Il campo non mente: Sinner risponde con i fatti

Jannik Sinner ha aggiunto un nuovo capitolo alla storia del tennis italiano con la straordinaria vittoria agli Australian Open 2025, superando Alexander Zverev con il punteggio di 6-3, 7(7)-6(4), 6-3. Il giovane campione altoatesino ha confermato ancora una volta di appartenere all’élite mondiale, rafforzando la sua posizione di assoluto protagonista nel circuito ATP. Tuttavia, sebbene il trionfo di Melbourne avrebbe dovuto rappresentare una consacrazione unanime, una parte del mondo del tennis continua a sollevare dubbi e insinuazioni sulla sua figura. L’attenzione mediatica che lo circonda non riguarda soltanto le sue imprese sportive, ma anche l’indagine sul doping che lo ha coinvolto. Risultato positivo al clostebol a causa di una contaminazione accidentale e infinitesimale (tanto da non potersi considerare doping), Sinner è stato inizialmente assolto da un tribunale indipendente. Nonostante ciò, l’Agenzia Mondiale Antidoping ha deciso di impugnare la sentenza, portando la vicenda davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport, con un’udienza fissata per aprile. Sebbene non esistano prove di un utilizzo intenzionale della sostanza, il giovane azzurro è stato oggetto di critiche spesso eccessive, che sembrano andare oltre una semplice valutazione sportiva. Tra i suoi detrattori più accesi figura Nick Kyrgios, noto per le sue dichiarazioni provocatorie. L’australiano ha recentemente lasciato intendere, attraverso un commento sui social, che Sinner non sarebbe un esempio positivo per i giovani talenti, riferendosi in particolare a Cruz Hewitt, figlio di Lleyton Hewitt, che si è allenato con il tennista italiano. Andy Roddick, ex numero uno del mondo, ha replicato definendo Kyrgios un “influencer del tennis che vive per i like”, evidenziando l’incoerenza delle sue affermazioni. Anche Evgenij Kafelnikov, ex campione russo, ha espresso un giudizio critico sullo stile di gioco di Sinner, liquidandolo come “meccanico e poco creativo”, sostenendo che Carlos Alcaraz rappresenti l’unico vero erede dei Big Three. Opinioni che, più che su un’analisi tecnica approfondita, sembrano basarsi su pregiudizi personali. A contrastare queste critiche, sono arrivate le parole autorevoli di Adriano Panatta, che ha difeso Sinner con determinazione: “Sarebbe scandaloso se venisse squalificato. Il sistema delle impugnazioni non garantisce equità”. Il campione italiano ha sottolineato non solo l’ingiustizia della vicenda, ma anche i rischi di un meccanismo che appare più punitivo che imparziale. In un contesto in cui le opinioni spesso si mescolano ai fatti, Sinner risponde con il linguaggio del tennis giocato. Il suo talento, la dedizione e il rigore con cui affronta ogni sfida parlano più di qualsiasi accusa. Gli attacchi, spesso immotivati e generati dall’invidia, non scalfiscono un campione che, con la racchetta in mano, continua a scrivere la propria storia senza lasciarsi trascinare nelle polemiche. Il campo, come sempre, resta l’unico vero giudice.