Giovani sempre più violenti
A Varese uno studente di 17 anni ferisce alla schiena con un coltello a serramanico portato da casa, la docente nell’atrio della scuola.
A Brescia una 15enne accoltella la coetanea 14enne davanti ai compagni che invece di intervenire filmano la rissa.
Violente risse tra ragazzi minorenni, caratterizzano i fine settimana nei centri storici di numerose città italiane.
Uno studente su quattro è vittima di bullismo da parte dei compagni e l’8 per cento ha subito anche cyberbullismo.
Sempre più spesso notizie come queste invadono le prime pagine dei nostri giornali e sempre più spesso noi adulti restiamo attoniti senza capire che cosa fare e quali siano le cause di questa escalation di violenza giovanile.
Questi ragazzi, però, non sono degli alieni precipitati per sbaglio sulla nostra Terra ma sono i nostri ragazzi, i figli di questa nostra società, plasmata da noi adulti a nostro piacimento. Una società in cui il mito dell’onnipotenza è stato esaltato a dismisura.
Non si è nessuno se non ci si impone con prepotenza.
I media, i social, vacue chimere di progresso e di emancipazione, non fanno altro che amplificare questo falso mito che dilaga, ormai da decenni, tra le nuove generazioni, e le ha infettate a tal punto che oramai non sono più in grado di relazionare con comportamenti improntati al rispetto ma solo con atteggiamenti sempre più prevaricanti.
La gentilezza è da perdenti!
Essere aperti all’altro è un imperdonabile segno di debolezza e inevitabile motivo di scherno da parte dei coetanei.
La violenza incalzante dei giovani è colpa nostra, di noi adulti che non siamo stati capaci di trasmettere i valori fondanti per una convivenza civile e umana. Stritolati dalle nostre frustrazioni represse, le abbiamo nutrite con un narcisismo esasperato e su questo abbiamo modellato ogni aspetto della nostra società fino a che ci siamo trasformati in lupi, gli uni contro gli altri, in una eterna lotta che ci costringe a gareggiare senza sosta.
Quello che abbiamo costruito ha generato una enorme e ingiustificata pressione sociale che impone di dover essere sempre e comunque i migliori, altrimenti si viene esclusi.
E i ragazzi di oggi, cresciuti in questa dimensione tossica fanno fatica a districarsi in questa fitta rete che li opprime e che pretende da loro risultati ogni oltre limite.
La loro aggressività crescente non è altro che l’indicatore del profondo malessere in cui li abbiamo costretti a vivere.
Una condizione esistenziale in cui è predominante una persistente sensazione di vuoto e di solitudine.
In essenza di quei legami e di quei valori che noi non siamo riusciti a mantenere saldi, vivono prigionieri delle loro paure e dubbi che manifestano con questo preminente protagonismo in negativo.
In questo modo i nostri errori sono diventati le colpe dei nostri figli.
Ma noi, ostinatamente chiusi nei nostri pregiudizi, fin troppo spesso, ci assolviamo da ogni colpa scaricando ogni responsabilità sui disagi psicologici derivati dai due anni di lockdown e sulla mancanza di responsabilità di questi ragazzi, ma ci dimentichiamo volutamente che ogni volta che questa violenza giovanile esplode essa coinvolge tutti nella sua deflagrazione.
E’ troppo facile liquidare il problema condannando un solo aspetto, quando basterebbe una riflessione più sincera non sui loro comportamenti, ma sui nostri atteggiamenti e sulla nostra incapacità di gestire le nostre relazioni in modo da assicurare un contesto familiare e sociale sereno. Nella nostra presunzione, abbiamo catapultato i nostri figli in un mondo fatto di incertezze e di confusione e non gli abbiamo fornito alcun manuale di istruzione, gli abbiamo messo tra le mani un cellulare sperando che i social facessero per noi tutto il lavoro che non siamo stati in grado di fare o che non abbiamo voluto fare perché troppo occupati a glorificare noi stessi.
Cresciuti dietro a uno schermo e plasmati dalle idee della massa, spesso presentate come verità assolute da decine di improbabili influenzer, questi ragazzi hanno orientato le loro esistenze solo su una effimera visibilità accompagnata da un altrettanto effimero successo.
Se non si è dominanti non si esiste davvero. E non importa se si emerge tramite azioni negative, l’essenziale è prevaricare!
Il desiderio di riconoscimento da parte degli altri e di rivestire un ruolo di supremazia è una necessità improrogabile al pari della stessa aria che si respira per vivere.
E noi restiamo a guardare, incapaci di offrire loro una valida alternativa
Questi comportamenti sempre più aggressivi sono la dolorosa manifestazione della solitudine in cui li abbiamo relegati con la nostra indifferenza o apatia.
Ragazzi soli e disorientati che, nella violenza, hanno trovato l’unica via per affermarsi e per esprimere il proprio disagio.
E noi adulti invece di puntare il dito e colpevolizzare, abbiamo il dovere di accogliere il loro grido di aiuto se vogliamo salvare, attraverso loro, il futuro della nostra stessa società.