I Paesi BRICS, nuova realtà internazionale?
Sui giornali e sui social, da fine ottobre, dopo il vertice a Kazan, in Russia, è rimbalzato in modo più insistente il termine BRICS, una parola dal suono dolce, che, invece, cela, dietro queste 5 lettere, un importante acronimo di natura politica e soprattutto economica, che caratterizza una nuova realtà di alleanze tra Stati del Sud globale in contrapposizione all’egemonia dell’Occidente.
Una nuova realtà internazionale?
Ci si inizia a chiedere.
Con cui l’Occidente dovrà necessariamente confrontarsi?
BRICS è un raggruppamento delle economie mondiali emergenti, formato dai Paesi del già esistente BRIC creato da Brasile, Russia, India e Cina con la nuova collaborazione di Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran.
Un acronimo che è stato coniato nel lontano 2001 dall’economista Jim O’Neill il quale previde che queste economie in rapida crescita avrebbero dominato l’economia globale entro pochi decenni.
Le sue non si sono rivelate solo previsioni perché oggi, a distanza di vent’anni, i BRICS continuano il loro progetto iniziale con l’appoggio di altri paesi ( Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Malesia, Kazakhstan, Nigeria, Thailandia, Turchia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam) che, pur non facendone parte come membri effettivi, ma solo come partner ufficiali, hanno dato vita a un gruppo consistente che si pone come una nuova realtà economica.
36 Paesi che si sono riuniti lo scorso fine ottobre, intenzionati a creare un nuovo ordine mondiale basato non più sul dollaro, in evidente opposizione all’attuale egemonia del modello occidentale.
Paesi BRICS che hanno approvato l’uso delle valute nazionali per le loro transizioni commerciali, attraverso l’utilizzo dei rispettivi sistemi bancari su una piattaforma autonoma rispetto a Swift. Anche se non è stata ancora adottata alcuna moneta unica, nonostante si parli, da tempo, di una valuta dei BRICS la cosiddetta: “R5” dalle iniziali delle valute nazionali dei Paesi fondatori ( Reais, Rublo, Rupia, Renminbi e Rand) che dovrebbe circolare solo in forma digitale e in parallelo alle valute esistenti.
Ma i BRICS saranno in grado di portare a compimento questa loro ambiziosa sfida?
Questa è la domanda che tutto il mondo occidentale si sta chiedendo, non senza riserve e la preoccupazione di perdere la propria leadership, in considerazione della costante e continua crescita economica di tutti gli Stati membri BRICS.
In termini di Pil globale, i dati della Banca Mondiale confermano che l’economia mondiale non è più dominata, come un tempo, dagli Stati Uniti, ma che è diventata multipolare. Se i BRICS vent’anni fa non arrivavano al 19% del prodotto mondiale, oggi hanno raggiunto il 37% contro il 29% dei G7.
Un evidente trend di crescita che pone l’Occidente e gli Stati Uniti, volenti e nolenti, a dover considerare questa nuovo raggruppamento di Stati non come un’innocua alleanza tra Paesi.
Adesso è necessario confrontarsi con questa nuova realtà geo-politica che è cresciuta economicamente in modo esponenziale e che, oggi, è in grado di contrastare efficacemente la potenza occidentale.
Un contesto economico e politico che sta emergendo in modo evidente e che ha trovato una sua conferma nella presenza, anche se contestata, del segretario Onu, Antonio Guterres, a questo XVI vertice di Kazan. Essa evidenzia in modo chiaro che non si tratta più di semplici incontri, ma di nuovi equilibri che vanno delineandosi in modo sempre più decisivo.
Equilibri che non sono più così aleatori e impossibili se il portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel ha sentito la necessità di affermare che questo progetto alternativo allo Swift “mina il ruolo del dollaro ed è una minaccia diretta alla democrazia del mondo”.
Il vertice dei BRICS a Kazan e l’immediata reazione degli Stati Uniti, confermano che si sta configurando un nuovo assetto mondiale. In questi vent’anni il ruolo egemonico Usa si è andato sempre più ridimensionando e di conseguenza l’Occidente, ridotto a loro “servo bellicista” si è ritrovato sempre più isolato economicamente.
Presumibilmente, il nostro futuro sarà caratterizzato non più da una sola egemonia economica, ma da tutte queste nuove economie emergenti rappresentate proprio dai BRICS. Pertanto è ipotizzabile che il ruolo geo-politico non sarà più svolto da uno Stato dominante ma potrebbe essere redistribuito in modo più equilibrato.
E l’avanzata dei BRICS suggerisce una tale direzione.
E soprattutto sembra confermare che i BRICS si stanno consolidando come una nuova realtà internazionale in grado di interagire e di alterare gli equilibri esistenti.
Se da un lato potrebbe rivelarsi positivo, nello scardinare il secolare ruolo suprematistico dell’uomo occidentale a costo della vita degli altri popoli, dall’altro però si potrebbe creare una sorta di blocco anti-occidentale che potrebbe virare in una guerra di affermazione contro tutto l’Occidente, senza contare che questo blocco multipolare potrebbe scatenare al suo interno delle lotte intestine tra i Paesi membri per la propria egemonia.
Nessuno di noi possiede una sfera di vetro per poter predire il futuro, però siamo consapevoli che, considerate tutte le guerre in corso per motivi prettamente economici, nuovi conflitti sono nascosti dietro a ogni angolo di questo difficile quanto controverso percorso intrapreso dai BRICS.
E che né loro né l’Occidente saranno disposti a un facile confronto.
Affinché si realizzi sarebbe necessaria quella tolleranza reciproca e quel rapporto di cooperazione che, finora, nessuno ha dimostrato di possedere.