Erika Magistro, la bellezza e la cultura come bene comune
La statua di Vincenzo Bellini che si risveglia e accompagna i cittadini – presi dalla frenesia quotidiana e dalla dipendenza con gli smartphone – a fermarsi e riconoscere la Bellezza. Inizia così Peri peri con Bellini, il progetto editoriale della giovane autrice catanese Erika Magistro, edito Algra Editore, che in cinquanta pagine riesce a condensare un mix di temi. L’indifferenza che ostacola la promozione culturale, il bisogno di conservare la memoria, il valore della storia come elemento identitario di un territorio. E ancora il tema dell’immigrazione e quel parallelismo – frequente e costante – tra ieri e oggi che costringe i giovani a fuggire via. Quale il mandato per chi resta? In che modo l’immenso patrimonio culturale e artistico di cui la città è ricca può – e deve – essere il punto di partenza per ricucire il senso di appartenenza tra la comunità?
Dialoghi intensi e ironici caratterizzano Peri Peri con Bellini, che con le illustrazioni di Giusi Nicosia invita i catanesi e non “a scendere in strada”, guardarsi attorno e riscoprire la bellezza architettonica e paesaggistica che li circonda. Insomma, 50 pagine che sanno proprio di sicilianità.
L’intervista all’autrice Erika Magistro.
Come nasce Peri Peri con Bellini?
«Era una mattina di gennaio di qualche anno fa e stavo per andare al Teatro Massimo Bellini dove lavoravo come maschera. Nel tragitto da Piazza Stesicoro, dove è posizionata la statua di Vincenzo Bellini, ho avuto un miscuglio di sensazioni: da una parte sentivo il “peso” e forse anche la responsabilità di dare voce a uno dei più grandi compositori dell’Ottocento; dall’altra di portare alla luce temi come l’indifferenza e l’incapacità di riconoscere la Bellezza. Le persone corrono spedite, immerse nella loro frenesia, con lo sguardo incollato sullo smartphone dimenticando il patrimonio culturale e artistico di cui la nostra città è ricca».
Perché affidare al noto compositore catanese “il compito” di risvegliare le coscienze e il senso di comunità tra i cittadini/e?
«C’è un legame anche personale con la figura di Bellini. Mio nonno materno era un appassionato di musica lirica e sin da piccola i miei pomeriggi erano accompagnati dalle note della Norma, questo contatto costante ha sviluppato in me un senso di appartenenza e di riconoscimento a questo mondo. Al contempo, Bellini è un’icona identitaria che ha reso celebre il nome di Catania, donando un patrimonio artistico e musicale capace di incantare tutti».
In questo percorso fantasioso, il libro affronta tanti temi: l’indifferenza, il senso di comunità, la bellezza e l’arte come assi su cui costruire sviluppo. E anche il tema dell’emigrazione. Cosa significa per una giovane scrittrice scegliere di rimanere nella propria terra e farlo costruendo progetti editoriali, come appunto il libro, che hanno “una missione sociale”?
«Una missione, certo, ma anche una scommessa che mi spinge a voler dare un contributo concreto alla comunità in cui viviamo. E questo passa anche dalla scelta di costruire dei progetti editoriali che hanno l’obiettivo di rompere il muro dell’indifferenza e smuovere le coscienze dei cittadini, riportando al centro il valore della cultura e dell’arte intese come leve fondamentali di crescita per il nostro territorio. Immagino spesso cosa direbbe oggi Vincenzo Bellini ai tanti giovani che vanno via ma anche a quelli che rimangono. Rispettare la propria terra sempre anche se si è lontani, non rinnegarla mai o dimenticarla. Chi sceglie di rimanere invece deve farsi “portatore” di un mandato specifico: essere costruttore di cambiamento, valorizzare le energie che abbiamo, lavorare affinché se ne costruiscano delle nuove. Ed è propria questa la missione che voglio portare avanti con Peri Peri con Bellini: stimolare il senso di appartenenza nei cittadini di oggi e di domani».
Come nasce la collaborazione con Algra Editore?
«Ho iniziato la collaborazione con Algra Editore con la pubblicazione del racconto Il Bambino con gli occhi chiusi, un progetto editoriale antecedente a Peri Peri con Bellini, che è stato diffuso tantissimo nelle scuole per sensibilizzare i più giovani al tema della disabilità. Ѐ importante per i giovani scrittori o aspiranti tali trovare qualcuno che abbia voglia di investire sul proprio talento, ma soprattutto che condivide visioni e azioni. Con Algra Editore ho trovato una perfetta sintonia che mi ha dato l’opportunità di esprimermi come scrittrice e scoprire e dare voce al mio stile».
In Peri Peri con Bellini i bambini sono una figura centrale, c’è un parallelismo con il tuo precedente libro Il Bambino con gli occhi chiusi?
«Tra i due racconti c’è un tema ricorrente: il trasferimento dei valori dall’adulto e al bambino. Nei miei racconti il bambino, però, non compare mai più plasmabile dell’adulto, una scelta precisa per valorizzare l’azione di reciprocità che porta entrambe le figure a un cambiamento. In Peri Peri con Bellini, per esempio, il bambino acquisisce, attraverso un percorso graduale, la capacità di interpretare la realtà. Questo è reso possibile grazie all’interazione con l’adulto, che in questo caso è rappresentato dal noto compositore catanese».
Da insegnante – ancora prima che scrittrice e autrice – in che modo, secondo te, occorre lavorare nelle scuole per accompagnare i giovani a conservare la memoria e riconoscere le Bellezze, culturali, sociali, artistiche che costituiscono l’identità di un territorio?
«Lo scopo del progetto editoriale Peri Peri con Bellini è guidare i ragazzi a conoscere in modo diretto, inedito ma anche immersivo ed emozionale la storia del proprio territorio. Già il termine progetto assume una connotazione specifica, ovvero richiama all’azione. Sarebbe interessante, infatti, costruire un’esperienza che coinvolga gli studenti in questa direzione proprio per accompagnarli a conservare la memoria e riconoscere l’identità del territorio. Si dovrebbe partire dalla lettura e comprensione delle fonti, studiare le evidenze architettoniche storiche e trasformare le parole in azione, concretizzarle. Ciascun giovane deve avere il diritto di acquisire una consapevolezza culturale: scoprire radici ed identità per rafforzare il senso di appartenenza. È necessario valorizzare le competenze e la creatività dei giovani per un territorio partecipato. Sviluppare e stimolare lo spirito critico di osservazione delle nuove generazioni significa lavorare per la costruzione di un futuro reale, possibile».