Sanità

I medici specialisti convenzionati verso lo stop delle prestazioni sanitarie

“Nel corso della riunione congiunta della Commissione Sanità e Bilancio dell’Assemblea Regione Siciliana, tenutasi lo scorso 5 marzo, le organizzazioni sindacali hanno ribadito che servono 50 milioni di euro per l’aumento delle tariffe e, in ogni caso, che bisogna comunque mettere più risorse all’interno dell’aggregato della specialistica ambulatoriale. Se non si fa questo aumenteranno le lungaggini delle liste d’attesa”, lo dichiara il Presidente Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio) Salvatore Calvaruso che aggiunge: “Se la Regione non troverà una soluzione per adeguare Le tariffe saremo costretti a intraprendere azioni di protesta, fino alla sospensione dell’erogazione delle prestazioni mediche in convenzione”.

Oltre a ciò, il Cimest sottolinea una serie di importanti punti:

Un sistema sanitario sotto pressione

L’integrazione tra pubblico e privato accreditato è sempre stata un pilastro del sistema sanitario siciliano, garantendo accesso diffuso e tempestivo alle cure. Tuttavia, il nuovo nomenclatore tariffario e alcune dichiarazioni politiche hanno sollevato forti preoccupazioni sul futuro del settore.

L’importanza del privato accreditato nella sanità territoriale

Durante la pandemia da Covid-19, le strutture ambulatoriali private accreditate hanno giocato un ruolo essenziale nel decongestionare gli ospedali, permettendo ai cittadini di accedere a visite specialistiche e diagnostica senza sovraccaricare il sistema pubblico. Questo modello si è dimostrato vincente, garantendo efficienza e capillarità sul territorio.
Oggi, però, la sostenibilità economica del settore è minacciata da tariffe sottocosto imposte dal nuovo nomenclatore tariffario, che mettono a rischio la qualità delle prestazioni e la sopravvivenza di molte strutture.

Il nodo delle tariffe: una crisi annunciata

Le nuove tariffe per le prestazioni sanitarie accreditate risultano insostenibili per gli operatori del settore. In particolare, i comparti della patologia clinica, delle visite specialistiche e della riabilitazione non risultano più economicamente sostenibili.
Se non verranno adeguate le tariffe, molte strutture saranno costrette a ridurre i servizi o addirittura chiudere, con gravi ripercussioni sui tempi di attesa e sull’accesso alle cure per i cittadini.

L’Assemblea Regionale Siciliana: tra proposte e polemiche

Per affrontare questa emergenza, le Commissioni Bilancio e Sanità dell’Assemblea Regionale Siciliana hanno convocato una seduta congiunta, con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete per aumentare le tariffe e garantire la sostenibilità del settore.

Mentre diversi deputati regionali e il direttore generale dell’Assessorato alla Salute hanno espresso la volontà di risolvere il problema, l’intervento dell’assessore alla Salute, dott.ssa Faraoni, ha suscitato forti perplessità tra gli operatori sanitari e le organizzazioni sindacali.

Le dichiarazioni dell’assessore Faraoni e la reazione del settore

Invece di evidenziare il ruolo fondamentale delle strutture accreditate, l’assessore ha dichiarato che “nelle regioni dove il privato accreditato non esiste e dove prevale il sistema pubblico, la sanità funziona meglio”.
Questa affermazione è stata accolta con sconcerto dagli operatori del settore, soprattutto considerando che, durante la pandemia, l’Emilia-Romagna, con un sistema sanitario prevalentemente pubblico, ha registrato quasi il doppio dei morti della Sicilia.
A destare ulteriore preoccupazione sono state le parole dell’assessore in merito al futuro del settore: “Sarete sostituiti da grossi colossi, fatevene una ragione”. Un messaggio che è stato interpretato come un annuncio della progressiva scomparsa del privato accreditato, con il rischio di una concentrazione dei servizi sanitari in poche grandi realtà economiche.
Le organizzazioni sindacali hanno denunciato che queste dichiarazioni ignorano il valore del modello sanitario misto e mettono a rischio un sistema che ha dimostrato di funzionare, specialmente nei momenti di maggiore crisi.

Il problema della distribuzione delle risorse sanitarie

Secondo le sigle sindacali, il vero problema della sanità siciliana non è la presenza del privato accreditato, bensì la cattiva distribuzione delle risorse sanitarie.

Attualmente, il Ministero della Salute assegna alla Sicilia circa 1,3 miliardi di euro, ma la distribuzione di questi fondi sarebbe squilibrata:

  • Chi eroga meno prestazioni riceve più risorse.
  • Chi eroga più prestazioni riceve meno fondi.

Questa distorsione crea un’ingiustizia strutturale che penalizza le strutture più efficienti e contribuisce all’aumento delle liste d’attesa, un problema che secondo i sindacati è solo un “falso problema” utilizzato per giustificare politiche restrittive nei confronti del settore accreditato.

La mobilitazione del settore: informazione e protesta

A seguito di queste dichiarazioni, le organizzazioni sindacali hanno annunciato una serie di iniziative per informare cittadini e istituzioni sulle criticità del sistema sanitario siciliano.

Nei prossimi giorni verranno pubblicati comunicati stampa settimanali a puntate per dimostrare, con dati alla mano, che:

  1. Le liste d’attesa non sono causate dal privato accreditato, ma dalla cattiva gestione delle risorse.
  2. L’attuale distribuzione dei fondi penalizza le strutture che erogano più prestazioni.
  3. L’eliminazione del privato accreditato comporterebbe un peggioramento dell’accesso alle cure e della qualità dei servizi.

Conclusione: il futuro della sanità siciliana è in bilico

L’integrazione tra pubblico e privato accreditato ha garantito alla Sicilia un sistema sanitario efficiente e capillare, soprattutto nei momenti di maggiore emergenza come la pandemia. Tuttavia, l’attuale crisi delle tariffe e le recenti dichiarazioni dell’assessore Faraoni sollevano interrogativi inquietanti sul futuro di questo modello.
La politica ha ora la responsabilità di trovare soluzioni concrete per garantire la sostenibilità economica delle strutture accreditate e tutelare il diritto alla salute dei cittadini siciliani. L’Assemblea Regionale Siciliana ha aperto un dialogo, ma solo con interventi concreti si potrà evitare il rischio di una sanità meno efficiente, meno accessibile e meno giusta.

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