Donne nella Scienza, 11 febbraio Giornata Internazionale
Giunge al suo sesto anno la ‘Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza‘, istituita l’11 febbraio 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite allo scopo di realizzare l’inesistente parità di genere e per riconoscere il ruolo determinante e fondamentale di scienziate, dottoresse e ricercatrici nel progresso e per l’innovazione. Tra gli obiettivi: evitare condizionamenti di genere al momento della scelta dell’iter formativo ed impedire che le scienziate siano compromesse durante la carriera.
Tra i vari eventi commemorativi odierni, il webinar dal titolo «Donne scienziato in prima linea nella lotta contro il Covid-19», con esperti da tutto il mondo i quali operano in aree di pandemia. Ed è stata proprio la diffusione globale del Cov-Sars2 ad avere avuto un impatto negativo notevole sulle donne della Scienza, proprio loro le maggiormente colpite dai risvolti negativi prodotti dalla pandemia e, in particolare, quelle che stavano iniziando ad approcciarsi alla carriera. Lo spiega l’Unesco, che ha rilevato un ampliamento del divario di genere, già imperante nella Scienza, con disparità uomo/donna «che devono essere affrontate – ha detto l’Organizzazione delle Nazioni Unite – attraverso nuove politiche, iniziative e meccanismi a sostegno delle donne e delle ragazze». Save the Children ha lanciato sul Instagram gli hashtag #noncivuoleunascienza #civuoleunascienziata per chiedere, ed ottenere, maggiori investimenti nell’istruzione e politiche di promozione delle pari opportunità.
In Sicilia, nel Messinese, opera sul territorio una realtà di donne professioniste. Si definiscono “Guerriere volte alla salvaguardia del nostro splendido mare e di tutti i suoi abitanti, donne del mare“. “Il nostro team – scrivono su un post apparso sul social Facebook – può essere considerato l’emblema di questa ricorrenza, poiché tutto al femminile! Donne, biologhe marine, ecologhe della conservazione, oceanografe, naturaliste, zoologhe, etologhe, che uniscono la sensibilità per la fauna marina, la dolcezza nella cura degli animali feriti, con la determinazione e la forza di volontà del duro lavoro di campo“. Una perla in un mare di controcorrente.
Nel panorama nazionale, infatti, il quadro non è dei migliori. Prime per scienziate occupate sono la Sicilia e la Sardegna che si classificano in vetta alla classifica rispetto alle altre regioni d’Italia in cui, nei settori scientifici, la componente donna equivale soltanto al 37 per cento rispetto al totale dei lavoratori. Male il Nord-Ovest d’Italia e non benissimo l’Europa, in cui la percentuale ammonta a circa il 41 per cento. Non va meglio tra i professori ordinari delle materie scientifiche, visto che la categoria assiste al 4 uomini su 5 con 1 solo posto in cattedra occupato dalle donne. Il nostro Paese risulta virtuoso quanto ad una più alta percentuale media europea (16%), migliore rispetto a Francia (15%) e Spagna (13%).
Rewind all’Unesco per valutare l’aspetto della importanza delle donne nel report “Women in Science“. La valenza delle donne di Scienza a livello internazionale non ha trova supporto nei numeri: dal resoconto emerge l’inferiorità numerica delle donne, che in ambito scientifico sono meno di un terzo dei lavoratori uomini. Inoltre, i dati dimostrano anche l’inferiorità dello stipendio medio erogato alle scienziate rispetto a quello riconosciuto ai colleghi uomini, ossia emerge il divario retributivo.
Negli ultimi anni, sono in aumento le iscrizioni universitarie di ragazze alle Facoltà di Matematica e di Ingegneria con un trend in crescita ai corsi Stem (acronimo per Science, Technology, Engineering and Mathematics) di cui parla anche il Recovery Plan per maggiori fondi utili a colmare il gap che impedisce di sviluppare competenze nel settore e talenti. Le donne rimangono in inferiorità numerica rispetto ai maschi iscritti, nonostante si registri un miglior rendimento delle studentesse. In media le donne conseguono la Laurea con una votazione che si attesta al 107,3 su 110, rispetto a quello degli uomini che in media si stabilizza al 106,4 su 110. Anche l’occupazione costituisce un differenziale uomo-donna. Gli uomini laureati nei corsi Stem sono il 91,8 per cento, mentre a parità di condizioni le donne sono l’89,3%.