Doriana Pagani: il colore in purezza, il segno, la gioia, l’essenziale

Doriana Pagani è un artista bresciana di origini siciliane. Studia a Torino prima al Liceo Artistico poi all’Accademia Albertina delle Belle Arti negli anni ’90, periodo di fermento artistico e frequenta maestri illustri come Luigi Mainolfi e Gianni Asdrubali. La sua impronta è segnica, predilige l’immediatezza del tratto e la pittura acrilica dai toni squillanti. Per un lungo periodo si occupa di design e arredamento, sua seconda passione, attività che la porta a spostarsi in tutta Italia. Ha uno spirito libero e itinerante, che trova il suo arricchimento nei viaggi, soprattutto in Africa dove torna regolarmente. In questi ultimi anni riprende a pieno ritmo la sua attività artistica a Noto, in Sicilia, paese in cui è nata la madre. Noto la vede protagonista di molteplici mostre e performance. Poliedrica, ironica si identifica nella “Matta”, figura femminile ricorrente e riconoscibile per gli intensi sguardi resi con tratti essenziali e per l’accostamento di colori vivaci. La incontriamo per conoscere meglio il suo mondo, le opere e la sua arte.
Ciao Doriana, la tua attività artistica nasce sotto le influenze di importanti maestri italiani. Quanto determinanti sono state nella tua formazione e quanto hanno influito sul tuo linguaggio artistico all’inizio della tua carriera?
Ciao Davide e grazie! La vita è fatta di incontri ed opportunità e io mi ritengo arricchita da questi “fari” che hanno agevolato la mia apertura mentale, ho frequentato gli studi artistici a Torino e ho ricordi pieni di vivacità e fermento, di pensieri e azioni. Conservo gelosamente due miei lavori di figura al liceo artistico (copia dal vero di un calco greco) in uno Luigi Mainolfi mi diede 3 e nel successivo mi diede 7 firmandolo, perché avevo seguito egregiamente le sue indicazioni. Averlo avuto come guida, riconoscere i contorni di un artista del suo livello ha sicuramente segnato il mio percorso. Recentemente l’ho cercato per chiedergli il rimborso del fissativo prestatogli e che terminò fino all’ultima goccia sciogliendo del carbone colorato su carta, ma anche per ringraziarlo per avermi fatto capire cosa fosse la scultura, anche se su carta. Essere artisti non si acquisisce, si è. A vent’anni l’incontro con Gianni Asdrubali è stato per me l’incontro col Genio. Mi ha fatto seriamente pensare che l’Arte è essenza all’infuori dell’umano. Entrare in empatia col suo pensiero è volare sopra la coltre, svestire le false illusioni e centrare il bianco e nero in una realtà più nitida e ridisegnabile. Lui mi convince, da sempre, la sua arte mi “calma” come opposto alla sua furia segnica. Tutt’ora e da sempre per me un valido esempio.
Ci vuoi raccontare meglio i tuoi anni trascorsi nel campo del design e quanto fai tesoro di quell’esperienza nella tua produzione artistica?
Quando la mente è creativa sono tanti i campi in cui si vorrebbe spaziare, il design e l’arredamento sono stati per me una passione, un mestiere e l’indipendenza economica. Una professione che mi ha largamente assorbito permettendomi di viaggiare, di creare ed interagire con il pubblico, ho seguito la carriera con molte gratificazioni, ho collaborato con diverse aziende ed il Salone del Mobile di Milano è stata una seconda casa. Naturalmente la mia mano felice era in grado di visualizzare un concetto in un tempo brevissimo e questo è stato un grosso vantaggio. Non ho mai abbandonato la pittura ma ho sicuramente rallentato, inoltre ho dovuto ridimensionarmi rispetto alle pareti alte 4 metri dell’Accademia Albertina dove la mia ricerca era esclusivamente astratta a favore di una ricerca figurativa fattibile e gestibile nei miei continui spostamenti.
Credo di aver sempre avuto un debole per il viaggio, per l’itinere inteso anche come rinnovamento dato da stimoli esterni continui. Mi cibo di stupore e la mia soglia della noia è molto bassa!
Ho una particolare passione per il progetto, per l’idea e il suo sviluppo, trovo fascino in un organigramma, sono incredibilmente visionaria ma ormai abituata a considerare il troppo esubero di idee come pura evoluzione mentale. Nelle cose mi piace trovare anima e sintesi.
Il colore nelle tue opere è sempre molto vivido, mentre i tratti del disegno sono essenziali, definiti e allo stesso tempo evocativi. Riconosci in esse il tuo amore per l’Africa e le sue espressioni artistiche?
…racconto spesso un aneddoto relativo all’Africa, in uno dei miei primi viaggi in questo fantastico continente quando ancora ero immersa nella mia corsa alla carriera e alla produttività mi sono trovata in un villaggio molto “povero” e dopo aver simpatizzato coi loro allegri abitanti mi hanno chiesto cosa facessi nella vita…nulla che per loro avesse un senso, mi ha imbarazzato trovare una risposta.
E nel contempo la profonda riflessione sul senso delle cose e sulle reali necessità di un essere umano: loro niente, basici ma con tanti sorrisi, noi “tutto” e tanto stress. Questa e mille altre esperienze hanno dato impronta sia alle mie scelte di vita sia al mio carattere artistico. Il colore in purezza, il segno, la gioia, l’essenziale.
Hai scelto di vivere in Sicilia. A parte il legame materno, cosa ti ha portato a scegliere Noto come tua dimora, cosa ami della Sicilia e cosa detesti?
Sicuramente un riavvicinamento alla famiglia dalla quale mi sono resa indipendente all’età di diciannove anni è stato uno dei motivi, ma un motivo ancora più intimo è stato scegliere un ambiante dove clima e natura fossero protagonisti …diciamo un buon compromesso con l’Africa.
Mi sono trasferita in Sicilia nel 2000 e per una decina di anni ho continuato con la mia professione presso un’azienda modicana ma devo essere onesta nel dire che non ho trovato stimoli ad un confronto ed a una crescita professionale. in questo settore commerciale dove lo sconto è più importante del servizio. Quindi impoverito l’entusiasmo ho preferito rinunciare alla solidità economica a favore della libertà assoluta. Momento in cui ho rivalutato la mia natura artistica e di viaggiatrice e ho ripreso il mio tempo e la mia vita.
Il mio vento nordico ha fatto il suo tempo, abbraccio con amore l’abbondanza e la generosità di colori che questo meraviglioso angolo di mondo regala, il mare come grande protagonista. Forse detesto le contraddizioni umane ma queste ormai sono globali: auguro a tutti la possibilità di spogliarsi dei falsi bisogni.
Ci piacerebbe conoscere i tuoi progetti futuri, le tue nuove idee…
In questo periodo sto viaggiando a bagaglio leggero, nel senso che sono in un momento di vita magico di zero vincoli: non ho mariti, non ho figli, non ho cani. Mi sento appartenente al mondo e il mondo vorrei incontrare. Infatti, il viaggio era il progetto in atto, purtroppo interrotto da questo bizzarro momento storico che ci tiene tutti in apnea, in attesa. Aridi di stimoli.
In questo tempo dilatato sto producendo cose nuove, ho trovato un filo conduttore che collega la mia pittura passata con la nuova, una chiave pop colorata e anche provocatoria abbinata ad un “non solo tele”. Il cantiere di un artista non smette mai la produzione, è un mood. Ovviamente vorrei fare molto di più. Certamente presto avrò piacere di mostrare le novità con una mostra a Noto. Per altri progetti rimango fatalista, il mio carnet di curiosità è ampio basterà scegliere tra quel che l’universo propone!
Qual è dunque il tuo segreto per continuare a creare opere nuove indipendentemente dall’aspetto economico e dai riflettori?
L’aspetto economico è ovviamente importante, ma dipingere spesso è una necessità indipendente da tutto…come un normale prolungamento di mano e pensiero, diciamo fisiologico! Si nasce così.
Grazie Doriana e a presto!