Emergenze ambientali, diseguaglianze e conflitti al centro del “Manifesto per una Nuova Economia”
Il “Manifesto per una Nuova Economia”, già sottoscritto da oltre 300 economisti di fama nazionale e internazionale, è stato presentato, il 20 e 21 giugno, nel Dipartimento di Economia dell’Università di Perugia.
Economisti e rappresentanti delle Università provenienti da tutto il mondo hanno proposto un manifesto internazionale per illustrare il potenziale generativo, la possibilità di avere una vita ricca di senso e per dare una risposta sostenibile alle sfide di oggi.
Il convegno internazionale “Manifesto e frontiere della ricerca per un Rinascimento economico”, infatti, ha affrontato le tematiche e le sfide, tra cui le guerre, che stanno mettendo a rischio il futuro della nostra civiltà.
Tanti i nomi di spicco alla kermesse perugina, tra cui Jeffrey Sachs (Columbia University), Jayati Ghosh, Robert H. Frank, Fabrizio Barca, Marcello Signorelli, Leonardo Becchetti (Direttore Festival Nazionale Economia Civile e Co-fondatore NeXt Economia) e molti altri.
“Sarà un’occasione per modificare le scelte di ricerca e di policy a livello globale” – come spiega Marcello Signorelli – e per spingere gli economisti a uscire dalla “confort zone” e affrontare percorsi di ricerca realmente innovativi in diverse direzioni, tra cui: il superamento dell’homo oeconomicus, l’avversione alla diseguaglianza, il valore alle relazioni, la ricerca dell’identità e del senso della nostra esistenza; il superamento dell’impresa shareholder-only a favore di una ricca varietà di organizzazioni sociali e produttive che perseguono finalità molteplici non riconducibili all’unico scopo del massimo profitto; il superamento del PIL verso migliori indicatori di wellbeing dal momento che il PIL non è sufficiente per valutare la qualità della vita di un Paese e che servono indicatori multidimensionali per coniugare la creazione di valore economico con gli altri pilastri decisivi del futuro e della nostra felicità come sostenibilità ambientale, qualità e dignità del lavoro, valore delle relazioni; il superamento dello iato stato-individuo con la sussidiarietà; la valorizzazione dell’interdisciplinarietà e della divulgazione scientifica per la società.
In sintesi gli economisti propongono di superare l’idea di uno sviluppo votato solo al profitto; di abbracciare nuovi indicatori di benessere sociale; di creare sussidiarietà fra gli attori dell’economia per guardare insieme ad una nuova economia che rimetta la persona al centro delle decisioni istituzionali e promuova un paradigma di produzione più equo e rispettoso dell’ambiente.
Un’economia, insomma, che valorizzi il benessere e la sostenibilità, ma per ottenere questo, secondo l’economista Jeffrey Sachs, occorre che la guerra in Ucraina non vada avanti anno dopo anno e che in tutti i paesi non vengano sprecate risorse in armamenti. “Si può fare solo se c’è la pace e la cooperazione con la Russia e con la Cina”, spiega Sachs.
Il problema “più grande”, secondo la sua analisi, sono gli Stati Uniti che vogliono essere il “capo” del mondo e hanno spinto l’Ucraina a chiedere l’ingresso nella NATO. Questo ha portato alla guerra della Russia contro Ucraina ma anche “il Medio Oriente è così insicuro per le idee statunitensi” perché “gli Usa hanno sostenuto Israele contro lo Stato palestinese per 75 anni”.
Intervistato a La7, Sachs ha ribadito la sua contrarietà alla guerra e la necessità che l’Ucraina rinunci alla NATO e gli Stati Uniti e l’Europa si siedano al tavolo delle trattative con la Russia. La sua tesi sull’origine della guerra, però, è stata molto criticata da più parti e, soprattutto, da coloro i quali continuano a inviare armi e ritengono che la guerra sia dovuta all’invasione della Russia all’Ucraina.
A prescindere però dalle varie interpretazioni sulla guerra, gli organizzatori del congresso hanno spiegato che “oggi più che mai siamo chiamati ad affrontare sfide climatiche, economiche e sociali per garantire alle persone pari dignità e la possibilità di avere una vita generativa e ricca di senso: il pensiero e la ricerca economica devono superare recinti e aprire nuovi percorsi nella cultura accademica e non, e innestandosi nello sviluppo delle nostre società, contribuire maggiormente a fornire indicazioni per una crescita solidale, inclusiva ed equa”. Ma occorre che i Grandi della Terra lavorino per la pace e non per la guerra.
Professoressa ordinario di Storia del Pensiero economico