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Covid19, governo inclemente con la ristorazione

Per il settore della ristorazione l’ultimo Dpcm del Presidente del Governo, Giuseppe Conte, non è stato per niente clemente, anzi è stato un colpo di grazia per i lavoratori del comparto, provocando un danno economico dal quale sarà molto difficile rialzarsi. “La situazione per moltissimi ristoratori è quasi drammatica, e per loro vedere la luce in fondo al tunnel pare veramente difficile – tuona amareggiato il Presidente regionale Fipe-Confcommercio Dario Pistorio – poiché mi immedesimo nei panni dei gestori delle migliaia di attività che non potranno fatturare quanto i mesi di dicembre degli anni passati. Ci troviamo in una situazione inverosimile – prosegue Pistorio – in quanto nei giorni rossi i pubblici esercizi possono effettuare il delivery e l’asporto, ma le persone non possono uscire di casa, creando in loro confusione. Con questo Dpcm il Governo ha voluto creare una dolce illusione, in quanto la gente si chiederà – riflette Pistorio – potendo uscire solo in caso di necessità, a che serve tenerli aperti se non ci si può recare in quanto non necessario per la salute andare in pasticceria?”.
Sulla questione prosegue Giovanni Trimboli, presidente provinciale dei ristoratori della FIPE – Confcommercio di Catania, spiegando che “Tutte le imprese sono essenziali quando producono reddito, occupazione e servizi e tutte le attività sono sicure se garantiscono le giuste regole e attuano i protocolli sanitari loro assegnati, come abbiamo fatto noi sin dal primo momento, perciò è inconcepibile questo accanimento nei confronti del settore della somministrazione da parte del Governo.
Questi provvedimenti offendono i ristoratori – prosegue Trimboli – che non sono abituati a vivere alla giornata come vuole il Governo ma a programmare il lavoro e i loro investimenti, chiusi da una politica che ha perso credibilità e capacità di funzionamento perché evidentemente considerati attività insicure ed irresponsabili. Nonostante i tanti controlli effettuati sulle attività commerciali, ristorazione compresa, solo lo 0,18% ha subito una sanzione, secondo i dati del Ministero degli Interni.
Questo continuo aprire e chiudere sta devastando un settore – spiega Trimboli – che inesorabilmente resta il lavoro artigianale tramandato da generazioni con più storia nel nostro territorio. La sola attività di delivery concessa in questi giorni di festa non aiuterà a coprire neanche il 50% delle spese correnti.
“Se il riferimento deve essere il “modello tedesco” più volte invocato per giustificare le misure restrittive da parte del Governo, allora anche i ristori dovrebbero essere ispirati totalmente ad esso – chiede senza mezzi termini il presidente Trimboli -, l’indennizzo al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di novembre e dicembre, riduzione dell’IVA al 5% e soprattutto tutela dagli sfratti. L’obiettivo immediato deve essere la salvezza del sistema imprenditoriale, sperando che questa ennesima chiusura sia l’ultima in attesa di non essere più tacciati come untori”.
“Le perdite in termini di fatturato sono altissime, considerando gli arretrati negli affitti, verso i fornitori e tutto ciò che ne ha conseguito queste aperture a singhiozzo deleterie per i ristoratori, facendo alcune proiezioni per il 2021, il 30% dei ristoratori non riusciranno ad aprire” – conclude tristemente Pistorio.

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