Primo Piano

Gaetano Filangieri: il giurista dei due mondi.

“Le buone leggi sono l’unico sostegno della felicità nazionale… la bontà delle leggi è inseparabile dall’uniformità…

Nei manuali di storia, Giuseppe Garibaldi è presentato come l’eroe dei due mondi, perché nella sua vita compì imprese militari prima in America latina e poi in Europa, per il suo contributo alla realizzazione dell’Unità d’Italia e per la sua attività politica a livello europeo.

A Gaetano Filangieri, giurista napoletano vissuto nella seconda metà del XVIII secolo a Napoli, i manuali di diritto costituzionale e di filosofia del diritto dedicano poco spazio. Non visse una vita avventurosa come quella di Giuseppe Garibaldi, né ebbe modo di compire lunghi viaggi. Morì il 21 luglio 1788 all’età di 35 anni. La sua opera più famosa è la Scienza della legislazione che lasciò incompiuta. Uno degli eventi più importanti della sua vita fu la lunga e articolata corrispondenza con Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America. Questo legame fu favorito dalla comune appartenenza dei due alla Massoneria. Eppure,Filangieri può essere considerato il giurista dei due mondi – l’Europa e l’America – perché fu un giurista di fama europea e perché le sue idee tramite Franklin hanno varcato l’Oceano e hanno influenzato la Costituzione degli Stati Uniti d’America. Sino alla morte, guardò con estremo interesse alla nascita degli Stati Uniti d’America e quasi li considerò il laboratorio delle proprie idee sulla legislazione, sulla costituzione e sui diritti.

Per Filangieri era necessario che i principi abbandonassero i progetti di conquista e le guerre dinastiche per dedicarsi ad una profonda riforma della legislazione dello Stato. Apprezzava molto lo Spirito delle leggi di Montesquieu, ma era contrario alla monarchia temperata perché, a suo dire, era ancora legata al feudalesimo. Affermava senza giri di parole che il feudalesimo era finito e che c’era un nuovo orizzonte per l’umanità rappresentato dall’eguaglianza, dai diritti dell’individuo e dalla ricerca della felicità. In quest’ottica il principe non era il grande dispensatore di privilegi e di denari descritto da Machiavelli, ma un individuo attento alle nuove esigenze dei tempi e alle proposte di riforma dei filosofi e dei giuristi.

Per Filangieri nella buona politica convergevano la Ragione e l’Etica. E gli intellettuali erano chiamati a parlare chiaro e a “scagliarsi contro l’inopportunità delle leggi antiche, e contro i mali che un’amministrazione difettosa ed imbecille ha cagionato alle nazioni (…) arrogandosi il dritto di pensare e di scrivere con una libertà che fa egualmente onore a’ principi che la soffrono, ed a coloro che ne sanno fa uso.”. Nelle sue parole c’era una fiducia estrema nella Luce della Ragione che dissolve le Tenebre della religione, della superstizione e dell’ignoranza.

Il popolo non è più schiavo, ed i nobili non ne sono più i tiranni. Il dispotismo ha bandita nella più gran parte dell’Europa l’anarchia feudale; ed i costumi hanno indebolito il dispotismo.”. Era convinto che fosse in corso una pacifica rivoluzione che avrebbe portato ad una palingenesi dell’Europa.

Secondo il giurista, i governi devono garantire agli individui la conservazione e tranquillità, ossia di non essere molestati: “Possibilità (…) di esistere, e esistere con agio; libertà d’accrescere, migliorare e conservare la (…) proprietà; facilità nell’acquisto de’ generi necessarii o utili pel comodo della vita; confidenza nel governo; confidenza ne’ magistrati; confidenza negli altri cittadini; sicurezza di non poter esser turbato, operando secondo il dettame delle leggi”.

In molte pagine della Scienza della legislazione, Filangieri insiste molto sulle capacità umane e sul merito. Una società ben ordinata è una struttura che premia le capacità e i meriti dei suoi membri.

Il fine della politica è la realizzazione della felicità dei cittadini che può essere raggiunta solo attraverso interventi strutturali volti a ridurre le disuguaglianze sociali, ad evitare la concentrazione della ricchezza in poche mani e combattere la povertà e tutte le forme di disagio sociale.

La felicità di Filangieri non va confusa con il piacere, che è sempre espressione dell’egoismo e di un calcolo egoistico e utilitaristico. La felicità è il fine dello Stato che si raggiunge aderendo a leggi e principi etico-giuridici iscritti nella natura delle cose e profondamente radicati nel cuore di ogni essere umano. Oltre ai diritti umani, quindi, ci sono importanti doveri che incombono sugli individui. Lo stato di diritto, il repubblicanesimo e il costituzionalismo sono degli strumenti per esseri umani che sono consapevoli dei loro diritti e fermi nella coerente applicazione dei propri doveri.

Negli scritti di questo giurista appare in modo molto più marcato rispetto a Montesquieu e a Rousseau la consapevolezza di un nuovo linguaggio dei diritti umani. Le idee di Filangieri non sono quelle moderato-conservatrici di Montesquieu, né sono espressione di una prorompente espressione della Volontà Generale di Rousseau. È una via diversa e anche molto originale che porta al costituzionalismo, al repubblicanesimo e al federalismo degli Stati Uniti d’America.

Negli scritti di questo giurista si trovano molti degli elementi della democrazia americana che desteranno l’ammirazione di Alexis de Tocqueville nel saggio intitolato La democrazia in America.

Non va taciuto, inoltre, che nella Scienza della legislazione e in altri scritti, il principe dedicò molto spazio anche alla riforma del diritto penale e delle regole del processo, esponendo posizioni diverse rispetto a Beccaria e altri giuristi suoi contemporanei. Pare che Benjamin Franklin volesse attuare le proposte del suo amico napoletano nel sistema giudiziario penale della Pennsylvania.

Gaetano Filangieri è veramente il giurista dei due mondi, dell’America prima e poi dell’Europa, un vero paradigma di Illuminista e di Massone. La sua opera ebbe un grande successo in tutto il mondo e per molto tempo fu collocata accanto allo Spirito delle Leggi di Montesquieu e al Contratto sociale di Rousseau. Tra il 1780 e il 1830 si contano ben 48 edizioni di quest’opera. Sin dalla pubblicazione del primo volume, l’opera fu condannata dalla Santa Inquisizione e censurata dalle autorità borboniche dopo la rivoluzione napoletana del 1799. In Italia e all’estero, Filangieri fu considerato uno dei precursori della Rivoluzione francese.

C’è stato un momento però, che la Scienza della legislazione è stata messa da parte, quasi ingiustamente dimenticata. A nostro modesto avviso, merita di essere nuovamente letta e riscoperta.

L’impostazione data da Filangieri si è rivelata particolarmente feconda e lungimirante. Ne è prova il fatto che ancora oggi a livello globale ci sono moltissime pubblicazioni sulla felicità, il diritto alla felicità e sull’economia della felicità. Questo filosofo ha elaborato il linguaggio dei diritti umani, della democrazia, del costituzionalismo e del federalismo.

L’Assemblea Generale dell’ONU con la Risoluzione A/RES/66/281 ha istituito la “Giornata Internazionale della felicità che si celebra il 20 marzo di ogni anno: “L’Assemblea generale (…) consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, (…) riconoscendo inoltre di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invita tutti gli Stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica (…)”.

Articoli correlati

Back to top button