Il “Capitano Ultimo”, leggenda senza volto
Sergio De Caprio, il colonnello dei Carabinieri che mise fine alla vita a delinquere di Toto Riina, il capo di Cosa Nostra, ha recentemente concluso la sua carriera congedandosi, rilascia, a gentile concessione, al nostro giornale questa intervista esclusiva; da siciliana mi permetto di esprimere tutta la mia sentita ammirazione e gratitudine verso il suo operato e dedico un pensiero sempre vivo a tutti i caduti, che hanno combattuto, per la legalità ed a tutte le vittime di mafia.
Quanto il suo lavoro a servizio dello stato, con le operazioni ed arresti svolti, ha cambiato le sorti storiche dell’Italia?
Esprima anche il suo pensiero sull’importanza dell’antimafia in questa società odierna.
«Mah… non so che cambiamenti abbia determinato! Una cosa certa è che sia il mio operato che quello dei miei colleghi carabinieri, che si trovavano con me, non ci ha cambiati. Noi siamo rimasti sempre gli stessi; i ragazzi semplici che avevano voglia di ribellarsi all’oppressione, alla violenza ed all’autoritarismo. L’abbiamo fatto – così ci siamo donati – senza volere nulla in cambio; in questo senso abbiamo vinto.
L’antimafia di oggi è una parola; diventata un qualcosa che sa di potere, di celebrazione, che sa di violenza! Mentre invece è: opporre alla violenza il dono disinteressato della propria vita, del proprio esempio e della propria umanità.
Adesso, poi, quando ci sono le celebrazioni e quando si parla di potere trovo che diventa una cosa squallida; che non mi appartiene e non mi è mai appartenuta. La lotta all’antimafia l’hanno fatta Falcone, Borsellino, il Capitano Diego Minnella, Cassarà, Montana, il Capitano Emanuele Basile, il Capitano Mario D’Aleo, il Generale Mori, il Capitano De Donno e tantissimi altri funzionari di polizia e carabinieri; che hanno combattuto sulla strada. Oggi, invece, tutti in televisione a fare feste e festini».
Un uomo con il suo forte intuito investigativo può realmente mai vivere la vita da civile?
«Il mio obiettivo è quello di tornare ad essere il nulla; è quindi ora il tempo di tornare, felice, a essere nulla. Quel nulla da cui proveniva quel ragazzo di 15 anni che lasciò la sua famiglia e decise di andare a fare la Scuola Militare Nunziatella; dove ho imparato tantissimo».
Parliamo di un altro capitalo della sua vita; come nasce la sua missione Associazione Volontari di Capitano Ultimo onlus?
«Nasce camminando sulla strada; guardando le vittime di soprusi e violenze. Persone sconfitte, predate ed abbandonate.
E…scavando nei loro occhi, nei loro sguardi, abbiamo visto bene – occhi profondi – che non sapendo parlare, scrivere o disegnare, non sapendo fare niente; volevano dire tante cose.
Quindi vogliamo raccogliere quelle lacrime – quelle grida – ci piacerebbe farle diventare prosperità, speranza, amicizia e fratellanza».
Ci parli, invece, del pub della legalità.
«È un pub in cui si organizzano eventi. Assieme al regista Ambrogio Crespi vogliamo raccontare le storie di vita delle persone che hanno combattuto per la legge, donandosi agli altri; per una sicurezza che è prima di tutto fratellanza. Ecco il senso del pub della legalità; è grazie a questi eventi che si potrà sostenere, poi, la sopravvivenza, attraverso le donazioni, dei ragazzi della nostra casa famiglia e delle altre case famiglia che aderiscono ai nostri progetti. Così cerchiamo di aiutare e di contrapporre, a quelli che prendono, quelli che danno».