale e pone alcuni criteri ben precisi sulla strutturazione degli Stati Uniti d’Europa. Tuttavia, come già detto, il suo modello di riferimento è prevalentemente la Svizzera. Il conte è molto più attento rispetto a Monnet, Einaudi e Spinelli, alla struttura ideologica e culturale del futuro stato e soprattutto ha una maggiore attenzione per le identità nazionali e le minoranze etniche e religiose.

Richard Coudenhove-Kalergi era profondamente religioso e cattolico. La sua Paneuropa aveva come riferimento l’individualismo e la cultura greca e il cristianesimo sociale. Questo mix culturale doveva servire da collante ideologico all’Europa in alternativa all’edonismo della società americana e al materialismo del sistema sovietico.

Negli ultimi anni di vita, il conte criticò la deriva tecnocratica della Comunità economica europea e rimase molto colpito dalle difficoltà di integrazione di quell’organizzazione.

4.

Da questa breve esposizione è possibile affermare come il conte abbia pesantemente influenzato i processi di integrazione europea. Attualmente l’Unione Europea è un organismo ibrido a metà tra una confederazione e uno stato federale. Ad esempio, i trattati disciplinano il Consiglio dell’Unione europea che è un organo caro ai confederalisti. Al tempo stesso, il Presidente della Commissione pronuncia ogni anno un discorso sullo Stato dell’Unione un po’ come il Presidente degli Stati Uniti. Su molte materie economiche, l’integrazione europea è quasi assoluta. A livello penale ci sono enormi difficoltà. Il processo di unione monetaria e bancaria sembra essere bloccato. La politica estera dell’Unione europea è tutt’altro che comune. In materia di difesa si stanno compiendo alcuni passi solo dopo scoppio della guerra tra la Russia e l’Ucraina.

Come sarà l’Unione europea del futuro?


[1] L. Einaudi, La Guerra e l’Unità europea, Il Mulino, Bologna, 1986.

[2] R. Coudenhove-Kalergi,, Storia di paneuropa, Ferro Edizioni, Roma 1965, pag. 19.

[3] R. Coudenhove-Kalergi,, op.cit., pag. 32.

[4] R. Coudenhove-Kalergi,, op.cit., pag. 33.

[5] R. Coudenhove-Kalergi,, op.cit., pag. 33-34.

[6] R. Coudenhove-Kalergi,i, op.cit., pag. 51.

[7] R. Coudenhove-Kalergi,, op.cit., pag. 36.

[8] R. Coudenhove-Kalergi,, op.cit., pag. 39.

Articoli correlati

Back to top button