Confcommercio: dall’1 febbraio riapriamo tutto
La Federazione Regionale del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle P.M.I. di Sicilia ha inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, ai Sindaci delle Città capoluogo ed ai Prefetti della Sicilia, contenente l’analisi completa delle drammatica situazione in cui si trovano le aziende dell’isola, la cui gran parte rischia la chiusura definitiva a causa delle conseguenze dell’emergenza da Covid-19, chiedendo una serie di interventi per garantire la loro sopravvivenza.
Ecco quanto scrive Confcommercio Sicilia:
I danni imposti a tutte le aziende siciliane del Commercio, dei Servizi, del Turismo e alle Professioni, sono inestimabili, senza contare gli effetti negativi negli altri settori e nei consumi, che alimentano tutto il sistema economico e garantiscono la coesione sociale.
Già dallo scorso marzo è stato imposto, anche in Sicilia, un lockdown generalizzato non giustificato dalla situazione sanitaria, considerato che allora i contagi erano nell’isola fermi ad alcune decine. Adesso, dopo una serie di decreti che non hanno prodotto gli effetti sperati, la Sicilia vive una situazione di emergenza che sta pesando principalmente sulle imprese del terziario di mercato, molte delle quali sono già chiuse o a forte rischio di chiusura.
L’ultimo provvedimento nazionale, chiesto a gran voce dal Governo Regionale e reso ancor più severo a livello regionale, impone la chiusura per altre due settimane, senza una chiara visione futura e senza aiuti concreti per le imprese coinvolte. Una situazione di estrema frustrazione per migliaia di imprenditori e professionisti che sono stati privati del diritto alla libera impresa e al lavoro, previsto dalla Costituzione e che non possono assistere inermi alla morte delle proprie aziende.
Inoltre, i nostri settori, che rappresentano circa il 70% delle partite iva, da mesi vedono le proprie prospettive di vita e lavoro appese all’incertezza presente e alla volatilità futura, ove anche la cassa integrazione per i nostri dipendenti – laddove concessa ed effettivamente erogata – non è sufficiente a recuperare il disagio di centinaia di migliaia di famiglie che da quelle prospettive dipendono.
Per gli imprenditori, gli autonomi e i professionisti non vi è stata, e non vi è a tutt’oggi, nessuna garanzia di sopravvivenza professionale e materiale, che non il proprio stesso lavoro.
Prevediamo che soltanto nella nostra Regione, con una popolazione di circa cinque milioni di abitanti e con oltre 400 mila aziende, rischiano la chiusura circa 80 mila attività, con la perdita di oltre 40 miliardi di fatturato e di circa 300.000 mila unità lavorative.
Il nostro sistema economico non si può permettere una deflagrazione sociale di questa portata.
Siamo rispettosi della salute di tutti e siamo pronti ai sacrifici per l’emergenza sanitaria, ma dobbiamo
salvaguardare l’emergenza sociale ed economica, pertanto chiediamo:
1. Di poter aprire tutte le nostre attività senza discriminazioni di settori merceologici, a partire dal 1° febbraio 2021, anche con l’applicazione di protocolli più restrittivi e con eventuale diversificazione degli orari di apertura delle varie attività, per differenziare i flussi e l’utilizzo dei mezzi pubblici tra alunni e personale scolastico, lavoratori e dipendenti pubblici e infine clienti delle attività commerciali e dei servizi;
2. Previsione di sanzioni severe per chi non dovesse rispettare le norme sanitarie e il contingentamento degli accessi della clientela nelle attività commerciali;
3. Controlli serrati per la corretta applicazione delle norme, per evitare assembramenti sulle strade e piazze delle nostre città;
4. Ristori immediati e sostanziali, computati secondo la perdita di fatturato e non per codici Ateco o settori merceologici;
5. Indennizzi adeguati anche alle aziende start up che abbiano avviato la propria attività a partire dal 2019;
6. Allargamento ulteriore, a semplice domanda, dei finanziamenti liquidità Covid per micro e piccole imprese, senza valutazione del merito creditizio, per l’acquisto di scorte di magazzino, al fine di fronteggiare crisi di liquidità;
7. Potenziamento della misura straordinaria di liquidità gestita dall’IRFIS, anche in termini di celerità istruttoria con tempi di deliberazione certi, del Contributo a fronte di finanziamenti concessi alle imprese con sede in Sicilia danneggiate dall’emergenza epidemiologica da COVID-19 a valere sul Fondo Sicilia, con incremento del fondo perduto al 15%;
8. Credito di imposta maggiorato sugli affitti per le attività chiuse a causa della “zona rossa”;
9. Defiscalizzazione e decontribuzione per i possessori di partita iva, per tutte le mensilità (compresa la tredicesima);
10. Blocco immediato della tassazione e della contribuzione su tutti i livelli per l’anno 2021 (nazionale, regionale, comunale);
11. Moratoria dei mutui e di qualsiasi impegno finanziario delle aziende, autonomi e professionisti e di tutto il mondo delle partite iva,
12. Proroga della sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito, almeno fino al 31 marzo 2021, con sospensione, per gli assegni, sia dei termini per la presentazione al pagamento, sia dei termini per il pagamento tardivo;
13. Aumento dei posti letto delle terapie intensive e potenziamento della rete di assistenza territoriale in ogni provincia.
14. Cronoprogramma chiaro e rapido per la campagna vaccinale con la scelta del fondamentale criterio della maggiore età per la precedenza dei vaccinandi.
Le richieste sopra dettagliate rappresentano una strategia di sopravvivenza e di minimo rilancio che consentirebbe di non perdere irrimediabilmente, e con le conseguenze individuate in premessa, il contributo dei nostri settori all’economia e all’immagine del Paese. Sono proposte rappresentate con la serietà, la consapevolezza e lo spirito di servizio che ha accompagnato il lavoro delle nostre Organizzazioni in questi durissimi mesi. Sul loro accoglimento si decide la sopravvivenza di migliaia di imprese. Allo stesso tempo, si misura anche la possibilità di collaborare con le associazioni di rappresentanza e degli interessi economici, che sono oggi strette tra le istanze di una base allo stremo e la capacità di tempestivo ascolto da parte delle istituzioni.
Maggiormente quest’ultimo collegamento – associazioni & istituzioni – funziona in modo efficace, maggiormente il Paese ne guadagna in termini di impiego delle risorse, coesione sociale e capacità di isolamento delle frange di insofferenza alimentate da disperazione e frustrazione.
Serve un cambio di marcia, A FAVORE DEI NOSTRI SETTORI che hanno investito per poter restare aperti. Siamo i settori della convivialità e dell’accoglienza, persino dei servizi per le comunità, ma che oggi sono letteralmente al collasso, mortificati in qualsiasi azione di programmazione e ripresa da un susseguirsi incoerente di provvedimenti che ci hanno imposto al danno delle chiusure, la beffa di continue nuove regole, misure, cambi di orario e modalità lavorative.
Nessuno, come nei nostri settori, ha visto così tante volte cambiare le carte in tavola della propria sopravvivenza imprenditoriale: protocolli assegnateci, rispettati (a titolo oneroso) e abbandonati nell’implementazione; nessuna evidenza di correlazione tra attività aperte e contagi, e un costante collegamento tra severità delle misure e penalizzazione dei settori; un inquietante cortocircuito logico,
per cui l’unica possibilità di relazione sociale avviene ormai da mesi nelle case private dove sono impossibili da verificare prassi di sanificazione e distanziamento.
Chiediamo, pertanto alle Istituzioni tutte e principalmente al Governo Italiano e al Governo Regionale, di restituirci la dignità di una prospettiva certa di riapertura, stabile e basata sull’effettiva possibilità di lavoro e di messa in sicurezza. Le nostre imprese non sono interruttori, ma da sempre tengono accesa la luce in tutto il Paese: oggi meritano questo rispetto.
Diversamente, se non saranno messi in campo adeguati correttivi alla gravissima crisi economica scaturita dalla epidemia, certamente le nostre aziende non riusciranno, causa forza maggiore, per oggettiva mancanza assoluta di liquidità, a pagare dipendenti, fornitori, servizi e ogni forma di tassazione. Inadempimenti non voluti, ma certamente imposti dalle condizioni delle nostre imprese.
F.to Alfonso Valenza Presidente Confcommercio Agrigento
F.to Calogero Nicoletti Presidente Confcommercio Caltanissetta
F.to Pietro Agen Presidente Confcommercio Catania
F.to Maurizio Prestifippo Presidente Confcommercio Enna
F.to Carmelo Picciotto Presidente Confcommercio Messina
F.to Patrizia Di Dio Presidente Confcommercio Palermo
F.to Gianluca Manenti Presidente Confcommercio Ragusa
F.to Elio Piscitello Presidente Confcommercio Siracusa
F.to Giuseppe Pace Presidente Confcommercio Trapani
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