I giovani usano sempre meno parole: impoverimento linguistico o cambiamento?

Il linguaggio dei giovani di oggi è sempre più semplice e sempre più schematico.
Secondo numerose ricerche, i giovani di oggi posseggono un vocabolario di circa 800 parole contro le 1500 dei ragazzi delle generazioni precedenti.
E il dito viene puntato, senza esitazione, contro i social e le piattaforme digitali che hanno cambiato il modo di comunicare, un processo che ha inevitabilmente logorato i vecchi schemi lessicali e ha determinato un progressivo impoverimento linguistico.
I giovani comunicano con pochissime parole, con hashtag, emoji, Gif e i loro messaggi hanno sempre meno termini e, soprattutto, sempre meno frasi complesse.
Il linguaggio aulico o i periodi articolati sono stati banditi in nome di parole più snelle che veicolino il massaggio in maniera diretta.
Questa progressiva riduzione ha generato un alleggerimento del linguaggio così come è stato evidenziato da uno studio condotto dall’Università La Sapienza di Roma che, analizzando centinaia di messaggi, ha appurato come i social abbiano cambiato le modalità di comunicazione delle nuove generazioni, però, parallelamente, è stata riscontrata una costante introduzione di neologismi e di termini tratti dalla lingua inglese.
In sostanza nonostante questa evidente semplificazione, i giovani si servono di nuove terminologie.
Per cui se da un lato si registra un generale impoverimento, dall’altro si assiste a un incremento di parole nuove non inserite nel vocabolario della lingua italiana.
Pertanto parlare solo di impoverimento è riduttivo, piuttosto di cambiamento della lingua generato dalla globalizzazione digitale e legato alle dinamiche sociali che impongono velocità e schematicità nelle comunicazioni.
Un cambiamento riscontrato anche da Paolo d’Achille, Presidente dell’Accademia della Crusca che ha parlato di un “italiano da tempo in movimento” e collegato in modo diretto alle trasformazioni sociali, economiche, politiche e culturali degli ultimi decenni.
Sono tanti gli specialisti del settore che confermano le parole di Paolo D’Achille e che affermano che è in atto una evoluzione della lingua che più che produrre un inaridimento della stessa, sta conducendo verso una direzione linguistica caratterizzata dall’impronta tecnicistica e multimediale della nostra società.
Oggi si parla prevalentemente per immagini o con espressioni brevi improntate all’immediatezza.
La velocità caratterizza ogni aspetto della nostra esistenza e questa si ripercuote non solo in ogni nostra azione, ma anche nel modo in cui comunichiamo.
La semplificazione se da un lato genera impoverimento, dall’altro è dettata dalla necessità di dover compattare concetti e pensieri in modo che possano essere trasmessi il più velocemente possibile.
Nonostante queste evidenze, non si può negare che questo crescente impoverimento lessicale porta con sé delle conseguenze negative.
Una contrazione sempre più marcata della lingua conduce a una mancanza di conoscenza e di padronanza delle parole e di conseguenza, meno parole si conoscono e meno si ha la capacità di dare voce alle proprie emozioni e di esprimere i propri pensieri.
Un lessico fatto di poche parole non permette di sviluppare adeguatamente un senso critico e non consente di elaborare concetti pertanto conduce a una pericolosa banalizzazione della comunicazione che inevitabilmente porta gli individui a uniformarsi alle informazioni di massa.
Se da un lato i social e l’IA hanno spalancato frontiere inimmaginabili, dall’altro hanno creato pericolose forme di dipendenza.
L’IA è capace di rispondere a ogni nostra domanda e di scrivere un testo in una manciata di secondi.
Per i ragazzi è sempre più diffusa l’abitudine del copia incolla, basta un click e si ha un testo bello e pronto.
Ma è un testo anonimo che non esprime alcun bagaglio culturale e interiore.
Il lessico ha sempre svolto un ruolo fondamentale come veicolo di valori in quanto un’ampia conoscenza di parole permette di trasmettere in modo più approfondito concetti profondi ed essenziali.
Se non siamo capaci di comunicare non siamo nemmeno capaci di pensare.
Un lessico povero e una conseguente capacità limitata di coniugare i verbi, compromette seriamente la nostra possibilità di elaborare un pensiero complesso e articolato. Sembra banale, ma se non si conosce più la valenza del condizionale si può avere difficoltà a elaborare un pensiero ipotetico o deduttivo così come non essere in grado di usare le diverse forme del futuro potrebbe rendere difficile pianificare il nostro futuro. Per di più, una ristretta conoscenza delle parole, non permette di comprendere un documento, un contratto e di conseguenza riduce le nostre possibilità di far valere i nostri diritti.
Il linguaggio è un’eredità antichissima che ha contraddistinto l’Homo Sapiens da qualunque altra specie e tutti noi, oggi, abbiamo il dovere di proteggerlo.
Invece di sacrificare sull’altare della rapidità e dell’immediatezza questo nostro preziosissimo bene, dovremmo insegnare ai nostri giovani a custodirlo e a comprendere che una piena padronanza lessicale è stata e sempre sarà la più grande manifestazione del pensiero umano.