Il bisogno psicologico dei pazienti oncologici: quali le risposte?
Il XVI Rapporto FAVO 2024, sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presenta una ampia premessa a sulla crisi strutturale del Sistema Sanitario Nazionale, di cui denuncia il livello di diseguaglianza.
La disparità dell’accesso alle prestazioni non è più tra regioni virtuose e meno virtuose, o tra sanità pubblica e privata, ma tra cittadini che possono curarsi, anche con mezzi propri, e cittadini che sono costretti a rinunciare alle cure.
E il rischio di diseguaglianza è ancora più elevato per i malati di tumore. Anche perché questi pazienti hanno un bisogno di assistenza multidisciplinare, che non si esaurisce con la guarigione clinica.
Certamente i progressi delle terapie mediche hanno consentito un aumento della prospettiva di vita dei pazienti, quantificato da “I Numeri del Cancro 2023” in 268.472 morti evitate dal 2007 al 2019, e in 4 milioni di pazienti in vita dopo una diagnosi oncologica recente.
Tali esiti, pur essendo molto confortanti, restano sganciati da una strategia più ampia di controllo del cancro, così come prevede il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, e che include: aderenza agli screening oncologici, accesso ai test di biologia molecolare, percorsi terapeutici, riabilitazione psico-fisica, adozione di stili di vita salutari.
Secondo Favo, la priorità rimane l’implementazione delle Reti Oncologiche Regionali, nate a seguito del recepimento dell’Intesa Stato Regioni del 2019, ma non in tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di ottimizzare i percorsi di cura, attraverso la pubblicazione in Gazzetta dei cosiddetti PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) e il costante monitoraggio delle procedure cliniche attuate nei Centri Specialistici, ovvero quelle strutture sanitarie identificate dall’Assessorato Regionale alla Sanità come appropriate per quella patologia.
La Sicilia, che viene annoverata tra le “Regioni Autonome in crescita”, insieme a Campania, Puglia, Marche e Province Autonome di Trento e Bolzano, ha attivato da tempo un Coordinamento che si è occupato dei PDTA tumore-specifici, e che ha visto un lavoro poderoso soprattutto in ambito di Tumore della Mammella, con l’identificazione di 17 Breast Unit in tutto il territorio regionale e il controllo delle cartelle cliniche quale strumento di monitoraggio dei percorsi.
In tutti i PDTA pubblicati dalla ReOS è stato inserito un paragrafo specifico sul Supporto Psiconcologico – rivolto a pazienti, caregivers e operatori sanitari – con l’indicazione di due strumenti per lo screening del distress emozionale e l’eventuale pianificazione del trattamento psicologico più adatto per il paziente e i suoi familiari.
La vision olistica della nostra Rete Oncologica ha sempre anticipato di gran lunga la fotografia reale delle Unità Operative e dei Servizi Territoriali, che risultano carenti di un percorso di presa in carico dei bisogni psico-emotivi del paziente.
In linea con il modello Hub e Spoke dei Centri Specialistici, anche per la psiconcologia, l’idea iniziale della ReOS era, ed è, quella di inserire la figura dello psiconcologo, in modalità integrata – non accessoria – nei centri Hub, per lo screening precoce del distress emozionale e l’implementazione di buone prassi comunicative, e di aprire ambulatori dedicati ai pazienti oncologici, nel territorio, per garantire la continuità di assistenza.
Tale idea rischia di rimanere solo platonica, se non trova una volontà politica che la renda operativa, come accaduto recentemente per lo Psicologo delle cure primarie.
Ad oggi due regioni, il Lazio e la Puglia, si sono dotate di leggi per l’implementazione dei Servizi di psiconcologia; a livello nazionale è stata presentata nel 2022 una proposta di legge dall’On. Cattoi per l’istituzione, il potenziamento e l’integrazione dei servizi di psico-oncologia nell’ambito del percorso di assistenza e di cura dei pazienti oncologici ed onco-ematologici.
La carenza di supporto psiconcologico rimane ancora uno dei maggiori bisogni non corrisposti, riferiti dai pazienti (Collicelli et al 2012; Oncoline AIOM 2023).
Come ribadisce sempre Annamaria Mancuso, la Presidente Nazionale di Salute Donna, ci vuole una mente forte per sostenere le terapie, per sopportare certe comunicazioni, per gestire la quotidianità stravolta.
L’eterogeneità dei percorsi, la sovrapposizione di diagnosi anche genetiche, gli effetti delle terapie, di cui si parla rapidamente nei convegni, sono traumi reali e prolungati per persone che non sempre hanno una condizione familiare e sociale su cui contare o possiedono la capacità di automotivarsi, per citare Goleman. Tali questioni meritano più attenzione.