Di gaffe in gaffe: le figuracce dei politici (italiani e non)

Da qualche anno le gaffes dei politici sono aumentate a vista d’occhio e gli umoristi faticano a tenere il passo.
Recentissima è stata la dichiarazione pubblica di Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che cercando di difendere il vino italiano dalle campagne europee contro gli alcolici, ha affermato “Non può essere un veleno, altrimenti avremmo un problema con chi lo ha moltiplicato”; il ministro, improvvisatosi teologo, ha attributo l’affermazione agli studiosi di diritto canonico e ha confuso il miracolo avvenuto durante le nozze di Cana (la trasformazione dell’acqua in vino, appunto) con quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Sui social il suo intervento è subito diventato un tormentone (sabato sera, da Gramellini, il giornalista Antonio Padellaro ha trasformato lo slogan “Dio, patria, famiglia” in “vino, patria, famiglia).
Lo scivolone sull’Antico Testamento segue, a stretto giro di posta, un’altra uscita del ministro dell’Agricoltura che, durante una degustazione di ostriche al Senato, si è chiesto perché tale squisito mollusco dovesse essere considerato un bene di lusso, proponendo la riduzione dell’IVA sulle ostriche dal 22 al 10 per cento. Neanche la regina Maria Antonietta (alla quale è stata attribuita la frase: il popolo ha fame? Date loro le brioches.) sarebbe arrivata a tanto!
Qualche giorno fa, nel frattempo, i re d’Inghilterra sono venuti in Italia. Durante la loro visita al Colosseo i reali inglesi sono stati accolti e guidati da Alberto Angela che, in perfetto inglese e con una certa emozione, ha fatto loro da Cicerone. In alcuni dei video che riprendono l’evento compare anche Alessandro Giuli, con il suo immancabile gilet dal quale fuoriesce la catenella dell’orologio “a cipolla”, con l’aria di uno che passava per caso, pur essendo il ministro della Cultura.
Nel frattempo Prodi tira i capelli a una giornalista, non come si potrebbe pensare in modo figurato, ma afferrando realmente una ciocca di capelli alla reporter che lo stava intervistando! L’ex primo ministro si è difeso dicendo di aver fatto “un gesto da nonno”, peccato che la giornalista in questione non fosse una sua parente.
Parlando di gaffes, il ministro della giustizia Nordio non si può certo mettere da canto. Dopo aver affermato che i femminicidi avvengono per mano di “alcune etnie – che – non hanno la nostra sensibilità verso le donne” (mentre molti dei più recenti femminicidi sono avvenuti ad opera di giovanissimi italiani), ha recentemente sostenuto che il problema del sovraffollamento delle carceri non è un tema che riguarda lo Stato, ma è dovuto a chi commette delitti e ai magistrati che mandano in carcere i rei. Un po’ come dire che se c’è troppa gente nei pronto soccorso la colpa è della gente che si ammala e dei medici che vogliono curarla!
Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, quando alcuni mesi fa il traffico ferroviario in Italia si è paralizzato, ha fatto ricadere ogni responsabilità su un chiodo che avrebbe danneggiato un cavo. Certo pensare che un solo chiodo possa mandare in tilt il sistema ferroviario italiano è una cosa sulla quale il ministro dei trasporti (che ora vorrebbe tanto diventare ministro degli Interni) dovrebbe riflettere.
In tanti, da sinistra, pur riconoscendo l’intelligenza e le capacità di Giorgia Meloni, parlano di inadeguatezza dei suoi ministri, di mancanza di senso dello Stato, di incompetenza della classe politica e citando Pareto, Mosca, Michels rimpiangono i ministri di un tempo ricordando che Aldo Moro andava in spiaggia con giacca e cravatta.
In quanto a gaffes e figuracce però i politici italiani sono solo dei dilettanti se paragonati a quanto avviene oltreoceano.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha cominciato il suo secondo mandato presidenziale, creando con l’intelligenza artificiale un resort di lusso nella Striscia di Gaza (oggi rasa al suolo dai bombardamenti israeliani), con tanto di palloncini e di statue d’oro; ha poi firmato un’ordinanza nella quale richiede la sospensione dei limiti imposti da Biden nell’erogazione dell’acqua, perché a lui piacciono le docce lunghe necessarie, a suo dire, per preservare i suoi magnifici capelli; peccato però che mentre lui si gode la sua doccia, i mercati finanziari di tutto il mondo impazziscono a causa dei dazi, imposti e poi levati, sulle importazioni; infine, con quella che possiamo definire una vera e propria “rivoluzione copernicana” del linguaggio politico, Trump ha sdoganato l’espressione “baciami il c*lo!” che dopo di lui, immaginiamo, potrà tranquillamente essere usata durante le transazioni internazionali e, perché no?, essere inserita in documenti e trattati di pace.
Le risate che tutti questi episodi ci provocano però, sono dolci-amare.
Siamo governati, in Italia e nel mondo, da politici spesso tanto megalomani quanto ignoranti, che non possiedono alcun senso del decoro e della dignità personale. Si presentano in pubblico senza preparare (o almeno farsi scrivere) i loro discorsi; ricorrono a spiegazioni o a scuse assolutamente tendenziose e prive di fondamento; usano un linguaggio volgare e scurrile e sembra che non abbiano ben chiara l’importanza del loro ruolo.
Diventa davvero difficile insegnare i valori alle nuove generazioni se oggi questi sono i modelli a cui guardare.
Forse come ha scritto Marcello Veneziani, che certamente non è di sinistra, per uscire “dalla riduzione della politica a farsa” occorre “alzare decisamente il tiro e porre una questione culturale che ha un’enorme ricaduta pratica, politica e civile. Da tempo diciamo che la politica non si divide più tra destra e sinistra ma tra alto e basso. Da una parte ci sono le élites e dall’altra i popoli. Vista in superficie la tesi è fondata, anzi scontata e la sosteniamo convinti da tempo”.
“Da una vita – continua Veneziani – mi sforzo di correggere coloro che disprezzano le élites contrapponendovi il popolo: distinguiamo, dico, tra le élites che sono aristocrazie, i migliori, gli optimates di classica memoria, e le oligarchie, che sono le caste privilegiate che comandano e fanno i loro interessi sulla pelle dei popoli. La differenza tra élites e oligarchie è la stessa che corre tra classi dirigenti e classi dominanti: le prime si assumono la responsabilità di guidare una società, le seconde si arrogano il privilegio di sovrastarle”.
Ed anche Veneziani, che ha studiato Pareto, sostiene che “le élites ci sono sempre state nel mondo e sono necessarie, trainanti: in ogni campo c’è una minoranza eletta, un’aristocrazia fondata sulla qualità, l’eccellenza, il merito e il valore. Nessuna società, nessuno stato, nessuna politica può fare a meno delle élites. Se lo fa, va verso la sua decadenza. È necessario che ci siano guide, classi dirigenti, gerarchie piramidali, che prevedono non solo il vertice e la base, cioè il leader e il popolo, ma anche i gradi intermedi, le élites”.