Gulliver, il nuovo spettacolo teatrale di e con Angelo D’Agosta

Gulliver, Il nuovo spettacolo teatrale itinerante dell’autore Angelo D’Agosta, seduce con la sua narrazione itinerante tra le luci sfocate dei vialetti dell’Orto botanico di Catania che, per tre notti, è diventato il palcoscenico naturale in cui le avventure di Lemuel Gulliver hanno preso vita attraverso la forza espressiva dell’attore Angelo D’Agosta.
Questo spettacolo, a cura di Officine Culturali, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali si inserisce nel progetto di rivalutazione del patrimonio culturale e naturale della Sicilia e ha, quindi dato la possibilità di ammirare le bellezze naturali dell’Orto Botanico, in modo da poter riscoprire il nostro legame perduto con la Natura.
Il Gulliver che si muove da un angolo all’altro di questo ammaliante ambiente naturale, è nato dalla penna e dal geniale estro creativo di Angelo D’Agosta, che ispirandosi liberamente al libro I Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, ha dato vita a un personaggio apparentemente semplice, ma portatore di intrinseca complessità.
In questo suo percorso itinerante, è stato accompagnato dalle particolari composizioni musicali del maestro Andrea Balsamo, che hanno diffuso intorno una suggestiva armonia di suoni e di parole.
Dalla penombra sfumata dell’Orto Botanico, giardino reale e al tempo stesso mondo fantastico, emerge la lucentezza dell’ars teatrale di Angelo D’Agosta caratterizzata da momenti di intensità emotiva che catturano il tempo e lo fermano in una dimensione immaginifica in cui la sua voce densa e affabulatrice diviene protagonista assoluta.
Nella sua narrazione, impattante e di carattere, l’attore e il personaggio si fondono l’uno nell’altro e Angelo D’Agosta si impone con la sua presenza scenica e con il suo impeto che trasporta al di là dei confini reali.
Le sue parole divengono magnetiche, attraggono con la loro prorompenza espressiva e guidano lo spettatore in un percorso immaginario lungo i viottoli dell’Orto Botanico per compiere insieme un viaggio fatto di avventure fantastiche.
Perché il teatro pensato e fatto da Angelo D’Agosta, è teatro da vivere, da interiorizzare non solo attraverso la connessione emotiva, che crea con maestria, ma anche e soprattutto attraverso una connessione con i luoghi.
Così come già sperimentato con il suo “Ulisse all’Inferno” realizzato all’interno delle cantine settecentesche del Monastero dei Benedettini.
Il Gulliver di Angelo D’Agosta, racconta dei suoi viaggi in posti fantastici, come l’isola Volante di Laputa, che fluttua nell’aria ed è abitata da super intellettuali così immersi nelle loro meditazioni da essere perennemente distratti.
Una distrazione che all’inizio fa sorridere, ma che Angelo D’Agosta trasforma in un momento di riflessione che coinvolge noi, abitanti della terra di oggi. Anche noi siamo continuamente assorti in noi stessi, fagocitati dagli schermi dei nostri cellulari, oramai una propaggine vitale ed ineliminabile delle nostre esistenze.
Così come l’incontro tra Gulliver e un mago nell’isola di Glubbdubdrid,- in cui discute dei grandi periodi storici con i fantasmi dei personaggi del passato come Giulio Cesare, Omero o Aristotele- si tramuta, nella narrazione di Angelo D’Agosta, in uno spunto per analizzare la moderna situazione storica caratterizzata da interessi politici e di potere che spacciano il bene personale di pochi per il bene collettivo.
E ancora l’incontro con gli Struldbrug -che hanno il dono dell’immortalità, ma non quello dell’eterna giovinezza per cui non possono morire ma continuano a invecchiare inesorabilmente, trasformando così il dono in una condanna- conduce a una inevitabile considerazione sui nostri tempi così concentrati sull’esteriorità e sulla spasmodica brama di apparire sempre giovani, convinti che solo la giovinezza eterna possa darci la felicità e, invece, abbiamo perso di vista noi stessi e la nostra interiorità.
L’autore Angelo D’Agosta ha scelto di narrare la parte terza dei viaggi di Gulliver, e non la più nota parte prima che racconta del viaggio a Liliput, proprio per focalizzare l’attenzione su tematiche che non hanno nulla di fantastico, ma che invece si rivelano di una attualità disarmante, mentre l’attore Angelo D’Agosta, come un novello Gulliver, accompagna l’uomo di oggi in questo viaggio di discesa dentro di sé.
Il suo suggestivo monologo dietro una lieve ironia nasconde delle verità molto più profonde e complesse che vengono riportate a galla con maestria teatrale e porte allo spettatore con delicata potenza espressiva.
In questo modo Angelo D’Agosta assolve, con la sua solita bravura e capacità artistica, al suo compito di attore, nel senso più pieno del termine, che non si riduce solo all’interpretazione di un personaggio, ma si amplia in una sua attenta interiorizzazione in modo da renderlo reale e pulsante, per poter così trasmettere emozioni e soprattutto per poter toccare le coscienze spesso assopite.
Gulliver non un personaggio fantastico ma un uomo che, attraverso l’arte coinvolgente di Angelo D’Agosta, ha ancora tanto da dire.
Angelo D’Agosta, con questa sua nuova opera teatrale, non si è smentito ma conferma ancora una volta che il suo modo di concepire e di fare il teatro si traduce in una narrazione intensa che, come una lente di ingrandimento, evidenzia tematiche importanti, trattate sempre con intelligenza narrativa e sensibilità emotiva per condurre ogni spettatore a riscoprire in modo più profondo contraddizioni e ipocrisie di ieri come di oggi.
Gulliver-Angelo D’Agosta ci lascia con questo messaggio, quando alla fine del suo racconto si allontana e sparisce tra le ombre tremolanti degli arbusti addormentati nella quiete delle sera.