È morto Antonio Pallante
È morto a Catania, città nella quale risiedeva da decenni, all’età di 98 anni, Antonio Pallante, autore dell’attentato contro Palmiro Togliatti
Animato da un forte spirito nazionalistico o come più tardi dichiarò da un “nazionalismo portato all’estremo”, il 14 luglio 1948, a tre mesi dalle elezioni del 18 aprile, Pallante esplose tre colpi di pistola contro il leader comunista nei pressi di Montecitorio, la sede della Camera dei deputati.
L’insensato gesto portò l’Italia sull’orlo di una guerra civile: furono organizzati scioperi e cortei di protesta ai quali seguirono violenti scontri, che segnarono la morte di almeno 30 persone e il ferimento di altri 800.
Togliatti, ferito alla nuca e al torace, rilasciò un’intervista dal Policlinico di Roma, dove era stato ricoverato, assicurando i compagni che presto sarebbe tornato al suo posto.
La CGIL, guidata da Giuseppe Di Vittorio, sospese lo sciopero generale annunciato e i parlamentari del partito comunista italiano ritirarono le loro dimissioni.
A riportare la serenità sociale, si ipotizza, contribuì la vittoria di Bartali al Tour de France, occasione che distrasse gli italiani dalla scampata tragedia.
L’ex seminarista e militante della Gioventù italiana del Littorio, per poi fare campagna elettore nel 1948 per il Blocco Democratico Liberal Qualunquista, un piccolo partito nato dalla scissione del movimento antipolitico Fronte dell’Uomo Qualunque, Antonio Pallante fu arrestato, processato e condannato a 13 e 8 mesi di reclusione, pena ridotta a 10 anni e 8 mesi in appello.
Dopo l’Intervento della Cassazione e l’Amnistia scontò 5 anni e 3 mesi di carcere e fu scarcerato nel 1953.
Libero, non essendo stato interdetto dagli uffici pubblici, trovò lavoro alla forestale e alla Regione Siciliana, senza interessarsi più, almeno pubblicamente, di politica.
“Il Migliore “, come era soprannominato Togliatti, sopravvisse, ma il suo attentatore non si pentì mai del gesto insano di aver attentato alla vita del dirigente comunista: ribadì le sue fanatiche ragioni nazionalistiche in un’intervista rilasciata nell’agosto 2021 ai microfoni dell’agenzia di stampa italiana, Adnkronos.
La morte sopravvenuta in seguito a una crisi respiratoria il 6 luglio dell’anno scorso è stata taciuta per volere della famiglia e comunicata postuma alla stampa il 2 gennaio 2023.