Guanti bianchi: una lezione di arte e di vita
Al Piccolo Teatro della Città, l’attore e regista Paolo Triestino ha portato in scena il testo di Edoardo Erba “Guanti bianchi”.
Attore teatrale e televisivo, nonché doppiatore, formatosi nei primi anni ottanta con Gabriele Lavia, Triestino attualmente si dedica alla drammaturgia contemporanea. Perfetto il connubio con Edoardo Erba (Pavia, 1954), autore italiano noto a livello internazionale (“Maratona di New York” del 1993 è il suo lavoro più conosciuto), adattatore di testi classici e contemporanei e vincitore di numerosi premi.
È anche docente di Scrittura per la Scena all’Università di Pavia, di Teatro all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e di Cultura dello Spettacolo all’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Nell’apparente normalità di un linguaggio discorsivo questa coppia vincente ha proposto un intrigante spettacolo ispirato alla guida di Paola Guagliumi: “L’arte spiegata ai Truzzi”, cioè ai semplici ma prepotenti, agli incolti ma presuntuosi, insomma ai ‘mammoriani’ per i catanesi.
La nota bloggista ha sfondato con il suo romanesco parlato e scritto: “Dietro il gergo, le battute, il divertimento -ha dichiarato- c’è anche della sostanza, per quanto dipanata in una trama leggera”.
“Quando Edoardo mi ha proposto questo lavoro sono stato conquistato”, dice Paolo Triestino.
“Questo testo, continua l’attore, nasce dal libro di Paola Guagliumi che teneva un blog in cui spiegava meravigliosamente le opere d’arte.
Con Edoardo abbiamo voluto mettere a contorno la storia del movimentatore che si mette a spiegare le opere che ha trasportato, convinto che capendo cos’è l’arte si capisce anche cos’è l’amore. È un testo di un’immediatezza incredibile e con un’enorme capacità di coinvolgere, con un linguaggio semplice ma allo stesso tempo informatissimo, tutti…”.
E così Antonio proveniente da una famiglia di ‘cassamortari’ di Colleferro racconta, interagendo fortemente con il pubblico con un linguaggio rozzo ma intelligente, del suo incontro con lo zio Cesare, un ‘movimentatore’ di opere d’arte e della sua decisione di indossare i ‘guanti bianchi’ per seguire le sue orme.
A forza di guardare e riguardare capolavori di tutti i tempi finisce con il capirle e addirittura spiegarle divertendosi e divertendo.
Commentando le immagini proiettate egli guida gli spettatori in un viaggio che attraversa due millenni di storia dell’arte, da Pitocrito a Mirò, da Michelangelo a Fontana, da Kessel il Vecchio a Edvar Munch, fino alla street-art.
Proprio con quest’ultima conclude ricordando con profonda e contagiosa emozione un fatto di cronaca attraverso un ‘murale’: la morte del giovane Willy ucciso quasi per gioco da un gruppo di efferati e violenti coetanei… ‘truzzi’.
Senza alcuna supponenza ma con spontanea e comica semplicità ‘Antonio/Triestino/Erba/Guagliumi’ ci ha insegnato in poco più di un’ora a capire ed amare l’arte perché noi tutti, per rimanere umani, abbiamo bisogno di riscoprire cos’è la bellezza e l’amore: è questo il suo messaggio.
Una bella lezione… una lezione di vita!