L'Opinione

Da alleato a “dittatore”: Trump rinnega Zelensky

E così Donald Trump, l’uomo che ha trasformato la politica in un reality show permanente, ha deciso di affondare il colpo su Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che fino a ieri era l’eroe della resistenza contro il cattivissimo Putin, e oggi, nel magico mondo trumpiano, diventa un “comico mediocre”, un “dittatore senza elezioni” e una “parassita dei soldi altrui”. Del resto, il tycoon non è nuovo a questi ribaltoni improvvisati: ieri il muro col Messico, oggi l’abbraccio con Putin, domani chissà, magari un’amicizia fraterna con Kim Jong-un e una convocazione in tribunale per Joe Biden… La politica secondo Trump funziona così, a corrente alternata, con dichiarazioni che non hanno bisogno di un senso, ma solo di un effetto!
Ma perché proprio adesso? Perché Trump, in pieno riassetto delle sue strategie diplomatiche (o meglio, della sua propaganda elettorale), ha deciso che è arrivato il momento di togliere la maschera a Zelensky? Per capirlo bisogna guardare le mosse dietro le quinte: gli USA stanno rimescolando le carte nel conflitto ucraino, con trattative segrete a Riad in cui, l’Ucraina non è nemmeno invitata. Tradotto: si tratta la pace sulla pelle di Kiev, e Trump, con la finezza di un bulldozer in un negozio di cristalli, avverte Zelensky che se non si sbriga a scendere a patti con Mosca, rischierà di ritrovarsi senza un paese da governare. Insomma, una delicata carezza diplomatica in puro stile Trump.
Il problema è che le parole del magnate hanno un retrogusto molto familiare: sembrano uscite direttamente dal manuale del perfetto portavoce del Cremlino. E infatti, dalle parti di Mosca, non si sono fatti sfuggire l’occasione per applaudire Trump, che involontariamente (o no?) sta portando acqua al mulino di Putin. Che poi, a ben vedere, questa improvvisa passione per la pace da parte di Trump è quanto meno sospetta: il paladino della “America First” che fino a ieri parlava di bombardare a tappeto l’Iran e costruire muri, oggi si trasforma in mediatore per la pace con la Russia? Qualcosa che non torna. E mentre Zelensky, colpito e affondato, risponde piccato dicendo che Trump si nutre di disinformazione russa, in Europa si comincia a sudare freddo. Perché se davvero Washington ha deciso di sfilarsi dalla partita ucraina per lasciare spazio a un accordo che “puzza” di resa, il rischio è quello di un’Europa più isolata e un’Ucraina sempre più abbandonata a sé stessa. E a quel punto, Putin potrebbe davvero brindare alla sua “operazione speciale”, mentre Trump, con la sua solita faccia di bronzo, potrebbe dire che aveva ragione sin dall’inizio.
Morale della favola? Nulla è più imprevedibile della politica americana sotto Trump. O meglio, una certezza c’è: se una cosa gli conviene, che sia la guerra o la pace, la difesa della democrazia o l’amicizia con un autocrate, lui la appoggerà senza esitazioni. Oggi Zelensky è il cattivo della storia, domani chissà. Magari lo vedremo di nuovo a Washington, con una stretta di mano e un bel sorriso. Del resto, lo spettacolo deve ancora cominciare…

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