I doveri dell’uomo secondo Giuseppe Mazzini
“Noi tutti, quanti siamo uomini di progresso e di fede nella vita collettiva dell’Umanità!”
“Il nostro ideale, (…): un solo padrone, Dio: una legge sola, Progresso: un solo interprete della legge di Dio sulla Terra, il popolo: duci la Virtù e il Genio.”
“Nel nome di Dio e del Popolo, noi siamo uno, i nuovi pagani saranno impotenti, il vecchio mondo sarà vinto da noi. Dio c’inspirerà poi le vie del futuro!”.
Giuseppe Mazzini
1.
Giuseppe Mazzini, profeta del Risorgimento e padre dell’Unità d’Italia, pubblicò nel 1860 il breve saggio intitolato I doveri dell’uomo. In un numero estremamente ridotto di pagine ha condensato la propria visione etica e politica.
Il titolo richiama immediatamente un’altra grande opera: il De Officiis di Marco Tullio Cicerone. Poco prima di morire, il grande oratore romano scrisse il proprio testamento spirituale e politico.
Le due opere sono molto differenti pur trattando lo stesso argomento. Cicerone si rivolge al figlio, mentre Mazzini si rivolge agli operai e tendenzialmente all’Umanità. Il primo è un cives della Repubblica Romana, il secondo è l’erede dell’oratore cosmopolita che si sviluppa a partire della Rivoluzione Francese. Il vecchio Cicerone è ormai consapevole di essere al crepuscolo politico e un perseguitato politico. Al contrario, Mazzini continua ad agire come un profeta, ma forse, nel profondo, aveva compreso di essere nella fase calante della sua carriera politica che aveva avuto il suo punto più alto nel biennio 1848-1849 con la nascita e la disfatta della Repubblica Romana.
2. Le idee filosofiche di Giuseppe Mazzini.
Il grande patriota ha elaborato nel corso della sua lunga vita un vero e proprio sistema filosofico a sostegno delle proprie proposte politiche. Alcuni dei capisaldi di questo sistema sono facilmente rintracciabili proprio: A) l’Unità di Dio, del cosmo e del genere umano; B) la Legge di Dio; C) la teoria dei cerchi concentrici.
A) L’Unità di Dio, del cosmo e del genere umano.
Riprendendo un’antica tradizione filosofica, Mazzini sostiene che esiste un unico Dio che è anche Padre, Intelletto, Amore ed Educatore supremo dell’Umanità[1]. L’universo è la sua manifestazione e il suo Tempio e tutte le creature sono sottoposte alla sua Legge universale ed eterna. L’Umanità è un vero e proprio Ente che partecipa alla vita del Cosmo e all’azione provvidenziale ed educatrice di Dio nella Storia[2]. Essa è un vero e proprio corpo mistico come quello descritto dal San Paolo nella Lettera ai Romani che Mazzini cita e commenta in modo abbastanza ampio nell’opera intitolata Dei Doveri dell’Uomo.
B) La Legge di Dio.
Mazzini ribadisce sempre che l’Universo è regolato da una Legge che è voluta da Dio. Sancisce uno stretto collegamento tra ordine naturale fisico e legge morale: “Dio è l’unico legislatore della razza umana. La legge è l’unica alla quale voi dobbiate ubbidire. Le leggi umane non sono valide buone se non in quanto vi si uniformano, spiegandola e applicandola”[3].
Il genere umano conosce e partecipa della Legge di Dio in modo progressivo e questo avviene principalmente nella coscienza di ogni individuo, nell’interpretazione del Genio o di un buon legislatore e nell’azione educatrice di Dio all’Umanità. “…dovunque il grido della vostra coscienza è ratificato dal consenso dell’Umanità, ivi è Dio, ivi siete certi di avere in pugno la Verità: l’uno è la verificazione dell’altro”[4].
Sicuramente, mentre scriveva il saggio in cui parla Dei doveri dell’Uomo, il padre del Risorgimento aveva in mente il libro di Marco Tullio Cicerone Sui doveri (De officiis) in cui è sostenuto con estrema chiarezza la stretta connessione tra legge fisica e legge morale sulla scia dello Stoicismo Medio incarnato da Panezio e Posidonio. In quel libro e in altri testi riconosce la presenza della Provvidenza da parte del Logos.
C) La teoria dei cerchi concentrici.
Cicerone nel suo testamento spirituale (De officiis) ha ampiamente utilizzato la teoria dei cerchi concentrici di Ierocle lo Stoico secondo la quale ogni essere umano è contemporaneamente membro di più comunità: 1) la famiglia; 2) il circolo degli amici; 3) la città in cui vive; 4) lo stato; 5) la kosmopolis. Mazzini ha una visione più semplificata, in quanto nel saggio intitolato Dei doveri dell’Uomo indica solo: 1) la famiglia; 2) la Patria; 3) l’Umanità[5]. Sempre nello stesso testo, parlando del concetto di associazione segnala la possibilità di creare dei corpi intermedi (cooperative, associazioni culturali, partiti e organizzazioni professionali)[6]. La soluzione del problema dei popoli è creare stati repubblicani democratici da inserire in una suprema confederazione dei popoli (Santa Alleanza dei popoli, Fede ed avvenire).
3.
Questo triangolo filosofico è accompagnato da una robusta filosofia etica espressa con grande ampiezza nello scritto pubblicato nel 1860 che parla Dei Doveri dell’Uomo. La tesi principale di questo scritto è che il riconoscimento dei diritti individuali e il miglioramento economico sono utili, ma incompleti. I diritti spesso possono mettere l’uno contro l’altro gli individui che finiscono per estremizzare la loro particolare condizione. Secondo Mazzini, è necessario completare il riconoscimento dei diritti con una Grande Etica del DOVERE.
Egli riconosceva un grandissimo valore alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino del 1789 e alla Rivoluzione Francese. Tuttavia, rilevava che non aveva portato alla piena emancipazione delle classi sociali, ma solo alla vittoria della borghesia[7]. Questo fallimento dei diritti dell’uomo era dovuto, a suo modo di vedere, alla filosofia e alla visione del mondo che l’aveva generata: l’utilitarismo e la dottrina della felicità. Diritti umani e dottrina della felicità erano insufficienti davanti alla realtà complessa e multiforme dei popoli. I singoli diritti mettevano l’uno contro l’altro gli individui. Il liberismo economico aveva determinato l’aumento dei prezzi di beni di prima necessità, l’impoverimento della classe operaia e grandi flussi migratori dai centri rurali verso i grandi centri urbani[8].
La proposta avanzata da Mazzini partiva dalla convinzione che fosse necessario considerare soprattutto i Doveri[9]e tramite il principio di associazione costruire una serie di corpi intermedi all’interno di uno Stato nazionale e repubblicano. Alla facile promessa del benessere materiale attraverso il riconoscimento di singoli diritti, Mazzini opponeva sacrificio e intransigente applicazione di doveri universali, “di virtù, miglioramento morale ed educazione”[10].
In un’opera pubblicata poco prima della morte, Mazzini ha sostenuto che con la Rivoluzione Francese è emersa un’Etica dei diritti, fondata sull’Io, che aveva ceduto il passo ad un’Etica dei Doveri, fondata sul Noi, sulla dimensione collettiva, sulle nazionalità e sull’Umanità[11].
In modo mirabile, Mazzini ha dato una classificazione dei doveri dell’uomo verso l’Umanità, verso la Patria, verso la Famiglia, verso se stessi, ripercorrendo i cerchi concentrici da quello più esterno (Umanità) a quello più interno (individuo), dall’Universale al Particolare. In particolare, nel libretto intitolato La Santa Alleanza dei popoli sottolineava: “Santi e inviolabili nella loro essenza sono per noi tutti, apostoli della vera democrazia, gli elementi perpetui della umana attività, della vita: famiglia, patria, proprietà, religione: ma santo si è pure, e anzi lutto, il progresso, elemento primo e legge eterna alla vita. Non uno di quegli elementi può o deve abolirsi: tutti devono con progresso pacifico trasformarsi e dirizzarsi meglio allo scopo. E di questo ci è maestra e ma1levadrice la storia. La famiglia degli antichi giureconsulti romani non è la famiglia del cristianesimo: la proprietà dei tempi feudali non somiglia la proprietà dei tempi moderni, come escite dalle rivoluzioni compite tra il finire del secolo XVIII e i cominciamenti del XIX. Famiglia e proprietà si trasformeranno nell’avvenire. La famiglia migliorata più sempre dall’uguaglianza c dalla influenza dell’educazione nazionale, diventerà santuario dove s’inizieranno cittadini alla patria, come la patria darà cittadini all’ umanità. La proprietà accessibile a tutti, conseguenza e segno di un lavoro compito, rappresenterà l’individuo umano nelle sue relazioni coll’universo materiale, come il pensiero lo rappresenta nelle sue relazioni coll’universo morale. E la religione, suprema formula sintetica d’educazione ad un’epoca dell’umanità, darà impulso, sanzione e benedizione ad ogni progresso sociale.”
4. L’Educazione.
All’educazione e alla struttura del sistema educativo, Mazzini ha dedicato nel suo saggio un’attenzione estremamente profonda e penetrante. Egli assegnava un ruolo molto importante all’intellettuale e al politico di guida morale e religiosa del popolo e dell’umanità.
A nostro modesto avviso, si può parlare di un vero e proprio sistema pedagogico mazziniano[12] a partire da due elementi: 1) la teoria dei cerchi concentrici; 2) la connessione tra sistema educativo e sistema politico.
Come abbiamo visto, Ierocle, Cicerone e Mazzini ritengono che ogni individuo sia contemporaneamente membro della famiglia, dello stato e dell’Umanità. Sia singolarmente che collettivamente gli esseri umani sono educabili[13]. Ad ogni individuo incombe il dovere di studiare e di conoscere e di auto-educarsi. La sua famiglia è il cuore dell’Umanità ed il primo centro di educazione. Qui il ruolo educativo è affidato principalmente alla donna. A sua volta, lo Stato ha una funzione educatrice molto penetrante che si manifesta in un robusto sistema educativo centralizzato e nazionale. In questo cerchio, un grande ruolo hanno il saggio, il Genio e spesso anche il Legislatore. Si fondono elementi diversi: la funzione educatrice dello Stato di Rousseau e la concezione del Genio sviluppata durante il Romanticismo (Schiller, Goethe, Schlegel) e della letteratura italiana (Dante e Foscolo). Infine, anche l’Umanità, intesa come ente spirituale e metafisico, è educata direttamente dall’azione provvidenziale di Dio. Addirittura, riprendendo L’educazione del genere umano del massone Gotthold Efraim Lessing, Mazzini sostiene che la Rivelazione di Dio è principalmente Educazione[14].
In questo sistema pedagogico sono molto evidenti tracce di suggestioni provenienti da Jean-Jacques Rousseau (la volontà generale, la figura del legislatore onniveggente, la religione civile, la funzione educatrice dello stato repubblicano). A nostro avviso, va segnalato in questo contesto anche il grandissimo contributo di Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) che ha elaborato un sistema pedagogico fondato su tre sfere vitali: la famiglia, la professione e lo stato. sosteneva che il destino dell’essere umano si attua nella moralità e il passaggio da tre stadi (stato naturale, stato sociale, stato morale). Tramite Dio, ogni essere umano può rientrare nella propria interiorità e avere un rapporto immediato con l’intera umanità. In questa sede, non è possibile approfondire ulteriormente l’argomento, né stabilire se Mazzini conoscesse l’opera di Pestalozzi. Certo è che in Mazzini la pedagogia è strettamente connessa con l’attività politica e con la futura strutturazione dello Stato e della comunità internazionale. È uno dei tanti pensatori che pone questo collegamento che è divenuto cruciale nella pedagogia del XX secolo di intellettuali con ideologie estremamente diverse: Luigi Sturzo, Anton Makarenko, John Dewey, Sergej Hessen, Rudolf Steiner.
5.
Il breve saggio di Mazzini andrebbe nuovamente riletto e meditato in un momento in cui la politica ha smarrito ogni riferimento etico ed ideologico. Da più parti si insiste sull’applicazione dei diritti umani in un momento in cui la crisi economica e la pandemia hanno reso la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 un grande libro dell’utopia. Forse con Mazzini, si potrebbe dire che la Magna Charta dell’Umanità manca proprio di un’elencazione dei doveri. Invece, molto più avanzata e completa è la Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli in quanto in essa i diritti sono riconosciuti sia agli individui che ai popoli[15]. Inoltre gli articoli 27-29 menzionano anche i doveri.
Infine, una parola va spesa per il tema della felicità, che a tutt’oggi alimenta un infinito dibattito in campo filosofico ed economico e che unisce in una sola linea il pensiero di Gaetano Filangieri a quello di Ho Chi Mihn. Il primo ha recepito in pieno il diritto alla felicità indicato nella Dichiarazione di Indipendenza americana, il secondo ha portato questo diritto nell’ambito del diritto internazionale nella Dichiarazione di Indipendenza del Vietnam. A nostro modesto avviso, questo grande dibattito è di fondamentale importanza e unisce tutte le latitudini del globo. Al tempo stesso, c’è il rischio di cadere nei limiti dell’utilitarismo e delle dottrine della felicità di alcuni autori dell’Illuminismo ben descritti da Mazzini propri ne I doveri dell’uomo.
In conclusione, questo breve saggio di Mazzini si rivela particolarmente illuminante e fecondo per la nostra epoca.
[1] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 44.
[2] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 44.
[3] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 44.
[4] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 48.
[5] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 55, 77.
[6] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 56, 111-117. Vedi anche infra, il § sul concetto di associazione.
[7] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 18-19.
[8] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 19.
[9] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 23.
[10] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 18.
[11] G. Mazzini, Ricordi di Giuseppe Mazzini agli Italiani, Emilio Croci Editore Milano, 1870, pag. 16.
[12] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 103-109.
[13] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 103.
[14] G. Mazzini, Dei Doveri dell’uomo, pag. 43.
[15] https://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/La-Carta-africana-dei-diritti-delluomo-e-dei-popoli/356 .