Democrazia in agonia
Democrazia: un concetto così tanto usato e abusato dai nostri eccelsi uomini di governo, per avvalorare le loro mirabolanti campagne politiche, da essere oramai inflazionato e svuotato a una semplice parola priva di valore, senza alcun più significato per i cittadini che l’hanno relegata a un’utopistica realtà che non ha alcun riscontro nella concretezza.
Quello che risulta evidente oggi, è una diffusa e radicale sfiducia nei riguardi di una Democrazia che oramai langue in agonia poiché lentamente, ma inesorabilmente si è trasformata in una sorta di moderna Oligarchia, usando una definizione politica coniata dagli antichi Ateniesi.
In questi ultimi decenni siamo sopraffatti da un modo di operare politico che non ha più niente di rappresentativo, ma che, chiuso nelle proprie dinamiche individualistiche, si è totalmente allontanato dalla realtà sociale che invece dovrebbe rappresentare.
Aspetto centrato in pieno da J. Ranciére quando già nel 2007 scrisse che noi non viviamo in una democrazia ma in uno stato di diritto oligarchico.
In effetti non si può negare che stiamo assistendo a una sorta di regressione oligarchica della Democrazia se si considera che il legame tra partiti ed elettori si è così logorato nel tempo che adesso si è spezzato del tutto, in quanto i cittadini hanno una posizione sempre più marginale di fronte a partiti che hanno perso le loro originarie connotazioni ideologiche e si sono trasformati in organismi piramidali in cui il vertice è rappresentato da un leader che sempre più spesso segue una propria linea di programma totalmente svincolata dalle esigenze effettive degli elettori, ma che spesso invece soggiace a interessi economici.
Sostanzialmente i partiti non assolvono più al loro compito di crescita del paese, pur di mantenere i propri privilegi “e la loro amata poltrona” hanno rinnegato i propri ideali e scopi iniziali tradendo così chi li ha sostenuti, abbandonando e trascurando intere sacche della popolazione che si trovano in particolari condizioni di fragilità e di difficoltà.
In questo vergognoso percorso di discesa verso il fondo e di ripudio dei valori democratici essenziali, i politici sono diventati dei privilegiati intoccabili e i partiti delle elités, una classe dirigente, che opera in modo autonomo e del tutto svincolato.
La nostra società è l’epoca della sfiducia!
L’unico sentimento prevaricante è l’insoddisfazione verso questo tradimento della Democrazia. Un concetto che ci è stata insegnato da bambini e presentato come l’unica forma di governo legittima in quanto, così come evidenziato nei due termini che la compongono, Demos: popolo e Kratos: potere, esso riassume in sé un modello di vita basilare che assicuri libertà e soprattutto pari uguaglianza, senza alcuna discriminazione di fatto.
Un concetto che ha radici molto lontane, la Democrazia nacque in Grecia, ad Atene citta democratica per eccellenza, in cui tutti i cittadini si riunivano in assemblea per prendere le decisioni. Un concetto che ha attraversato i secoli e che venne espresso in lingua italiana per la prima volta durante il Rinascimento.
Uno dei primi scrittori a usarla fu Tommaso Garzoni e ha continuato ad alimentare menti illuminate che ci hanno condotto a considerare questa forma di governo come l’unico sistema di convivenza pacifica senza autoritarismi.
Ma se spostiamo l’attenzione dalla sua idea originaria all’applicazione che ne hanno fatto i nostri partiti politici, non troviamo nulla di tutto ciò nella nostra quotidianità di cittadini.
Noi siamo dall’altra parte della barricata e non possiamo fare altro che guardare attoniti e inorriditi le indegne meschinerie di chi ci dovrebbe tutelare.
Siamo di fronte a una mostruosa caricatura della Democrazia, per colpa dell’avidità di uomini che credono di poter gestire il potere, concesso loro dal popolo, in modo privato e indipendente, ritenendosi i cosiddetti “Migliori” i pochi capaci di operare senza aver bisogno di ascoltare le masse.
Forse non siamo così tanto distanti dalla provocatoria distinzione fatta dallo scrittore americano Charles Bukowski, il quale scisse che:
“La differenza tra una democrazia e una dittatura è che nella prima voti e poi prendi ordini nella seconda prendi ordini direttamente e non devi perdere tempo a votare”.
Parole molto dure ma che purtroppo danno voce a un sentimento sempre più radicato, i cittadini credono sempre meno a questa forma di Democrazia rappresentativa, in cui solo pochi decidono arbitrariamente.
Sfiducia che traspare in modo evidente e chiaro nei numeri, sempre più bassi, di elettori che si recano alle urne. Oramai quasi più nessuno crede che votando un determinato candidato si sta partecipando in modo attivo al processo decisionale, poiché quel candidato una volta eletto, prenderà decisioni lontane se non opposte alle priorità del proprio elettore.
Questa nostra amata Democrazia, risucchiata all’interno di questa assurda agonia, stenta a rimanere un concetto fondante in grado di esprimere i nostri interessi e la nostra volontà di popolo e sempre più spesso è ridotta a una parola, svilita e depauperata dal narcisismo politico di pochi.