Musica

Dal Conservatorio di Catania uno spaccato a tutto campo di Ferruccio Busoni

Nel centenario della morte del compositore e virtuoso due giorni di convegno internazionale e recital nell’auditorium dell’Istituzione etnea, l’unica italiana a poter vantare un palmarès di ben quattro premiati al più importante concorso pianistico italiano, tra i più prestigiosi del panorama europeo. Per due dei solisti, Alberto Ferro e Nicolò Cafaro, una standing ovation. Ma grandi applausi anche per i più giovani, ancora allievi delle classi di pianoforte del Conservatorio Bellini

Ferruccio Busoni, musicista europeo.

Con queste parole, Peter Paul Kainrath, direttore artistico del Concorso pianistico internazionale “F. Busoni”, ha sintetizzato una personalità sfaccettata, ricca anche di contraddizioni, protagonista di una fin de siècle di cui avverte le urgenze espressive e la crisi del linguaggio, tra l’Italia che gli diede i natali e la Germania dove trascorre la gran parte della sua esistenza, negli anni travagliati della Repubblica di Weimar.

Le dichiarazioni degli studiosi, delle personalità e dei musicisti intervenuti

In occasione del centenario della morte del compositore, ne ha proposto uno spaccato a tutto campo il Conservatorio “V. Bellini” di Catania, nel corso di “A Busoni Experience”, due giorni di convegno internazionale e recital pianistici nell’Auditorium dell’Istituzione etnea, l’unica in Italia a poter vantare un palmarès di ben quattro premiati al più importante concorso pianistico italiano, tra i più prestigiosi del panorama europeo.

Una manifestazione di altissima caratura, coordinata dai docenti Roberto Carnevale e Giuseppe Montemagno, realizzata grazie al supporto della Regione Siciliana, frutto di sinergie che hanno visto partner istituzioni del calibro del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, del Centro studi musicali “F. Busoni” di Empoli, oltre alla Fondazione “V. Bellini” voluta da Grazia Marletta, costituita allo scopo di sostenere la didattica del pianoforte nel Conservatorio etneo.

Un evento fortemente voluto dal Direttore dell’Istituzione musicale stessa, Epifanio Comis, che con il presidente, Carmelo Galati, ha fatto dell’internazionalizzazione delle attività e della promozione della ricerca due tra gli assi portanti della politica culturale del Conservatorio, che proprio un giorno prima, nella sontuosa cornice del Teatro Massimo Bellini, aveva raccolto l’ennesimo trionfo dell’Orchestra Sinfonica, con la partecipazione di due solisti di fama internazionale, il violinista Marc Bouchkov e il violista David Aaron Carpenter, sotto l’acclamata bacchetta di Comis stesso.

Corale è stata la partecipazione di una ventina di studiosi, provenienti da tutto il mondo, che per due giorni hanno focalizzato la loro attenzione sul metodo compositivo di Ferruccio Busoni, con particolare riferimento alle trascrizioni e alle opere di altri musicisti dal periodo barocco al repertorio contemporaneo; come sulla controversa stagione del teatro musicale, che accanto alla riscoperta, giovanile “Sigune”, ha preso in considerazione le due opere in un atto, “Arlecchino” e “Turandot”, come l’incompiuto “Doktor Faust”, di cui è stata scandagliata la genesi, l’estetica, la ricezione in Italia. Ma, complessivamente, è stato interessante mettere a fuoco vari aspetti legati al musicista fiorentino: dalla ricostruzione degli studi busoniani, condotti dal secondo dopoguerra da Antony Beaumont e culminati nella prima esecuzione di “Doktor Faust” (Bologna, 1985) nella versione ultimata sulla base degli schizzi; al sodalizio con Gustav Mahler, che Erinn E. Knyt – dell’Università del Massachusetts – ha ripercorso tra Vienna a New York; fino alla stimolante comunicazione di Kainrath, che si è interrogato sul modo di proporre una figura – e soprattutto l’opera – così controversa, alla ricerca dei nuovi, giovani talenti pianistici del nostro secolo.

Ma poi è stata musica, grande musica.

Vulcanici, esuberanti, straordinariamente musicali nel dominio di una materia sonora tra le più impervie dell’intera storia del pianismo, dodici pianisti si sono confrontati con la musica di Ferruccio Busoni.

Due erano preziosissime conferme, Alberto Ferro e Nicolò Cafaro, incoronati dal Concorso “Busoni” rispettivamente nel 2015 e nel 2019: la ricchezza della paletta espressiva, una ricerca di colori capace di trasferire sulla tastiera le sonorità dell’orchestra sono state ricompensate da due commosse standing ovation.

Ma meritano di essere citati anche i più giovani, ancora allievi delle classi di pianoforte di Luca Ballerini, Epifanio Comis, Giulia Gangi e Mario Spinnicchia: l’impegno di Matteo Bortolazzi, Lorenzo Ciaurella, Manuel Di Paola, Francesca Fidone, Sofia Gallipoli, Tian Lan, Alessio Mazzeo, Agata Raimondi, Alessandro Restifo, Emanuele Schinocca, che hanno concluso in bellezza la kermesse, lascia presagire orizzonti di gloria per la nuova generazione di talenti della tastiera.

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